Scenari

Finanza.tech Bulletin: i trend fintech 2023. Dal leapfrogging al Metaverso la cui industry si prevede varrà 5 miliardi entro il 2030

Cresce l’interesse verso NFT, Crypto e Blockchain e si assiste al boom di beni rifugio come oro, diamanti, orologi, arte. Non appena questi due fattori cominceranno ad andare a braccetto vedremo emergere uno dei macro trend: ovvero i beni rifugio digitali.

Si è da poco concluso un anno che ha visto un’importante crescita del settore fintech. L’Italia, nello specifico, si sta rivelando un luogo favorevole alla crescita delle aziende specializzate. Alla luce di quanto visto negli ultimi 12 mesi, anche in relazione all’attuale contesto mondiale, è possibile quindi tirare le somme e provare a stabilire quelli che saranno i trend del fintech in questo 2023.

Innanzitutto stiamo assistendo alla crescita parallela di due macro fenomeni: l’interesse verso NFT, Crypto e Blockchain e il recente boom di beni rifugio come oro, diamanti, orologi, arte.

Non appena questi due fattori cominceranno ad andare a braccetto vedremo emergere uno dei macro trend, ovvero i beni rifugio digitali

Chi riuscirà a risolvere l’equazione compliance/business model/User Experience in modo da farli funzionare con successo, riuscirà a rendere interessante questo mercato al mondo fintech.

Una nuova tendenza che emergerà nel 2023 e coprirà i prossimi 5 anni è sicuramente l’aggregazione: vedremo nascere le meta-fintech, che avranno il solo scopo di aggregare e rendere l’esperienza dell’utente il più agevole possibile per un numero servizi sempre maggiore.

E poi ci sono i dati, che hanno rappresentato sin dagli albori del fintech la sua sfida primaria. Qualità, big data, elaborazione, analisi, PSD2, PSD3, GDPR… l’Europa è sempre stata all’avanguardia nella regolamentazione dei dati. Ora c’è la più totale conformità per gestire e ottenere il massimo dai dati dei clienti retail e dei clienti business. A partire da quest’anno assisteremo al lancio e al consolidamento di nuovi prodotti e servizi basati sui dati, che si nascondono da un po’. Finora abbiamo, infatti, solo iniziato a vederne timide applicazioni.

Questo perché i mercati finanziari hanno sempre cercato prima di tutto la responsabilizzazione. Infine, anche se quest’ultima è una speranza più che un trend, potrebbe finalmente arrivare l’ora in cui il regolatore possa guidare l’innovazione, costruendo un terreno fertile in cui le aziende possano innovare, incentivate a farlo grazie a leggi e norme che glielo permetteranno.

Leapfrogging: significa letteralmente “salto della rana”. Metaforicamente parlando, il concetto di Leapfrogging consiste nel “salto in avanti”.

Il Leapfrogging parte dalla nozione di “Gales of creative destruction” dell’economista Schumpeter, ovvero quel processo di mutazione industriale che rivoluziona costantemente la struttura economica dall’interno, distruggendo incessantemente quella vecchia e creando incessantemente la nuova.

Le aziende rimangono quindi tecnologicamente aggiornate adottando piccole innovazioni ma in maniera costante, con step graduali. Così facendo, però, le aziende leader perdono il loro ruolo di leadership tecnologica quando le aziende follower, disposte ad assumersi più rischi, adottano innovazioni tecnologiche radicali. È proprio quando le innovazioni radicali alla fine diventano il nuovo paradigma tecnologico, che le nuove aziende superano le precedenti aziende leader. Ecco verificarsi il Leapfrogging.

In altre parole, innovazioni piccole e incrementali portano un’azienda dominante a rimanere all’avanguardia. Tuttavia, a volte, innovazioni radicali consentono alle nuove imprese di scavalcare l’ormai superata azienda dominante, generando un balzo in avanti della tecnologia.

L’esempio perfetto di questo fenomeno è il cellulare. Lo smartphone ha infatti consentito ai Paesi in via di sviluppo di saltare la tecnologia della linea fissa del 20° secolo, passando direttamente alla tecnologia del telefono mobile del 21°.

Ma come è coinvolto il settore fintech nel processo di Leapfrogging? I servizi digitali offerti dalle aziende fintech permettono di costruire ponti in modo da colmare il gap tra i Paesi in via di sviluppo e quelli fortemente industrializzati.

Metaverso: da qualche anno a questa parte, ma in particolar modo da quando Facebook ha cambiato il suo nome in Meta, si parla sempre più spesso di metaverso.

Di questo mondo virtuale, che vuole porsi in parallelo a quello reale, come una sorta di seconda vita digitale, se ne discute quotidianamente con i suoi pro e contro, le prospettive future di successo e quanto effettivamente potrà cambiare per sempre le nostre abitudini.

Lato business il metaverso rappresenta un territorio nuovo in cui le aziende stanno approcciandosi investendo sensibilmente.

Si prevede, infatti, un valore della industry del metaverso pari a 5 mila miliardi entro il 2030.

L’80% delle persone che sono presenti nel metaverso ha fatto acquisti al suo interno.

Il real estate, ad esempio, sta già esplodendo.

Settori particolarmente attivi, grazie al fenomeno degli NFT, sono la moda e l’arte.

Acquistare un NFT dà la certezza di avere in mano un pezzo unico e originale, il cui valore dipende da fattori come il brand di appartenenza o l’artista che lo ha realizzato.

Le prospettive future, dal punto di vista del business, sono ancora tutte da scoprire e sono davvero molto interessanti. Nel frattempo le opinioni si dividono, tra chi vede nel metaverso un futuro prosperoso e chi, invece, pensa sia solo una bolla passeggera, destinata a sparire.