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Calabrò (AgCom): "Rischio di duopolio Rai-Mediaset nel dtt"

Nella relazione annuale, il garante Corrado Calabrò ha affrontato diversi argomenti: fra gli altri, le risorse del settore televisivo nel suo complesso, la tv digitale, la Rai, la posizone dominante di Telecom, la diffusione dell'Umts in Italia e l'uso di Internet.

L'Autorità per le Comunicazioni "ha ravvisato una posizione di dominanza congiunta di Rai e Mediaset nel mercato delle reti analogiche televisive". E' quanto ha affermato oggi il presidente Corrado Calabrò nella sua relazione annuale al Parlamento.

La relazione sottolinea come i due operatori detengano "l'85% della audience" e come "in prospettiva possa riproporsi anche nella tv digitale la configurazione di un mercato duopolistico". "E' in Parlamento - si legge nella relazione - che va riconsiderato l'assetto concorrenziale del settore nel processo di transizione dall'analogico al digitale in modo da renderlo compatibile con gli obiettivi e vincoli comunitari, rivisitando le persistenti indicazioni della Corte costituzionale". Calabrò ammonisce inoltre che sarebbe "errato attendere passivamente il momento dello switch-off", sottolineando come "la transizione debba essere completata in modo che sia assicurata l'universalità del servizio". "C'è un periodo intermedio - ricorda il garante - al quale non si può guardare con attendismo, come sta facendo la Rai", ma occorre invece "programmare, realisticamente ma operativamente, uno switch-off progressivo", compito che "spetta al governo".

Settore televisivo. Per quanto riguarda il settore televisivo nel suo complesso, la relazione sottolinea come "l'assetto competitivo è stato vivacizzato dall'ingresso di alcuni nuovi operatori, come il gruppo l'Espresso e il gestore di telefonia mobile '3', nonché dall'affermazione di nuove modalita' di fruizione dei contenuti televisivi". Inoltre si e' "consolidato il ruolo di terzo operatore televisivo" da parte di Sky , che con la sua piattaforma satellitare ha raggiunto i 3,9 milioni di abbonati.

Nel 2005 crescono le risorse del mercato televisivo italiano. La fetta più grossa dei ricavi è ancora rappresentata dalla pubblicità (56.7%), mentre il canone Rai diminuisce il suo peso sul complesso della torta, ormai tallonato dal valore delle offerte a pagamento, che si attestano sul 21%, solo 0.6% percentuali sotto la tassa di abbonamento alla tv pubblica. Nel complesso, poi, diminuisce il peso degli operatori storici Rai e Mediaset a vantaggio della tv a pagamento. Sul fronte delle singole imprese, Rai e Rti registrano, sempre nel 2005, tassi di crescita rispettivamente dell'1% e del 5%, mentre Sky e Telecom Italia Media mostrano, grazie alla diffusione delle offerte pay, un aumento dei ricavi del 29% e del 21%. Per quanto riguarda l'andamento delle quote di mercato, la Rai resta il primo operatore con il 37% sul complesso delle risorse, ma fa registrare un andamento negativo, perdendo il 2.5% nel 2005; dal 1998 allo scorso anno il servizio pubblico ha perso il 12%, in media l'1.5% all'anno. Una tendenza che, sottolinea l'Autorità, appare difficile da invertire "in assenza di modifiche al modello di business della concessionaria pubblica". Rti ha una quota del 30%, con una perdita dello 0.9% rispetto all'anno precedente; dal 1998 (quando era al 35.4%) al 2005, il gruppo del Biscione ha registrato una diminuzione di 5.4 punti percentuali. Sky aumenta invece la sua quota del 3.5%, incremento sostanzialmente doppio rispetto a quello del 2004 (1.7%), anno di transizione per la piattaforma satellitare a causa della fusione con Telepiù. Stabili, invece - fa notare l'organismo di garanzia - le quote di Telecom Italia Media e di Fastweb. Queste le tabelle elaborate dall'Authority su fonti aziendali.

L'Autorità da parte sua è intervenuta nel settore con tre iniziative. La prima riguarda la determinazione del valore del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni, stabilita in 22,144 miliardi di euro, che permetterà ora la valutazione del limite antitrust del 20% introdotto dalla legge Gasparri. Altro intervento ha riguardato l'Auditel il sistema di rilevazione degli ascolti. L'Autorità ha imposto una riforma che estenderà a tutte le altre piattaforme (satellite, digitale terrestre, tv via cavo) la rilevazione dell'audience. Infine l'intervento che porterà alla definizione di un "catasto" delle frequenze, d'intesa con il ministero delle Comunicazioni, per chiarire la loro "effettiva appartenenza e il grado e il modo della loro utilizzazione. Una verifica fondamentale per la gestione del periodo transitorio del passaggio dall'analogico al digitale sia per la riassegnazione al momento dello switch off delle frequenze ridondanti o male utilizzate".

La Rai.Nella relazione il garante ha affrontato anche il nodo della struttura aziendale della Rai, segnalando come "non può più essere rinviata una più funzionale riorganizzazione". La tv pubblica, ricorda Calabrò in un passaggio della sua relazione, "versa in angustie: alla ristrettezza delle risorse provenienti dal canone, non correlato all'andamento economico, fa riscontro l'ibridismo della sua struttura: troppo servizio pubblico per l'appetibilità commerciale; troppo commerciale per una produzione di qualità. Il tutto ingabbiato in un reticolo di norme a metà strada tra il pubblico e il privato (a volte dettate direttamente dalla legge) che ne imbrigliano l'operatività imprenditoriale".

Telecom in posizione dominante. Altro passaggio saliente del consueto documento del garante, la conferma della posizione dominante di Telecom nel mercato della telefonia fissa. Conclusione alla quale Calabrò spiega di esser giunto dopo l'analisi dei 18 mercati rilevanti effettuata secondo le norme dell'Unione Europea. "Nell'ambito delle attività svolte da Telecom Italia - osserva il presidente dell'Authority - occorre fare un passo avanti sulla strada della separazione tra i servizi regolati (ovvero la rete, ndr) e non regolati (i servizi commerciali, ndr), agendo sulla funzione di governance e di controllo indipendente. L'esperienza internazionale mostra che in questo percorso è più efficace quando l'operatore stesso prende impegni vincolanti". "Chiedo perciò a Telecom Italia - è la conclusione di Calabrò su questo punto - di dare la sua disponibilità in tal senso".

La diffusione dell'Umts. Nella relazione, infine, anche un significativo dato statistico sulla diffusione dell'Umts. L'Italia, certifica il documento dell'Authority, è al primo posto in Europa per diffusione dei servizi di telefonia mobile di terza generazione, con 10 milioni di linee attivate. Il nostro paese è inoltre all'avanguardia nel lancio commerciale della televisione in mobilità con tecnologia Dvb-h e "siamo nelle prime posizioni per la televisione su computer (Iptv)".

L'uso del web.Per quanto riguarda internet, il numero di utenti ha superato quota 28 milioni, grazie anche a un crescita della diffusione della banda larga. "Eravamo agli ultimi posti", sottolinea la relazione, ma adesso l'Italia "sta crescendo con un tasso di incremento (+187% in due anni), significativamente superiore a quello dell'Europa a quindici: oggi il numero di linee si è attestato complessivamente sui 7 milioni, facendo dell'Italia il quarto paese europeo".