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Bea Expo Festival. Il valore della eco-sostenibilità
Se si vuole che un evento riduca il più possibile il suo impatto sull’ambiente non è possibile trascurare la questione del materiale cartaceo e della depliantistica utilizzata. Del tema si è discusso nel corso di un workshop, curato da Loreto Print, svoltosi nell’ambito del Bea Expo Festival 2010.
Gli eventi devono ridurre quanto più possibile il loro impatto sull’ambiente. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Soprattutto se si trascura la questione del materiale cartaceo e della depliantistica utilizzata a supporto dell’evento stesso. Il tema è stato questa mattina al centro di un workshop, curato da Loreto Print, svoltosi nell’ambito Bea Expo Festival 2010, iniziativa di ADC Group in corso a Milano fino a domani, presso lo Spazio Eventiquattro del Gruppo 24 Ore.
Come sostenuto da Vito Ferrone (in foto sopra), amministratore unico Loreto Print, è necessario chiarire che si può parlare di eco-sostenibilità solo per quei documenti “stampati esattamente nel numero di copie necessarie, su un supporto cartaceo prodotto con un processo certificato da cellulosa riciclata o proveniente da una filiera certificata, utilizzando tecniche di stampa in grado di garantire il massimo risparmio energetico con il minor numero di scarti, senza agenti chimici o solventi da smaltire”.
Ciò precisato, è bene specificare che il ciclo di produzione di stampati eco-sostenibili inizia con la scelta delle carte da utilizzare, che possono essere essenzialmente di due tipi: ‘riciclate’, ovvero prodotte da supporti gìa utilizzati, limitando l’uso di cellulosa vergine; oppure ‘certificate’, cioè prodotte seguendo regole note che garantiscano la salvaguardia dell’ambiente, della fauna e delle popolazioni delle foreste di origine della cellulosa.
In particolare, le carte riciclate sono quelle in cui la materia utilizzata non è il legno (cellulosa), ma la ‘carta da macero’, che può essere ‘pre-consumer’, cioè ottenuta da fogli di carta non stampata e non immessi nel ciclo commerciale (per esempio da rifili di cartiera) o ‘post-consumer’, ottenuta da fogli di carta stampata che vengono raccolti e disinchiostrati. Solo in quest’ultimo caso si può parlare di carta veramente riciclata, perché il recupero del prodotto industriale non immesso in commercio è una pratica industriale in uso da sempre.
Quanto alle carte certificate, si tratta di carte di qualità, prodotte con fibra di cellulosa proveniente da foreste gestite secondo criteri ecosostenibili, atti a salvaguardare l’ambiente, la fauna e le popolazioni che in quei luoghi risiedono e lavorano.
Come sottolineato da Ferrone, le certificazioni esistenti sono molteplici: alcune fanno riferimento all’origine della cellulosa vergine o della fibra riciclata, altre si riferiscono al processo produttivo della carta, altre ancora a fattori ambientali del prodotto. Uno degli standard indipendenti più riconosciuti a livello internazionale è quello che va sotto il nome di Fsc (Forest Stewardship Council). Si tratta di un sistema fondato da associazioni non governative come Wwf, Greenpeace e Friends of the Earth, che identifica, tramite un apposito logo, i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Nel mondo sono oltre 115 milioni gli ettari di foreste certificate in più di 80 nazioni, e 14.000 le aziende certificate per la catena di custodia.
In particolare, la certificazione Fsc si basa sulla rintracciabilità della cellulosa utilizzata per produrre i propri stampati, dalla foresta allo stampatore. La rintracciabilità è garantita da una catena di custodia (CoC), che, tramite un codice univoco assegnato a ogni azienda della filiera, tiene traccia di tutti i movimenti della materia prima. Per questo motivo, come affermato da Ferrone, “il marchio Fsc può essere utilizzato esclusivamente da stampatori certificati, che devono obbligatoriamente apporre il proprio numero di CoC all’interno del logo. Ed è vietato ogni utilizzo del logo senza numero di CoC e da parte di aziende non certificate”.
Inoltre, un’altra componente del ciclo di produzione di stampati eco-sostenibili è rappresentata dalla scelta della tecnologia di stampa da utilizzare. "Considerando il mondo degli eventi - aggiunge Ferrone - tale tecnologia dovrà essere in grado di soddisfare un mercato caratterizzato da una continua riduzione delle tirature, contrapposta a un aumento delle commesse da realizzare nel minor tempo possibile. Le tecnologie che meglio rispondono a queste esigenze, garantendo un basso impatto ambientale, sono la stampa digitale e Offset Di".
L’ultimo anello del ciclo di produzione di stampati eco-sostenibili è la scelta del print-provider. Oggi l’offerta di stampatori che hanno intrapreso percorsi di eco-sostenibilità è molto ricca, e le aziende certificate Fsc sono in continua crescita.
Infine, continua Ferrone, una volta prodotti degli stampati eco-sostenibili si presenta l’esigenza di ‘certificare’ e ‘quantificare’ l’impatto ambientale generato dal ciclo produttivo. La modalità più immediata è l’apposizione del marchio di certificazione sullo stampato (per esempio Fsc), oppure si può ricorrere alla dichiarazione compensazione del CO2 emesso con operazioni di riforestazione, oppure ancora, tramite strumenti di calcolo messi a disposizione dalle cartiere, si può quantificare e comunicare il risparmio energetico derivato dalla scelta di una determinata carta riciclata.
In conclusione, Ferrone sottolinea come Loretoprint sia un'azienda che vive la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente come una componente fondamentale del proprio business, da curare quotidianamente con fatti concreti: dalla scelta delle macchine da stampa impiegate, rigorosamente a basso impatto ambientale, con carte riciclate, alla certificazione Fsc, fino a progetti come la Imprimerie de St Luc di Francisville in Haiti, in cui, attraverso la messa in condivisione del know how, si creano opportunità di sviluppo sostenibile.
Mario Garaffa