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DGTVi/4. DTT: sullo switch off prevale lo scetticismo
Una scoppiettante tavola sui problemi del DTT ha animato
la seconda giornata della conferenza nazionale sul settore, mettendo a confronto
personaggi del calibro di Claudio Cappon, direttore generale
della Rai, Fedele Confalonieri,
presidente Mediaset,
Enrico Parazzini, presidente Telecom Italia Media,
Tarak Ben Ammar, presidente D-Free, Marco
Rossignoli, coordinatore Aeranti-Corallo e Maurizio
Giunco
, presidente Frt.
Particolarmente pessimisti verso il futuro assetto della tv digitale si sono mostrati proprio i rappresentanti delle reti locali, che sentono di non poter trovare spazio in una scena dominata dai grandi protagonisti nazionali. "Le televisioni di Aeranti-Corallo – ha esordito Rossignoli (nella foto in alto)– sono molto deluse e preoccupate per un motivo molto semplice a cui tutti chiediamo di dare una soluzione, ovvero la mancanza di canali ridondanti che consentirebbero loro di trasmettere simultaneamente in analogico e digitale, al fine di spostare gradualmente gli ascolti e arrivare preparati alla transizione definitiva. Se le nostre reti convertissero in maniera brusca le trasmissioni perderebbero tutto l'ascolto e verrebbero profondamente marginalizzate nel momento del passaggio al nuovo sistema. Siamo inoltre contrari al bando di assegnazione delle frequenze emesso a novembre dal ministro Gentiloni e sicuramente prenderemo provvedimenti al riguardo".
Molto probabile un'azione legale anche da parte dell'associazione presieduta da Giunco, che ha lamentato i pericoli di una mancanza di concorrenza effettiva in cui il DTT rischia di impantanarsi: "Oggi il mercato analogico è appannaggio di due grandi operatori, e quello satellitare è in mano a un unico grande monopolista, che disponendo di una piattaforma proprietaria impedisce l'accesso agli altri operatori. A questo punto la politica deve fornire tutti gli strumenti necessari per scongiurare il replicarsi di una simile situazione anche nel digitale terrestre, rendendo questo mercato davvero aperto e paritario".
Tutto incentrato sul problema dei tempi l'intervento di Confalonieri (nella foto a
destra), che ha equiparato la nuova soglia del 2012 voluta da Gentiloni a
un'arma politica puntata
contro la testa di Berlusconi."Il precedente governo di centro sinistra
aveva fissato il passaggio al digitale per il 2006, poi con Gasparri la data si
è spostata molto più realisticamente al 2008 e c'erano tutte le premesse per
arrivarci. Ora siamo slittati al 2012 senza un vero motivo se non quello di
punire Mediaset e il ministro dovrebbe smettere di seguire la via penitenziale".
La mancanza di una data certa è stata lamentata anche da Parazzini, che ha sottolineato come sia impossibile pianificare il ritorno degli investimenti senza un termine sicuro al quale riferirsi per fare i conti:" Con La 7 e Mtv siamo stati dopo Mediaset i secondi maggiori investitori nel DTT perché era un'occasione strategica irripetibile e sicuramente non ce ne pentiamo, ma il continuo spostamento in avanti dello switch off rende difficile capire il momento di un effettivo ritorno economico. Un altro tema di grande urgenza è quello della ridistribuzione delle frequenze, che deve dare a tutti i soggetti pari condizioni di accesso".
Guarda con fiducia allo sviluppo del digitale Cappon (nella foto in basso), che risponde a quanti
criticano lo scarso impegno della Rai nel settore, elencando gli sforzi compiuti
finora e quelli ancora a venire: "Posso dire che abbiamo superato con successo
la fase sperimentale e che abbiamo realizzato alcuni grandi progetti, tra cui il
lancio di Gulp e la riconfigurazione di Raisport. Nel 2008 arriverà quello che
per ora definiamo Rai 4, un canale per giovani adulti con molta fiction e
cinema. Non si può dire quindi che non siano stati fatti notevoli passi in
avanti". Cappon ha poi proposto una soluzione al problema del pluralismo del
DTT, individuandola nella separazione tra gli operatori di rete e i broadcaster
in modo che questi ultimi possano accedere alla tecnologia a condizioni
paritarie e giuste come già accade in Europa, soluzione che peraltro il giorno
prima era anche stata ribadita dal direttore del digitale terrestre Rai Luca
Balestrieri.
Spinge il piede sull'acceleratore Tarak Ben Ammar, che vorrebbe al più presto vedere realizzata la realtà digitale: "Il DTT in Inghilterra possiede molte risorse e cresce continuamente. Perché lo stesso non può accadere anche in Italia, visto che è la popolazione stessa a chiedere a gran voce più scelta e più canali gratuiti? Il DTT è il vero progetto popolare e democratico del futuro e come tale non è né di destra né di sinistra. Non capisco perché lo si debba frenare e vorrei che il Ministro fissasse una data che possa rimanere tale".
Lara Zubac