Scenari

L'industria della comunicazione attrae i giovani, ma non riesce a trattenerli. La felicità sul luogo di lavoro migliora l'efficienza e i fatturati. I progetti su D&I sono un asset per interessare e mantenere i talenti

Queste alcune delle principali evidenze emerse ieri, 16 febbraio, dal panel di discussione organizzato a Milano da UNA sul rapporto che monitora il mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana elaborato dall'Associazione e Almed. Protagonisti del dibattito Marianna Ghirlanda (nella foto), CEO DLVBBDO e Presidente Centro Studi dell'Associazione; Beniamino Bedusa, Presidente Great Place To Work Italia e Antonio Fazzari, General Manager and Chief Operating Officer di FATER. Un importante studio che, dati alla mano, svela quali sono le soluzioni per migliorare la qualità delle esperienze lavorative, generare migliori performance e sviluppo economico del comparto.

Si è svolta ieri la discussione sul rapporto che monitora il mercato del lavoro nel settore della comunicazione italiana elaborato da UNA (Aziende della Comunicazione Unite) e Almed, (Alta Scuola in Comunicazione, Media e Spettacolo) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un progetto importante realizzato grazie alla collaborazione tra il Centro Studi dell’Associazione e il Master in “Digital Communications Specialist” di Almed. Giunta ormai alla sua terza edizione, la ricerca si conferma come osservatorio permanente.

L’analisi tiene conto delle rilevazioni effettuate su un campione rappresentativo di 172 imprese di comunicazione attive negli ambiti della consulenza creativo/strategica, della pianificazione media e delle pubbliche relazioni. I principali highlight della ricerca erano stati da noi già diffusi e sono reperibili da qui.

Per Marianna Ghirlanda CEO DLVBBDO e Presidente Centro Studi UNA (in foto): “Il settore è assolutamente attraente per i giovani, lo dimostrano i dati che evidenziano una presenza alta nell'industry della comunicazione di dipendenti sotto i 34 anni. Ma c'è una grossa minaccia legata al diminuire della penetrazione dell'efficacia nell'attrarre talenti al crescere dell'età anagrafica. Non riusciamo a trattenere i giovani, non riusciamo a farli crescere e non riusciamo a creare per loro una vita attraente dentro le nostre aziende. Questo è un grave problema che dobbiamo risolvere assieme.”

Un tema importante emerso dall'indagine, sottolineato anche durante il dibattito streaming, è l'elevato turnover pari al 20% circa, concentrato soprattutto sui giovani, che determina inoltre un costo importante per le aziende, in termini economici, e che ne inficia anche l'efficienza racando danno al fatturato. Come afferma Antonio Fazzari, General Manager and Chief Operating Officer di FATER: “Ci vuole talento per attrarre talento. Attrarre i talenti dipende dalla leadership, serve tempo e bisogna dedicarcisi. Creare felicità aziendale è un lavoro oltre ad essere una missione, un compito che porta però risultati, di qualità nei lavori realizzati ed economici.”

Emerge dallo studio come la presenza delle donne nelle posizione di vertice delle aziende sia notevolmente inferiore rispetto agli uomini.

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La pandemia ha portato nuove dinamiche nelle aziende e nella scala dei valori dei lavoratori. Ad esempio l'orario flessibile è un fattore divenuto importante per i giovani.

Per quanto riguarda l'universo D&I la crisi sanitaria ha frenato lo sviluppo dei programmi aziendali, che risultano attualmente essere di fatto residuali nelle company, ma si è assistito ad una migliore strutturazione delle iniziative: le aziende hanno creato, rispetto al periodo precedente, dei referenti specifici per la gestione di questo che risulta essere un asset per i lavoratori, lanciando attività di formazione rivolte a tutti i dipendenti e non solo ai dirigenti. I progetti su diversità ed inclusione vengono attivati per attirare talenti e si rivelano una scelta strategica vincente per la seduzione degli stessi.

“La felicità e fiducia delle persone in azienda e verso l'azienda è correlata alla crescita del fatturato – riassume, numeri alla mano, Beniamino Bedusa, Presidente Great Place To Work Italia L'azienda è una micro comunità, è una mission per raggiungere i risultati economici ma non solo. Chi è felice lavora meglio e si sente più legato alla missione dell'impresa. Spesso i motivi per cui le persone se ne vanno da un luogo di lavoro sono elementi sui quali l'azienda può agire, migliorandosi praticamente a costo zero. Investire sulla qualità della vita aziendale porta solo benefici alla struttura e ai lavoratori.”

Il report completo è scaricabile a questo link.

Davide Riva