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Assomusica: la ripartenza dopo la pandemia passa per il Recovery Found, ma non solo. Servono ristori, rilanci e investimenti anche a lungo termine
Un webinar ricco di spunti e riflessioni per il presente e il futuro dei lavoratori dello spettacolo quello organizzato venerdì 29 gennaio da Assomusica - Associazione degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli di Musica dal Vivo - per discutere di temi caldi con aziende e istituzioni.
Il focus è tutto nel titolo del webinar: “Il rilancio delle industrie dello spettacolo passa dal Recovery Fund: proposte per la ripartenza dopo la pandemia”.
All’incontro, moderato dal giornalista del Sole 24 Ore Francesco Prisco, hanno preso parte il presidente di Assomusica Vincenzo Spera, il presidente di AGIS Carlo Fontana, la Senior Advisor Politiche europee per la cultura Cristina Loglio, il ceo di FIMI Enzo Mazza, l’Amministratore Delegato Fondazione Musica per Roma Daniele Pitteri, il manager culturale Antonio Princigalli, oltre a diversi rappresentanti delle istituzioni facenti parte della Commissione Cultura della Camera e delle Politiche UE – On. Federico Mollicone, Commissione Cultura Camera dei Deputati; Sen. Lucia Borgonzoni, Commissione Istruzione Senato; On. Angela Colmellere, Commissione Cultura Camera dei Deputati; On. Rosa Maria Di Giorgi, Commissione Cultura Camera dei Deputati; On. Guido Pettarin, Commissione Politiche Ue Camera dei Deputati - per chiudere con il Sottosegretario del MEF Alessio Villarosa.
Perché questo dibattito? Perché le linee generali dell’EU Next Generation prevedono l’inclusione dello spettacolo dal vivo all’interno del programma, mentre il 2% del Recovery Fund viene destinato dalla Commissione Europea a favore del settore. Nel PNRR, tuttavia, lo stanziamento generico di 8 miliardi di euro alla voce “Cultura e Turismo” non rappresenta un reale punto di partenza. In mancanza di una linea chiara, Assomusica ha avvertito l’urgenza di un confronto tra industrie e le istituzioni al fine di formulare proposte concrete per rilanciare le industrie culturali e sostenere il settore dello spettacolo dal vivo, tra i più colpiti dalla pandemia.
Secondo quanto confermato da uno studio condotto da Ernst & Young, il volume d’affari complessivo delle industrie culturali e creative nell’UE si è ridotto a 444 miliardi nel 2020, registrando un netto calo di 199 miliardi dal 2019. Il settore dei live in Italia ha registrato, nel 2020, una perdita di fatturato del 97%, con una perdita attualmente stimata di 700 milioni di euro. A questo danno si aggiungono le perdite legate all’indotto, che Assomusica stima in oltre 1,5 miliardi di euro.
“La pandemia ha amplificato le diversità tra i settori culturali – ha spiegato il Presidente Vincenzo Spera in apertura -. Come Assomusica, invece, il nostro compito è sempre stato quello di trovare delle linee comuni non solo per il settore musicale, ma per quello dello spettacolo a 360°. Devono sentire la nostra voce: l’obiettivo è far sì che le modalità di accesso ai finanziamenti vengano modificate”.
Il Recovery Found potrebbe essere l’occasione per mettere a fuoco alcuni importanti traguardi, ma da solo non basta. “Abbiamo bisogno di sapere quando potremo tornare a programmare le attività - sottolinea Carlo Fontana (AGIS) -. Abbiamo creato protocolli di sicurezza che sono sempre stati rispettati. Sapete quanti casi accertati di contagio sono stati rilevati nei teatri italiani nel 2020? Uno! Uno solo. E smentisco che il dato sia stato manipolato, perché ci è stato fornito direttamente dalla Asl. E’ stato stimato che da dicembre 2019 a settembre 2020 il settore ha visto una riduzione della spesa destinata agli spettacoli del 47%. Il Recovery Found sarà un sostegno, ma servono gli strumenti, abbiamo bisogno di poter mettere in campo azioni preparatorie, campagne di promozione, strategie di vaccini – i contagi avvengono più tra i performer e lo staff che tra il pubblico - il tema è molto delicato. Infine, un forte incentivo potrebbe venire dalla proposta Melandri di fiscalizzare il biglietto per cinema, teatro e concerti. Avrebbe un forte significato simbolico perché la cultura finalmente, verrebbe parificata alla sanità, perché esiste una salute del corpo ma anche della mente”.
E’ un momento drammatico che coinvolge il settore della cultura in generale, che sta attraversando una situazione tragica, come sottolineato da Cristina Loglio, Senior Advisor politiche europee per la cultura: in Europa si registra una perdita del 31% per le industrie culturali e creative, del 76% per la musica e del 90% per le performing arts, l’industria dei videogiochi sembra l’unica a resistere (+9%, secondo lo studio Ernst & Young).
“Mi chiedo se, alla fine di tutto questo, avremo ancora interlocutori in grado di investire nel settore, di fare formazione, di mettersi a rischio professionalmente. Dalla Scozia arriva un dato preoccupante: il 25% degli operatori della musica sta cambiando mestiere”.
Quella di considerare la musica come settore economico per il paese è una necessità accolta anche da Daniele Pitteri, Amministratore Delegato Fondazione Musica per Roma. “Nella filiera lavorano centinaia di migliaia di persone, in molti casi in condizioni al di sotto di qualunque altro settore. Dal punto di vista contrattualistico, il settore della cultura è uno dei peggiori. Io penso che, per farci ascoltare, dobbiamo uscire dalla retorica della musica come bellezza, cura per l’anima e via dicendo. Certo, è anche questo. Ma dobbiamo insistere sul fatto che si tratta di un settore dell’economia vero e proprio con gradi criticità: noi, ad esempio, nel 2019 abbiamo registrato 26 milioni di fatturato, nel 2020 14 milioni, quasi la metà. E l’Auditorium Parco della Musica costa già solo 10 milioni all’anno per tenerlo chiuso, provate a immaginare. Per cui, sì, il tema della infrastrutture di cui si parla molto è cruciale, ma bisogna che siano sostenibili economicamente, bisogna ampliare lo sguardo al lungo termine. Stiamo creando un debito che pagheranno le generazioni future. Tra l’altro, l’Italia è il paese con il minor numero di giovani: dobbiamo pensare a chi sarà il nostro pubblico di domani. Credo che la soluzione sia quella di sviluppare, accanto alle infrastrutture fisiche anche quelle digitali. Da un’indagine di Ipsos e Banca Intesa è emerso che lo streaming ha avvicinato allo spettacolo un pubblico nuovo che poi continuerà a fruire dei contenuti culturali. E’ il momento di fare alleanze, non di agire ognuno per fatti propri col rischio di trovarsi nell’universo delle radio libere degli anni’70”.
Parlando di streaming, illuminante l’intervento di Enzo Mazza (FIMI). “L’industria discografica ha avuto la fortuna di avere vissuto l’esperienza della trasformazione negli anni precedenti attraverso l’avvento del digitale che, di fatto, le ha consentito di sostenersi economicamente quest’anno, trovando nello streaming una potenziale risorsa. Da fine 2019 a ora la crescita dello streaming è passata dal 70% al 82%, è stata importante. Serviranno tuttavia interventi di emergenza e iniziative sul fronte tax credit e investimento per un settore che non vedrà grandi tour mondiali prima del 2022. Il 2021, pertanto, si presenta come un anno anche peggiore del 2020, che sta assistendo alla perdita progressiva di numerose figure professionali, che è invece di vitale importanza sostenere”.
Fondamentale, a questo proposito, come sottolinea il manager musicale Antonio Princigalli nel suo intervento, sarà anche sviluppare nella opinione pubblica, politica e sociale la consapevolezza che la musica sia un bene essenziale al pari della sanità e, in quanto tale, utile all’intera società. “A questo proposito il Recovery Fund potrebbe rivelarsi uno strumento formidabile, un’occasione per attuare delle operazioni sistemiche, quali l’aumento del patrimonio artistico e creativo contemporaneo e la costruzione di luoghi adatti alla musica contemporanea. Ricordiamoci che l’unica legge sulla musica è stata approvata il 14 agosto 1967, prima che l’uomo andasse sulla Luna! Che sia il caso di adattarla a una realtà più moderna?”
Per la Sen. Lucia Borgonzoni le spese per la cultura dovrebbero essere detraibili, come quelle per la salute, così come si dovrebbe creare una direzione musica al MiBACT. E se l’On. Angela Colmellere ha espresso preoccupazione per la perdita di professionalità e lo scoraggiamento degli interlocutori, l’On. Rosa Maria Di Giorgi ha affermato la necessità di approntare tavoli provinciali che si assumano la responsabilità del riavvio delle attività. Secondo l’On. Federico Mollicone, i ristori dovranno continuare ed essere diversificati, nella consapevolezza che le riaperture dei luoghi dello spettacolo sono a tutti gli effetti possibili.
Come osservato dall’ On. Guido Germano Pettarin, quello della cultura è del resto un settore profondamente trascurato, ma che, al pari del turismo e dello sport, rappresenta un distretto industriale per il quale è indispensabile programmare per immaginare una ripartenza. “Dal 2028 al 2058 avremo un debito gigantesco. Non dobbiamo pensare solo alle spese correnti, ai contributi, ma anche alle spese per investimenti. Se non investiamo, non riusciremo, nel momento in cui la stretta del virus si allenterà, a rialzarci. Dobbiamo guardare al presente ma anche al futuro, dobbiamo programmare gli investimenti. Durante la pandemia abbiamo capito una cosa: abbiamo scoperto quanto sia variegata la filiera del mondo culturale. Avete visto l’impatto del popolo dei bauli in Duomo? Vi eravate mai chiesti quante persone lavorassero dietro gli eventi live? Ecco, l’emergenza sanitaria ce l’ha fatto scoprire. E c’è il rischio che almeno il 25% di queste professionalità cambi mestiere.
Bisogna ragionare come nel caso di un distretto industriale, non in ottica artigianale, programmando gli investimenti giusti. La cultura deve produrre e deve guadagnare. E, a oggi, è indispensabile mantenere un dialogo costante con gli operatori, con chi lavora sul campo”
A chiudere i lavori, il Sottosegretario Alessio Mattia Villarosa sostiene l’importanza degli investimenti non dimenticando, tuttavia, l’emergenza attuali dei ristori. “Io vedo gli interventi in tre fasi: aiuto e ristoro, rilancio e investimento. E’ importante proseguire con le misure di emergenza, perché, purtroppo, siamo ancora in un momento critico. Poi, andranno attuate una serie di azioni a sostenere il settore come l’iva al 4%, il tax credit eccetera. Quello che io auspico è un dialogo ancora più fitto con il Parlamento sul tema PNRR-Industrie culturali e un DL Ristori 5 che possa “mitigare” le dure perdite economiche”.
Serena Roberti