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Ricerca Astra/Club degli Eventi sull’impatto del coronavirus, fase 6. Nel 2021 il numero degli eventi sfiora i valori pre-pandemia, a fronte di fatturati ancora dimezzati. In estate la vera ripartenza del settore

La sesta edizione dell'indagine mostra un quadro di poco migliorativo nei ricavi delle agenzie rispetto al 2020. Un lento recupero di fatturato anche nelle previsioni 2022. Si stanno facendo molti più eventi ma venduti a prezzi inferiori rispetto al passato. La ricerca è stata realizzata dal 14 al 24 febbraio 2022, chiudendosi a poche ore di distanza dall'inizio della guerra tra Russia e Ucrania. Una circostanza peggiorativa del quadro emerso dalle rilevazioni della presente indagine, considerando che i rispondenti sono realtà che organizzano eventi anche fuori dai confini nazionali.

A due anni dalla sua esplosione mondiale, la pandemia da Covid-19 continua a determinare uno scenario di incertezza per l'intero sistema economico, con conseguenze particolarmente negative per l'industria della live communication.

Nel 2021, seppur in maniera più contenuta rispetto al 2020, l'impatto sui fatturati dei protagonisti del settore eventi rimane negativo perché sono cresciuti molto poco nonostante ci sia stato un considerevole incremento del numero degli eventi svolti, che li ha portati a sfiorare il dato di quelli prodotti nel 2019. Un recupero lento dei ricavi anche nelle previsioni del 2022. La ripresa? Quasi certamente dall'estate 2022

Questi sono i dati più rilevanti emersi dalla sesta fase dell’indagine ‘L’Industry degli Eventi e della Live Communication di fronte alla crisi Covid19’, svolta per ADC Group/Club degli Eventi da AstraRicerche. Dall’inizio della pandemia, le precedenti release della ricerca hanno fornito periodicamente una fotografia aggiornata del mercato degli eventi in Italia grazie alle risposte di agenzie, fornitori e aziende clienti, rilevando le estreme difficoltà di una situazione che non ha precedenti.

L'indagine è stata realizzata dal 14 al 24 febbraio 2022, chiudendosi a poche ore di distanza dai primi attacchi della Russia nei confronti dell'Ucraina, dando il via alla guerra attualmente in corso. Una circostanza peggiorativa del quadro emerso dalle rilevazioni della presente indagine, considerando che i rispondenti sono realtà che organizzano eventi anche fuori dai confini nazionali.

 

Il numero degli eventi sfiora i valori pre-pandemia, a fronte di fatturati ancora dimezzati

La prima grande evidenza che emerge dall’indagine è una ripresa a due velocità relativamente al numero di eventi realizzati e al fatturato da essi prodotto.

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Fatto 100 il numero degli eventi realizzati nel 2019, c'è stata una fortissima decrescita nel 2020 arrivando a produrne 61, nonostante nei primi due mesi dell'anno fosse ancora possibile fare eventi in presenza (anche in alcuni altri mesi, pur con limiti forti e problemi organizzativi) e considerando comunque che è stato sempre possibile organizzare quelli digitali – spiega Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche -. Nel 2021 il numero di eventi è stato 91 rispetto al 100 del 2019: potrebbe sembrare che si sia tornati quasi alla normalità, ma non è così analizzando il fatturato delle agenzie. La causa va individuata in una riduzione media del valore economico di ogni evento: si è andati verso eventi venduti a prezzi minori".

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Nel 2020 il settore ha perso il 40% del numero di eventi rispetto al 2019, con un calo del fatturato proporzionalmente maggiore e pari al 55%. Nel 2021 la perdita di fatturato, sempre rispetto al 2019, è del 48%, ma con solo il 7% in meno di eventi realizzati.

"La situazione non sembra destinata a grandi miglioramenti visto che la previsione delle agenzie e degli altri fornitori della event industry italiana per il 2022 è quella di ottenere un fatturato di 63, sempre avendo come riferimento 100 nel 2019. Il ritorno alla normalità per chi lavora in questo settore sarà effettivo solo nel 2023" continua Cosimo Finzi.

Entrando nel dettaglio, è vero che il primo bimestre 2022 è migliore di quello del 2021 con una crescita media del fatturato del 18%, ma è anche vero che per quasi un quarto delle agenzie quest'anno inizia in modo peggiore rispetto al precedente (23.5%), mentre il 35,3% afferma che il primo bimestre 2022 è migliore del corrispondente bimestre 2021. Insomma, la ripartenza a inizio di quest'anno è evidente solo per 1/3 degli attori dell'offerta.

 

Continua il ruolo strategico degli eventi digitali

Di sicuro nei due anni di pandemia la più grande trasformazione dell'industria degli eventi è stata quella del passaggio dagli eventi fisici agli eventi digitali, intendendo quelli con un'audience essenzialmente a distanza: se nel 2019 soltanto il 6,1% degli eventi aveva una componente digitale fondamentale, nel 2020 si è saliti al 51,9% per poi scendere al 41,3% nel 2021.

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Come emerso già dalle precedenti indagini condotte da AstraRicerche per ADC Group, il desiderio di molte aziende committenti ma anche di molte agenzie è quello di tornare a svolgere eventi in presenza, eventualmente moltiplicandone l'effetto grazie all'utilizzo del digital, ma non quello di sostituire gli eventi in presenza principalmente con quelli digitali.

"L’impressione che si ricava da questa e dalle precedenti ricerche è che si arriverà a un nuovo equilibrio: più digital rispetto al pre-pandemia, ma molto meno rispetto al periodo pandemico (anche per ritrovare i veri elementi distintivi del mezzo: relazione, emozione, rapporto, interazione, …)" sottolinea Finzi.

 

In estate la vera ripartenza del settore senza vincoli anti-contagio

Come in tutte le rilevazioni precedenti e stato chiesto alle agenzie quando ritengono che sarà possibile tornare a fare eventi senza i vincoli del distanziamento sociale e del numero delle persone.

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Rispetto alle precedenti edizioni della ricerca in quella di Febbraio 2022 finalmente il mood sembra molto migliore, visto che più della metà degli intervistati (55,8%) ha dichiarato che manca poco per la vera e propria ripartenza (maggio o giugno), con il 2.3% che ritiene sia possibile anche prima (marzo o aprile), mentre più del 20% teme di dover attendere settembre o anche i mesi successivi.

 

Human Resources: si torna a crescrere? sì, soprattutto per i collaboratori

Per quanto riguarda la forza lavoro, la previsione è di tornare a crescere quest'anno con il numero dei dipendenti per quasi quattro agenzie su 10, mentre il 7% afferma che ci sarà una riduzione degli stessi.

Un po’ più positiva la situazione per quanto riguarda i collaboratori semi continuativi visto che il 44.2% afferma che il loro numero aumenterà (l’11.6% indica ‘molto’), e l’11.6% che diminuirà (solo il 2.3% dice ‘molto’). Va ricordato che durante gli anni della pandemia la parte più penalizzata è stata proprio quella dei collaboratori e che per alcune agenzie è stato necessario anche limitare il numero di dipendenti per alleggerire i costi non sopportabili nonostante i ristori ottenuti da questo settore.

 

Criticità per l'industry: la scarsa attenzione del governo al comparto è la più grave

Per quanto per quanto riguarda le negatività che hanno colpito le agenzie nell'ultimo periodo, è da notare che vengono ritenute gravissime  gravi o moderate tutte quelle proposte con percentuali dal 79% al 98%.

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Se concentriamo la nostra attenzione su quelle ritenute gravissime o gravi, la più indicata è la scarsa attenzione del governo al comparto 86%, seguita dalla richiesta di realizzazione degli eventi con lo stesso budget pre Covid a fronte del ben noto aumento dei costi 77%, per poi passare a rischio della stagionalizzazione degli eventi cioè di realizzare davvero eventi soltanto in poche finestre temporali nel 2022 come già successo nel 2021; seguono poi l'aumento dei costi delle materie prime e dei semilavorati così come il ricorso a gare con partecipanti non omogenei e non confrontabili fra loro, indicate da 2/3 degli intervistati (67%).

Alcuni problemi storici di questa industry vengono confermati in questa rilevazione come ad esempio il ricorso a gare con eccessivo numero di partecipanti indicato dal 60%, o a quelle basate solo sul pricing come indicato dal 65% o con regole non chiare e mal comunicate evidenziato dal 63% degli intervistati.

Non mancano problemi che si sono manifestati in questo settore più di recente come ad esempio le difficoltà operative e i rischi legali in merito alle nuove comunicazioni obbligatorie sulle collaborazioni 56%, la presenza di clienti che non capiscono che i prezzi per un evento completamente digitale non possono poi essere mantenuti per un evento ibrido 51%, di normative in merito alla pandemia troppo stringenti per alcune situazioni o tipi di eventi 56%.

La sostenibilità negli eventi

Per il 63% degli intervistati vi è la critica verso i clienti che vogliono eventi sostenibili ma non sono disposti a pagare il giusto sovrapprezzo: questo problema ci permette di introdurre la prossima nonché ultima domanda del questionario, quella sulla sostenibilità ambientale degli eventi.

I rispondenti al questionario sono d'accordo con l'idea che sia possibile ridurre in modo significativo l'impatto ambientale degli eventi grazie a una progettazione attenta e consapevole. Non viene affatto negato che per loro natura gli eventi abbiano problemi di sostenibilità ambientale per lo spostamento di persone, oggetti o per altri motivi (71%).

"La direzione ‘ecologica’ è già stata presa da quasi una agenzia su due: il 45% infatti dichiara che in questi anni sono andati nella direzione di ridurre l'impatto ambientale dei loro eventi. D’altra parte si tratta di una sfida non facile da affrontare visto che per il 64% è vero che la riduzione dell'impatto ambientale comporta costi ulteriori, spesso insostenibili per chi li crea o li organizza, ma è qualcosa di veramente rilevante per i target, le audiences degli eventi secondo il 57%. La direzione è chiara" ha concluso Cosimo Finzi.

MF