Scenari

Budget Report di Kolsquare: influencer marketing sempre più centrale per i brand. La creator economy vola a 185 miliardi di dollari (+20% sul 2024), con previsione di oltre 370 miliardi entro il 2030

Il report prevede che nel 2026 l'Influencer Marketing sarà strategico, assorbendo il 25% dei budget di marketing. Il settore è in forte espansione. Il focus si sposta sul risultato misurabile delle vendite. Per il successo nel 2026, i brand punteranno sulla disciplina e sull'uso di micro-influencer per trasformare i creator in "ambasciatori-rivenditori".

Il 2026 alle porte vedrà l’Influencer Marketing sempre più centrale nelle strategie dei dei brand: più investimenti, soprattutto sui micro-influencer, più misurabilità degli impatti sulle vendite e tanta disciplina lungo tutti gli step delle campagne come segreto del successo.

Anche se i budget di marketing complessivi rimangono stabili, pari mediamente al 7,7% dei ricavi aziendali, i marchi stanno infatti spostando sempre più risorse sull’Influencer Marketing, destinando mediamente il 25%, con picchi fino al 50%, del budget alle collaborazioni con i creator.

A testimonianza dello stato di salute del settore, si stima che i ricavi globali generati dai creator raggiungeranno quest’anno i 185 miliardi di dollari, +20% sul 2024, e supereranno i 370 miliardi entro il 2030. E’ quanto fotografato dal Budget Report di Kolsquare, che ha analizzato i principali trend manifestati dal settore nel 2025 nei mercati europei in cui opera, e delineato gli scenari più realistici per il prossimo anno.

Secondo lo studio, il focus dei marketer si è definitivamente spostato dal branding puro all’impatto sulle vendite misurabile, integrando nelle strategie affiliazione, amplificazione a pagamento e social commerce, in alcuni casi sfruttando i canali distributivi integrati nelle piattaforme. Con l’obiettivo sul lungo periodo di costruire community attive, fidelizzazione e brand lovegli influencer si trasformano sempre più in veri e propri ambasciatori-rivenditori, capaci al tempo stesso di creare contenuti di qualità che i brand possono utilizzare su tutti i propri canali.

Il bisogno crescente di misurare i risultati nelle attività di Influencer Marketing non dipende solo dalla contrazione complessiva dei budget pubblicitari e dalla necessità di impattare sulle vendite, ma anche dal fatto che i compensi dei creator e i costi delle campagne sono aumentati in un range che va dal 30 al 50% nel 2025. Alla base di questo fenomeno si collocano: l’innalzamento degli standard creativi richiesti (storytelling, post-produzione, formati long-form e serie video strutturate), la richiesta di trasparenza, credibilità e allineamento a scale valoriali da parte dei consumatori, una maggiore complessità contrattuale e normativa con i relativi costi “nascosti”. 

Anche la tecnologia ha giocato un ruolo fondamentale nel 2025, dato che piattaforme integrate con AI, dashboard di performance e strumenti CRM forniscono ai marketer strumenti sofisticati per la misurazione del ROI, così da poter gestire grandi volumi e integrare l’Influencer Marketing lungo tutto il funnel. In questo contesto, la disciplina è il nuovo fattore distintivo: il successo delle attività nel 2026 dipenderà dalla gestione minuziosa e precisa dell’Influencer Marketing, dal casting accurato alla solidità delle partnership, dalla compliance al community building, arrivando a misurare l’impatto di ogni singolo euro allocato in strategie di lungo periodo. In quest’ottica, si prevede un sempre maggiore utilizzo di micro-creator utilizzati come ambasciatori ed esperti di prodotto, dotati di community fidelizzate e reattive sulle quali concentrare gli sforzi.

Secondo il Report di Kolsquare, considerando il ROI potenziale e il costo dell’attività di Influencer Marketing, le azioni che risultano oggi essere più efficaci e sostenibili sono: le campagne con micro-influencer, i programmi di affiliazione e il gifting mirato di prodotti. I KPI da tenere in considerazione sono invece l’engagement rate, la conversione per euro investito e il costo di acquisizione. Altrettanto proficue, ma decisamente più dispendiose sono le campagne con mega-influencer, le partnership a lungo termine con ambassador e le attivazioni globali in co-branding.

In questo caso, i principali KPI da tenere in considerazione sono: EMV, reach, conversioni e brand lift. Analizzando le attività di decine di aziende di ogni dimensione e provenienza, emerge inoltre che la ripartizione più efficace del budget per l’Influencer Marketing nel 2026 interessa prevalentemente i compensi dei creator, gli UGC e gli accordi con ambassador in misura variabile tra il 50 e il 60%. Seguono l’allocazione per amplificare i contenuti, i dark post e il whitelisting dei creator, tra il 15 e il 25%, e il budget per le piattaforme dedicate e gli strumenti di tracciamento, tra il 10 e il 15%. Un’ultima fetta, tra il 5 e il 10%, viene invece destinata per produzione e amministrazione (contratti, briefing, licensing, reportistica).

L’Influencer Marketing non va più considerato come uno strumento di branding che può trascinare qualche vendita lungo il cammino, ma esattamente l’opposto. In un mercato in cui ogni euro conta, questa tipologia di attività rimane una delle poche leve capaci di ottimizzare la spesa, generare risultati misurabili e costruire relazioni durature con i consumatori. I tempi sono inoltre maturi per cominciare a misurare con un metodo unificato e cross-mediale i risultati delle campagne. Chi intercetterà per primo e con criterio questo nuovo bisogno, diventerà il player di riferimento del settore, sia per i brand, sia per i creator” afferma Federico Spinellicountry manager per l’Italia di Kolsquare.