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Content con Vista - media, marketing & AI di Emanuele Landi. Warner Bros. Discovery: Tre scenari per capire il futuro di TV, Streaming e Media in Italia

Chi si compra Warner Bros. Discovery? Al centro della nuova puntata della rubrica di Emanuele Landi in esclusiva per ADVexpress tre scenari molto concreti (e poco astrologici) per capire cosa succede a TV, streaming e lavoro in Italia.
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Netflix, Paramount-Skydance o Comcast/Sky: tre acquirenti possibili, tre culture aziendali opposte. In mezzo, un gruppo ibrido con studio, streaming, canali lineari, debito pesante e una posizione non banale in Italia ed Europa. Proviamo a capire, con i numeri in mano, cosa potrebbe cambiare davvero per ascolti, pubblicità, OTT e occupazione.

 

Warner Bros. Discovery è l’ultima “major ibrida” sul tavolo

 

In queste settimane Warner Bros. Discovery è diventata la protagonista di una delle sue stesse storie, una specie di serie HBO sul mercato.

La realtà è meno glamour ma molto più interessante:

  • Ricavi 2024: ≈ 39,3 mld $. (Warner Bros. Discovery+2S201+2)
  • Adjusted EBITDA 2024: ≈ 9,0 mld $. ( Warner Bros. Discovery+1)
  • Debito lordo 2024: “circa 40 mld $” con leva ~4,4× EBITDA. ( Seeking Alpha+1)

In più:

  • Base abbonati DTC (Max/HBO/Discovery+): ~128 mln stimati.
  • In Italia: distributore numero uno al botteghino 2023 (~100 mln €) e ~9–10% di share nelle 24 ore per i canali linearissimi.

Non è quindi un asset “solo da streaming” o “solo da canali”: è un blocco di industria audiovisiva che tocca cinema, TV, OTT e pubblicità.

La domanda non è solo chi comprerà WBD.
La domanda vera – per noi in Italia e in Europa – è:

Chi si prenderà la responsabilità (e il costo) di far convivere ancora TV lineare, streaming e cinema in un continente dove la TV tradizionale regge, mentre i modelli finanziari sono già quelli di Wall Street?

 

Per provare a rispondere, faccio un esercizio volutamente poco mistico e molto P&L oriented: immaginare tre scenari di acquisizione – Netflix, Inc., Paramount Global-Skydance, Comcast Corporation/Sky – guardando a:

  • EBITDA congiunto e debito
  • performance di ascolto (TV lineare e streaming)
  • fatturato pubblicitario e abbonati OTT
  • impatto occupazionale in Italia e nell’Europa

Sono previsioni ragionate, basate su numeri pubblici e logica industriale.

 

Scenario 1 – Netflix + WBD: il “purista dello streaming” che non vuole reti sulla “coscienza”

Partiamo dal gigante.

Netflix nel 2024 fa circa 39 miliardi di dollari di ricavi con 10,4 miliardi di operating income (margine operativo 27%) e un debito totale intorno ai 15–16 miliardi, con leva relativamente sotto controllo.

Se sommiamo WBD, a spanne otteniamo:

  1. Ricavi combinati: ~78,3 miliardi $
  2. EBITDA/operating income combinato: nell’ordine dei 19–20 miliardi $
  3. Debito combinato: ~55–56 miliardi $

Fin qui il film sembra bello: tanta cassa, tanta scala.

Ma c’è un dettaglio fondamentale:
Netflix ha ripetuto più volte di non essere interessata a “legacy media networks”, cioè i canali lineari tradizionali.

 

Tradotto:

  1. lo studio, la library, Max e i diritti premium sì;
  2. tutta la parte canali (TNT, TBS, Discovery, Nove, Real Time, etc.) è probabilmente un peso da scaricare.

Ascolti e abbonati: cosa succede a TV e streaming

A livello globale, la somma Netflix + Max porterebbe a una base potenziale di oltre 400 milioni di abbonati OTT.

In Europa – dove la TV lineare è ancora la prima fonte di audience video, ma il tempo di visione si è già eroso di 30–55 minuti al giorno negli ultimi anni – questo significa una sola cosa:
ancora più spostamento del tempo verso OTT, soprattutto su:

  1. Netflix come piattaforma principale (serie, film, intrattenimento globale)
  2. Max come layer aggiuntivo per sport/eventi, HBO, cinema Warner

I canali lineari WBD, in questo scenario, diventano “merce di scambio”:

  1. in alcuni Paesi verrebbero probabilmente venduti a operatori locali (broadcaster free-to-air, pay-TV, fondi consolidatori di media);
  2. dove il perimetro è debole o sovrapposto, si potrebbe assistere a chiusure più secche.

Pubblicità: ADV TV vs CTV

Il pezzo interessante per noi è la pubblicità:

  1. l’ad-tier di Netflix (già in espansione) e un eventuale Max integrato porterebbero molta inventory video premium sulla CTV
  2. con CPM più alti ma anche più dati, targeting e pacchetti global-first.

Per la TV italiana questo vuol dire:

  1. più pressione sui prezzi della TV tradizionale,
  2. e la nascita di un grosso concorrente “fuori dai break classici” che parla direttamente a centro media e clienti global con logica data & audience first.

Italia: chi si prende il 10% di share di WBD?

In Italia la partita è delicata: WBD è terzo editore con quasi il 10% di share nelle 24 ore.

Se Netflix non vuole canali, qualcuno dovrà prenderseli. Gli scenari più logici:

  1. Mediaset che amplia il portafoglio free e abbatte la concorrenza premium,
  2. Sky che rafforza la sua presenza sul DTT free-to-air,
  3. oppure un soggetto “finanziario” che fa da aggregatore e poi rivende.

 

Nel frattempo, lato occupazionale:

  1. il rischio per le strutture italiane (soprattutto broadcast, staff centrale, middle management) è concreto:
    Netflix ha una cultura molto “snella” e tende a tenere ciò che è direttamente collegato a prodotto e dati, non a strati organizzativi.

Il deal 2026 in Francia dove Netflix integra Tf1 può far pensare ad una sperimentazione più in un modello partnership, difficile vederla entrare nella produzione di media.

 

 

Scenario 2 – Paramount-Skydance + WBD: la maxi “toppa” sui legacy media

Paramount (oggi Skydance Paramount), già in piena ristrutturazione, che si carica WBD con la spinta di fondi sovrani (PIF e dintorni).

Paramount Global 2024: ricavi ~29,2 mld $ (paramount inv. Relation report)
Debito ~15,1 mld $.
Combinata con WBD:

  1. Ricavi ~68,5 mld $
  2. EBITDA ~12 mld $
  3. Debito ~55 mld $ (più leva per acquisto)

Strategia possibile

Qui la matematica è spietata:
per far tornare i conti, le sinergie non sono un’opzione, sono un obbligo.

Streaming: Paramount+ e Max diventano una sola cosa

Da una parte Paramount+ (77,5 milioni di abbonati), dall’altra l’universo DTC WBD (circa 120 milioni fra Max/HBO/Discovery+).

Non ha senso tenere due app:

  1. si va verso un’unica piattaforma globale (nome da decidere),
  2. con Pluto TV come livello FAST/gratuito sostenuto da pubblicità.

Il posizionamento: una sorta di “generalista globale premium” con:

  1. sport (a seconda dei mercati),
  2. franchise (Star Trek, Yellowstone, DC, Harry Potter…),
  3. factual e intrattenimento WBD.

TV lineare: USA in dieta forzata, Europa in riduzione controllata

Negli Stati Uniti la TV lineare di entrambe le aziende è in forte crisi strutturale:

  1. canali cavo in calo,
  2. advertising eroso,
  3. cord-cutting che morde.

È plausibile aspettarsi:

  1. fusione/chiusura di canali,
  2. revisione dei brand,
  3. e vendita di asset non strategici.

In Europa, e in Italia in particolare, il quadro è diverso:
la TV lineare tiene ancora, in Italia nel 2024 è persino cresciuta dell’1,1% di consumo complessivo, con WBD e La7 sugli scudi e Mediaset che compie una mossa innovativa acquistando ProSieben sat 1.

Qui lo schema è:

  1. usare i canali WBD come motore di reach per alimentare la nuova piattaforma OTT,
  2. ma con razionalizzazione del portafoglio (meno brand, più chiari, più integrati).

Pubblicità e occupazione: il caso più “crudo”

Sul fronte adv:

  1. nascerebbe un terzo polo TV+OTT piuttosto strutturato (soprattutto in mercati come Italia, Spagna, alcuni Paesi dell’Est),
  2. con offerte cross-schermo che integrano break tradizionali, addressable, formati su Paramount+/Max e FAST.

Ma questa configurazione ha poca dimestichezza con le legacy media ed i suoi modelli operativi costosi, dunque potrebbe aprirsi in questo caso un’ottima opportunità per operatori locali e spazi per ulteriori concentrazioni pan europee.

Ma il vero tema è l’occupazione:

  1. EBITDA combinato non esplosivo, debito importante, investitori che vorranno vedere ritorni:
    logica da 15–20% di riduzione degli organici sulle funzioni duplicate non è fantascienza,
  2. in Italia si salverà ciò che è direttamente legato a revenue (vendite, rapporti con i clienti, produzione locale strategica),
  3. più rischio per staff centrali, staff corporate e ruoli non a contatto con P&L

 

 

 

Scenario 3 – Comcast/Sky + WBD: il laboratorio europeo dell’integrazione

Terzo scenario: Comcast, che già possiede Sky in UK, Italia e decide di prendersi anche WBD.

Oggi Comcast:

  1. 124 miliardi di dollari di ricavi,
  2. 38 miliardi di adjusted EBITDA,
  3. circa 99 miliardi di debito.

Sommiamoci WBD:

  1. Ricavi totali: ~163 miliardi $
  2. EBITDA combinato: ~47 miliardi $
  3. Debito combinato: ~135–140 miliardi $

È il colosso massimo in scala, ma con un punto importante:
Comcast non è “solo media”. Ha anche broadband, mobile, parchi a tema. Ha cioè un motore di cash flow che rende il debito diverso da quello di un pure-player media.

Possibile futuro su TV e streaming in Europa

Qui il disegno è chiaro:

  1. Sky diventa l’“OS del video” europeo:
    1. pay-TV,
    2. free-to-air (TV8, Cielo + canali WBD come Nove/Real Time),
    3. OTT (Now, Peacock, Max dentro l’ecosistema Sky).

Per la TV lineare italiana significa:

  1. una forte integrazione fra i canali WBD e quelli già controllati da Sky,
  2. la nascita di un polo pay+free con massa critica enorme,
  3. la progressiva trasformazione della fruizione in Connected TV: non guardo “un canale”, guardo “Sky come ambiente” (decoder, app, Smart TV, ecc.).

Per lo streaming:

  1. Peacock + Max + Now diventano livelli diversi della stessa scaletta,
  2. la strategia è spingere il consumo via CTV (e via Sky ID) più che sull’abbonamento stand-alone diretto.

 

 

Pubblicità e lavoro: il super-polo integrato

Sul fronte adv:

  1. Sky Media + inventory WBD + piattaforme OTT =
    polo pubblicitario con potere negoziale enorme su GRP TV + impression CTV;
  2. per i grandi spender significa:
    1. pacchetti sempre più data-driven,
    2. addressable su larga scala,
    3. e una riduzione del numero di interlocutori realmente decisivi.

Rai e Mediaset, in questo scenario, si troverebbero davanti a un super-competitor molto strutturato, capace di:

  1. difendere i CPM,
  2. fare cross-screen planning,
  3. e “chiudere il perimetro” su una parte consistente di audience premium.

Sul lavoro:

  1. l’esperienza post-acquisizione Sky ci dice che Comcast tende a centralizzare (UK, Germania, hub europei),
  2. in Italia questo si tradurrebbe in:
    1. tagli sulle funzioni duplicate (marketing, back-office, management doppio Sky/WBD),
    2. ma anche in un certo grado di assorbimento di talenti chiave su contenuto, dati, addressable, CTV.
    3. Accorpamenti nella forza vendita e taglio duplicazioni.

 

Cosa significa tutto questo per l’Italia (e perché non è solo gossip da M&A)

 

A prescindere da chi si porta a casa Warner Bros. Discovery, alcune cose per me sono già chiare:

  1. La TV lineare in Europa non è morta, soprattutto in Italia. Ma il suo padrone potrebbe non essere più un “broadcaster puro”:
    potrebbe essere una piattaforma globale (Netflix), un ibrido legacy in cerca di respiro (Paramount), o un operatore integrato telco-media (Comcast/Sky).
  2. La vera battaglia non è solo sul “chi ha più serie”, ma su chi controlla la combinazione fra reach TV, dati, CTV e IP proprietarie.
    Per i brand, questo vuol dire decidere se stare ancora fermi al GRP o iniziare a ragionare davvero in logica screen-agnostic.
  3. Per l’ecosistema italiano – produttori, agenzie, concessionarie – il tema non è solo “cosa succede ai canali WBD”, ma:
    1. chi comprerà e finanzierà il contenuto italiano,
    2. con che criteri,
    3. e con quale attenzione al medio periodo.

In sintesi, la vendita di WBD non è solo la storia di chi si compra un pezzo di Hollywood.
È un test di stress per capire se l’Europa, e l’Italia in particolare, vuole essere:

  1. un mercato di conquista per modelli scritti altrove,
  2. o un ecosistema che riesce a usare questa ennesima concentrazione per ripensare davvero il modo in cui produce, misura e monetizza l’attenzione.

Nel dubbio, conviene iniziare a guardare questa partita non solo da spettatori… ma da futuri partner – o concorrenti – del nuovo gigante che nascerà.

 

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Emanuele Landi

Landiconsulting.it