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Sky: ‘Auditel cambi entro gennaio’. Adreani: ‘Ultimatum inaccettabile’
Si è guadagnata una pagina de La Repubblica di oggi, 30 novembre, la querelle nata tra Auditel e Sky Italia dopo le dichiarazioni dell'azienda in occasione del convegno simposio romano 'Tv on the mov'. L'a.d. della società Tom Mockridge, come si legge nell'articolo, si è dichiarato deluso, impaziente e frustrato da tre anni di discussioni senza esito e chiede ora la 'prova della verità': entro il 31 gennaio 2007, quattro cambiamenti nel sistema di rilevamento degli ascolti televisivi. Se le 'nostre quattro semplici richieste verranno accolte', dice Mockridge a Repubblica, 'l'atteggiamento di Sky verso l'Auditel cambierà come dalla notte al giorno'. Pronta la risposta di Giuliano Adreani, a.d. di Mediaset e presidente di Publitalia: "Non sono accettabili utimatum".
Ma ricostruiamo i fatti: la lettera di Mockridge pare essere partita partita
giovedì 23 novembre ed ha ben 32 destinatari tra cui il Ministro per le
Comunicazioni, Paolo Gentiloni, i presidenti delle
Autorità Antitrust e per le Comunicazioni, ma anche tutti i
consiglieri d'amministrazione dell'Upa. I punti, come dicevamo,
sono quattro. Primo: bisogna ridurre il rischio di conflitti di interesse o
quantomeno di comportamenti opportunistici, dunque gli azionisti che partecipano
alla competizione nel mercato tv, leggi Mediaset e Rai, non potranno conservare
'il controllo esclusivo e congiunto di Auditel'. Da gennaio, solo un terzo dei
consiglieri di amministrazione di Auditel dovrà fare capo a società televisive,
mentre un altro terzo dovrà essere espressione di soggetti indipendenti.
Seconda questione: il comitato tecnico che decide il metodo delle
rilevazioni dell'Auditel ed è garante della sua efficacia. 'Lo statuto
dell'Auditel stabilisce che il comitato tecnico è sottoposto al cda', dice Sky,
ma la selezione dei membri del comitato 'non è affidata ad alcun criterio". Nel
comitato, infine, dovrebbero sedere 15 persone, mentre Sky ne conta sempre una
ventina.
Terzo. Auditel, ad oggi, possiede informazioni preziose sui comportamenti degli italiani davanti alla tv. Queste informazioni diventeranno ancora più preziose quando il sistema di rilevamento sarà affinato. I dati, però sono blindati. Sky chiede invece il diritto di comprare informazioni e dati 'grezzi'. Quarto ed ultimo punto, sostenuta da Istat e da un'analisi del consulente Toby Syfret, Sky sospetta che il campione di Auditel non comprenda a sufficienza un certo tipo di italiano, l'italiano benestante, colto, residente nelle grandi città che ha 'spento' Rai e Mediaset per guardare sempre più la tv digitale.
Nel pomeriggio, Adreani ha affidato a una nota la sua
risposta: "La tecnica è nota: delegittimare l'arbitro per non riconoscere come
valide le sue decisioni. Le
condizioni dettate da Sky Italia per entrare in Auditel, nel cui comitato
tecnico è peraltro già presente da tre anni, appaiono infatti un pretesto per
screditare alla radice l'operato della società incaricata di misurare gli
ascolti televisivi e rimandare all'infinito il proprio ingresso nell'azionariato
della società insieme agli altri operatori televisivi, ingresso che tutte le
componenti di Auditel auspicano già da tempo. Inserendosi con scaltrezza in una
polemica tutta politica, l'operatore monopolista della tv satellitare tenta così
di scongiurare un fatto ineluttabile: la misurazione dettagliata dell'ascolto di
ognuno dei propri canali".
"Oggi infatti – prosegue Adreani - i risultati di ascolto della tv satellitare sono diffusi da Auditel con un unico dato formato dalla somma dell'ascolto di tutte le reti: è quindi inevitabile cadere nell'errore di attribuire a un singolo evento, sia esso una partita di calcio o un telefilm, il dato d'ascolto complessivo di tutta l'offerta satellitare. Un equivoco che si rivela utile all'operatore per aumentare la percezione di successo dei propri programmi ma che è invece dannoso per gli investitori pubblicitari che non possono verificare con certezza l'effetto dei propri investimenti su questo o quel canale. Equivoco, infine, che finisce per screditare i dati di ascolto della tv generalista. In conclusione, non sono accettabili ultimatum dettati da un singolo operatore a una società privata che riunisce tutte le altre tv, tutti gli investitori pubblicitari, le agenzie e i centri media. Soprattutto se questo ultimatum rappresenta oggettivamente un differimento alle calende greche della misurazione trasparente e pubblica dei veri ascolti della tv via satellite".