Evento culturale

A Milano arriva LIFE, il nuovo Festival multidisciplinare di Zona K in programma dal 7 maggio al 21 giugno 2025

L'Opening è previsto per il 7 maggio alle 17,30 presso la Fabbrica del Vapore con: Dries Verhoeven, Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia (Prospekt), Rabih Mroué e Lina Majdalanie.

Dal 7 maggio al 21 giugno 2025, Milano accoglie LIFE, il nuovo festival multidisciplinare di ZONA K: un progetto che intreccia teatro, arti visive, giornalismo, scienza e attivismo, per esplorare con sguardo lucido e linguaggio poetico i nodi del nostro tempo.

Il festival si svolgerà in una rete di spazi che valorizza e dà continuità alle collaborazioni cittadine avviate da ZONA K negli anni passati e sarà articolato in due parti: la prima, in collaborazione e coproduzione con la Fabbrica del Vapore, si terrà dal 7 al 19 maggio; la seconda, dal 4 al 21 giugno, si articolerà tra ZONA K, Teatro Out Off, Teatro Fontana e altri spazi cittadini non convenzionali.

Come la nota rivista americana LIFE che ha documentato i momenti cruciali del XX secolo, da cui prende in prestito il nome, il Festival indaga la realtà con potenza iconica, trasformando la scena in lente d’ingrandimento sul mondo e ambisce a stimolare una riflessione sul presente attraverso l’incisività di una messa in scena che si muove sull’ambiguo confine tra realtà e finzione, sulle interpretazioni e sul gioco che regolano la relazione tra verità e menzogna, sullo smascheramento di uno spudorato uso dei media, sul potere della narrazione. 

Partendo da dati reali, propone un’indagine artistica che mescola linguaggi, supera i confini tra autore e interprete, e apre connessioni con diverse discipline. LIFE si colloca tra arte e informazione non convenzionale, con un approccio simile all’inchiesta, ma volto più a stimolare e far riflettere che a informare. È uno spazio d’incontro e confronto dove l’arte diventa strumento per capire la complessità del reale.

La giornata inaugurale del 7 maggio, ospitata negli spazi della Fabbrica del Vapore, ne esprime da subito la vocazione: Dries Verhoeven presenta Everything Must Go, installazione performativa immersiva che riproduce una corsia di supermercato e riflette, tra ironia e critica, sulle contraddizioni morali del consumismo contemporaneo. 

Poco dopo, i fotoreporter di Prospekt, Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia, aprono una finestra sulla Palestina contemporanea con Cronache di un’apartheid, breve racconto fotografico di soprusi e resistenza. 

Chiude la serata Who’s Afraid of Representation?, la toccante performance di Rabih Mroué e Lina Majdalanie che mette in dialogo la body art e la violenza nei contesti di crisi, ponendo domande scomode sulla rappresentazione e sul potere delle immagini. Temi che verranno approfonditi da Mroué il giorno successivo nella conferenza non accademica Sand in the Eyes Mroué nella quale verrà indagata la manipolazione della percezione della violenza tanto nei video di propaganda dell’Isis quanto nelle comunicazioni ufficiali.

Il festival prosegue fino al 21 giugno in una costellazione di spazi e collaborazioni cittadine. Ogni evento, ogni forma, ogni artista - da quelli già noti al pubblico di ZONA K ai nuovi compagni di viaggio - contribuisce a un mosaico di sguardi e linguaggi dove la realtà non si mostra mai come dato, ma come materia viva da interrogare.

Oltre alle partnership con i teatri e gli spazi che lo ospitano, LIFE può contare su nuove e consolidate alleanze, tra le altre con Stratagemmi-Prospettive Teatrali, cheFare, Ecate, Ateatro, Fuoritraccia, Lapsus, Base Milano, la piattaforma europea IN-SITU, la rete Residenze Digitali, oltre che con diversi consolati e istituti culturali nazionalimedia e organizzazioni culturali cittadine. Un sentito ringraziamento al Festival delle Colline Torinesi e al FIT Festival di Lugano per il supporto.

Programma della giornata inaugurale:

7 - 9 maggio, dalle ore 17:30 alle ore 22:30 | Spazio Messina PT

DRIES VERHOEVEN (NL)

EVERYTHING MUST GO - prima nazionale, installazione performativa

Con l’introduzione delle casse self-service, il furto nei negozi è aumentato. Questo fenomeno ha ispirato l’artista olandese Dries Verhoeven a esplorare le frizioni morali della nostra società tardo-capitalista. Ha incontrato 24 persone che occasionalmente “dimenticano” di pagare i loro acquisti, parlato con ladri in detenzione e con coloro che considerano il furto una forma di resistenza politica. Questi consumatori proletari e autoproclamati Robin Hood sono stati invitati a esaminare se stessi e il mondo in cui operano.

Tra le macerie del mercato libero, l’artista ha scoperto un gruppo di consumatori cinici che hanno interiorizzato l’etica opportunistica dell’ambiente economico che li circonda: perché essere virtuosi quando il mondo sta andando in rovina? Eppure, in pubblico, si presentano come persone perbene. Proprio come i supermercati, anche per loro l’etica è una questione di apparenza.

Everything must go è un’installazione vivente che può essere visitata per 5 ore continuative al giorno. Lo spazio è occupato dalla rappresentazione di una galleria, replica di una corsia di supermercato, dotata di numerose telecamere di sorveglianza. Un performer, vestito da Biancaneve con una maschera da maiale, incarna il consumatore neoliberista. I visitatori possono passeggiare nell’installazione, sbirciare tra i prodotti o seguire gli eventi nel supermercato tramite gli schermi. Il testo si basa su interviste con esperti di furti nei negozi e sulle parole di Jean Genet, Karl Marx, Ruben Östlund, Rachel Shteir, Mathild Clerc-Verhoeven e Slavoj Žižek.

Durata: 60 minuti - Lingua: inglese con sottotitoli in italiano

È prevista interazione con il pubblico. Evento accessibile a persone a mobilità ridotta.

Concept Dries Verhoeven, interpreti Isadora Tomasi, Rosie Sommers, drammaturgia Hellan Godee, Miguel Melgares, sound design in collaborazione con Isadora Tomasi, montaggio del suono Peer Thielen, assistenza alla regia Didi Kreike, montaggio Niklas van Woerden, sottotitolazione Casper Wortmann, capo tecnico Roel Evenhuis, comunicazione Esra Merkel, produzione Ellen van Bunnik (‘n More), Jitske Weijand, adattamento testo per la versione italiana Eliana Rotella, con la supervisione di Val Wandja.

Dries Verhoeven è un autore di teatro e artista visivo olandese. Crea installazioni, performance e happening nei musei e negli spazi pubblici cittadini. Al confine tra performance e arte installativa, il suo lavoro si concentra sul rapporto che nasce tra spettatori, performer, realtà quotidiana e arte, mettendo in luce aspetti critici del tessuto sociale in cui viviamo. Negli ultimi anni, Verhoeven ha costruito i suoi progetti concentrandosi sul concetto di crisi sistemica e sull’influenza dei media digitali nelle relazioni interpersonali. Dal 2020 è membro dell’Akademie van Kunsten olandese.

7 - 19 maggio, dalle ore 17:30 alle ore 22:30 | Cattedrale

PIETRO MASTURZO E SAMUELE PELLECCHIA PROSPEKT (IT)

CRONACHE DI UN’APARTHEID - mostra fotografica a ingresso gratuito

Giovedì 7 Maggio ore 18:00

Presentazione del progetto di PROSPEKT, con gli autori.

Il genocidio israeliano sui Palestinesi di Gaza rappresenta l’acuirsi di un processo di natura coloniale di lunga data. Per oltre sette decenni questo processo ha soffocato il popolo palestinese come gruppo – demograficamente, culturalmente, economicamente e politicamente -, cercando di spostarlo altrove, di espropriarlo e di controllarne la terra e le risorse. La Nakba in corso deve essere fermata e risolta una volta per tutte. È un imperativo dovuto alle vittime di questa tragedia altamente evitabile e alle future generazioni di quella terra.” Tratto dal report di Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967.

Breve racconto fotografico di Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia su vent’anni di soprusi quotidiani nella Palestina contemporanea.

Pietro Masturzo e Samuele Pellecchia fanno parte di Prospekt, agenzia nata a Milano nel 2004, che si occupa di ricerca e documentazione in ambito nazionale e internazionale. ll lavoro di Prospekt si occupa da sempre di questioni socio-politiche, con un particolare interesse per la resistenza dei popoli di fronte alla violazione dei diritti umani. I loro progetti fotografici sono stati pubblicati nei più importanti magazine internazionali ed esposti nei musei e gallerie di tutto il mondo. (prospektphoto.net)

7 maggio, ore 19:30 | Cattedrale

RABIH MROUÉ E LINA MAJDALANIE (LB/DE) 

WHO’S AFRAID OF REPRESENTATION?                                                                     

I loro nomi sono Joseph Beuys, Chris Burden, Orlan, Marina Abramović e Gina Pane, nomi di spicco della body art europea esposti in un catalogo. Un grande schermo è posto al centro della scena, poi un uomo e una donna tirano a sorte. La donna viene scelta per prima e apre il catalogo a pagina 33; vedendo il nome di Gina Pane, ha 33 secondi per descrivere una performance dell'artista. La parte divertente di questo lavoro di Rabih Mroué e Lina Majdalanie non deve trarre in inganno. Quando è il suo turno, Mroué deve raccontare la storia di Hassan Mamoun, un funzionario pubblico del Libano che ha ucciso dieci persone. 

Il duo artistico affronta il tema della violenza autoinflitta dagli artisti del corpo e della violenza che colpisce il loro Paese, affrontando questioni controverse legate alla rappresentazione in una società in crisi, fatta di comunità diverse e dove l’individualismo è visto come una minaccia. Presentata per la prima volta nel 2005, la pièce riattiva la memoria della violenza esibita nella corrente artistica della body art degli anni Settanta giustapponendola alla ben più dirompente violenza delle zone di guerra e che spesso l’ha ispirata. Un’evocazione e un omaggio a quei artisti estremi che mettono in discussione il potere e il significato della rappresentazione in reazione a una realtà intollerabile che continua ad avere un impatto su di noi mezzo secolo dopo.

Durata: 60 minuti - Lingua: arabo e francese con sovratitoli in italiano

Evento accessibile a persone a mobilità ridotta.

Di Rabih Mroué, con Lina Majdalanie e Rabih Mroué, scenografia Samar Maakaroun, direttore tecnico Thomas Köppel, assistente alla regia Racha Gharbeih, traduzione e sopratitoli in italiano a cura di Festival delle Colline Torinesi, prodotto da Associazione libanese per le arti plastiche (Ashkal Alwan) – Beirut, Teatro Hebbel – Berlino, Siemens Art Program – Germania e Centro Nazionale della Danza – Parigi, con il sostegno di TQW – Vienna.