Evento educational
Bea Edu, Accatino e Del Frate a confronto su fidelizzazione, remunerazione e creatività
Il settore degli eventi ha fee più alti, ma sono indispensabili, visto il grande numero di professionalità impiegate. Comprendere il valore di una marca è diffficile se non c'è fidelizzazione del cliente. La creatività degli eventi dovrebbe essere ceduta come servizio, non come prodotto. Le agenzie di eventi devono diventare appetibili per le grandi strutture internazionali. Queste e altre riflessioni nell'incontro tra Alfredo Accatino, direttore creativo K-events e Stefano Del Frate, managing director Draftfcb.
Grande successo per l'incontro organizzato al Bea Educational 'Tutti contro tutti. Conversazioni semiserie sul rapporto tra comunicazione, advertising ed eventi. Per cercare di capire dove ci porterà il futuro. Chi piange, chi ride, chi se la tira, cosa sta cambiando', che ha visto protagonisti Alfredo Accatino, direttore creativo K-events e Stefano Del Frate, managing director Draftfcb.
"Il mondo degli eventi deve cominciare a porsi il problema di dove sta andando". Esordisce con queste parole Alfredo Accatino, chiamato a confrontarsi, come rappresentante del mondo degli eventi, con un'agenzia 'spuria' come quella rappresentata da Stefano Del Frate, che lancia subito una provocazione: "Come le agenzie di eventi gestiscono la salvaguardia del valore della marca?".La domanda dà origine a una riflessione su una questione fondamentale del mondo degli eventi. "Per chi lavora negli eventi - spiega Accatino (nella foto) -, è molto difficile creare un rapporto di fidelizzazione con il cliente. Ogni volta le agenzie vengono rimesse in gara, anche se hanno dimostrato le loro capacità e dato vita a eventi di successo. Per le agenzie di pubblicità stabilire un rapporto continuativo è più facile. Di conseguenza, c'è più tempo e modo per comprendere a fondo il valore della marca. Tuttavia, credo che talvolta le agenzie di eventi, con la loro 'freschezza' si sentano più libere e riescano a comprendere e trasmettere con maggior efficacia ed emozione il messaggio da veicolare".
A questo punto è Del Frate che lancia un messaggio diretto alle aziende: "Ci rimproverate di non comprendere fino in fondo il vissuto di un brand. Ma come potete pensare che questi valori vengano ben incamerati se ogni anno cambiate agenzia di comunicazione?"
Un altro tema delicato è quello della remunerazione. Del Frate si 'lamenta' del fatto che le agenzie di eventi abbiano un fee più alto. "Non possiamo non avere un fee elevato - spiega Accatino -. Attorno a un evento ruotano troppe professionalità che vanno pagate, molte di più rispetto a quelle coinvolte in un'agenzia pubblcitaria. Quello che noto, però, è che spesso non viene riconosciuto il valore di ciò che si acquista. Non ci si rende conto di quante risorse vengano impiegate per la realizzazione di un evento. Lo sforzo lavorativo è intensissimo: deve essere 'buona la prima', l'evento si svolge e si 'brucia' subito. E non torna più".
E' Accatino ora a lanciare un appello: "La creatività degli eventi dovrebbe essere ceduta come servizio, non come prodotto. Noi siamo i padroni di ciò che produciamo e proponiamo. Attualmente, invece, l'idea diventa di proprietà dell'azienda ed è assurdo che poi (e questo riguarda anche il settore della pubblicità, ndr) magari in un secondo momento venga portata avanti da altre agenzie".
Sempre a proposito di creatività, Del Frate afferma che anche se spesso si dice che non ci sono più i creativi di una volta, la questione è un'altra. "Non è che non esistono più creativi bravi. Il fatto è che è cambiato il sistema di valori. Una volta esso si basava sul talento del singolo, sul genio creativo individuale. Oggi una campagna richiede così tante competenze che alla fine si crea una squadra, il risultato è di un team, non più di un singolo individuo, nessuno può più attribuirsi, come accadeva in passato, la completa paternità di un'idea e la sua realizzazione".
In conclusione Accatino lancia una seconda sfida ai suoi 'colleghi' degli eventi: "Non lasciateci da soli all'estero. Espandetevi, venite sul mercato internazionale!".
La sfida viene accolta da Roberto Cipullo, ad di Gruppo Gem che afferma che dobbiamo diventare appetibili per le grandi strutture internazionali, solo in questo modo esse cominceranno a fare 'shopping' in Italia (vedi articolo correlato). "Stiamo arrivando", conclude.
S.R.