Scenari

Osservatorio Italiano sulle Fake News di Legalizer: metà degli intervistati ne è vittima

Il 47% di chi naviga in Rete ha incontrato 'spesso' o 'talvolta' notizie che in seguito si sono rivelate false. Inoltre il 22% degli italiani ha condiviso (e quindi diffuso) in Rete notizie poi smascherate come 'bufale'. Legalizer nasce in risposta a questo scenario: si tratta infatti di un servizio di legalizzazione di contenuti digitali, implementato da sistemi di navigazione che consentono all’utente di realizzare delle istantanee (screenshot) degli elementi visualizzati sul web, così da produrre prove valide in tribunale.

Il fenomeno delle fake news è dilagante a livello internazionale. Per fare il punto sulla situazione in Italia Legalizer, startup legaltech attiva nella certificazione/legalizzazione del web, ha realizzato una ricerca su un campione rappresentativo di italiani.

I numeri sono allarmanti: il 47% di chi naviga in Rete ha incontrato 'spesso' o 'talvolta' notizie che in seguito si sono rivelate false.

L’altro dato su cui riflettere è che il 22% degli italiani ha condiviso (e quindi diffuso) in Rete notizie poi smascherate come 'bufale'. Elemento che testimonia il 'concorso di colpa' nella diffusione di fake news fra produttori e utenza, più o meno consapevole.

E’ anche vero che il 72% degli italiani si dichiara in grado di riconoscere una bufala.

Vediamo quali le categorie di fake news più 'popolari': al primo posto la politica (23%), segue la salute (19%) e poi le notizie su VIP o star in genere (15%).

Social e web si spartiscono abbastanza equamente il primato nella diffusione delle notizie false: 47% Vs 43%. Ed infatti gli italiani dimostrano di provare fiducia verso i media tradizionali nel 65% dei casi mentre la fiducia per i social precipita sotto il 17%.

Tra i social, i veicoli preferiti dagli spacciatori di falsi sono Facebook e Twitter, che monopolizzano quasi interamente l’attenzione: 39% contro 50%. Una ricerca americana (MIT, comparsa su Science) ha in effetti confermato recentemente che una fake news ha il 70% di possibilità di essere retwittata.

Per il 91% degli italiani le fake news 'sono un problema', in grado addirittura di minare le basi democratiche del sistema.

Che fare?

Legalizer (www.Legalizer.it) nasce in risposta a questo scenario. Si tratta infatti di un servizio di legalizzazione di contenuti digitali, implementato da sistemi di navigazione che consentono all’utente di realizzare delle istantanee (screenshot) degli elementi visualizzati sul web, così da produrre prove valide in tribunale.

Prove che servono altresì a tutelare il copyright e la proprietà intellettuale.

Il sistema Legalizer ha introdotto negli usi del digital forensics il simbolo di 'L' cerchiata, affiancandolo ad altri già in uso al pubblico quali la 'C' cerchiata, la 'R' cerchiata, il simbolo TM, la doppia 'C' cerchiata, la 'C' cerchiata specchiata, etc.

Questo simbolo indica che l’elemento su cui è apposto è stato legalizzato, ovvero viene conservato nei modi previsti dalla norma ed ha ricevuto un numero di identificazione univoca dal sistema Legalizer o equivalente.

"Il web è fatto di contenuti immateriali - commenta Eros Poeta, CEO e Founder di Legalizer – che non si possono toccare. Però a volte un post di Facebook ci può rovinare la giornata, o peggio far perdere il lavoro o indurre al suicidio, come tristemente è di recente accaduto. Poter creare un certificato legale di ciò che vediamo sul web è per molti una conquista impagabile, e ora più che mai."

SP