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Per 9 italiani su 10 Internet è un diritto sociale. L’Intelligenza Artificiale divide i cittadini: per il 46% è una opportunità, per il 37% una minaccia

In Italia il costo di accesso a internet è il più basso a livello globale. Per l’80,8% dei cittadini dovrebbe essere gratuito. Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%.

Presentato il 3° Rapporto sul valore della connettività “Vivere e valutare la digital life”, realizzato da Censis (nella foto il presidente Giuseppe de Rita) in collaborazione con Wind Tre.  La connessione a internet è un diritto sociale. Per l’88,7%  degli italiani la connettività a internet è un diritto sociale, come la sanità o la previdenza.  Ne sono convinti l’84,1% dei giovani, il 90,5% degli adulti e l’88,5% degli anziani. Per  l’80,8% dei cittadini (l’84,5% dei giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito. Per  il 46,2% la copertura dei costi dovrebbe avvenire per mezzo di un contributo dei grandi  generatori di traffico, come Google e Meta. Per il 34,6% dovrebbe essere posta a carico  della fiscalità generale. A chiedere una partecipazione economica delle Over The Top per  la copertura dei costi sono soprattutto i giovani (51,3%) e i laureati (49,8%). Il 19,2% degli  italiani è invece contrario alla gratuità di internet: l’8,3% ritiene che ciascun utente  dovrebbe pagare di tasca propria la connessione e il 10,9% si dice contrario a caricarne i  costi sulla fiscalità generale. È quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività  in Italia realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre. 

In Italia il costo di accesso a internet più basso. Confrontando il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile nei Paesi del mondo nel 2022, l’Italia presenta,  insieme a Israele, il valore più basso. Tutti i Paesi comparabili al nostro presentano prezzi più elevati. Il costo medio di un gigabyte di traffico dati su rete mobile in Italia è inferiore  del 47,3% rispetto alla Francia, dell’80,0% rispetto alla Spagna, del 95,5% rispetto alla  Germania, del 97,9% rispetto agli Stati Uniti. Tra il 2019 e il 2022 in Italia il costo medio di  un gigabyte di traffico dati su rete mobile si è ridotto del 93,0%, in Francia dell’81,3%, in  Germania del 61,7%, negli Stati Uniti del 32,6%, mentre in Spagna è aumentato del 7,0%.  Un costo medio del traffico dati su rete mobile così basso nel nostro Paese ha di fatto  consentito una maggiore inclusione sociale mediante l’accesso a internet. Nel periodo  2015-2022 l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) in Italia è aumentato del  14,2%, mentre quello relativo alle telecomunicazioni è diminuito del 22,8%. Nel 2022, un  anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati  dell’8,7% rispetto all’anno precedente, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è  diminuito del 3,3%. 

I rischi online da cui difendersi. Il 94,7% degli italiani associa a internet alcuni rischi da  cui difendersi. Il pericolo principale, indicato dal 46,2%, è la possibilità di cadere vittima di  crimini informatici durante le proprie attività quotidiane online, come l’utilizzo del conto  corrente bancario o l’e-commerce. Il 22,2% è preoccupato dal libero accesso al web dei  minori, il 14,2% teme l’azione degli haters, il 12,1% avverte un rischio per la salute  mentale, cioè l’insorgere di una dipendenza dai dispositivi digitali. Una conferma indiretta  degli elevati rischi per i minori che navigano nel web proviene dai dati relativi all’azione  delle Forze dell’ordine: nel 2022 sono stati 2.622 i siti web illegali oscurati perché  contenenti immagini di violenze su bambini, 1.466 persone sono state indagate per reati  di pedopornografia e 128 minori sono stati indagati per casi di cyberbullismo. Nel periodo  più recente gennaio-marzo 2023 sono state indagate per pedopornografia 299 persone. 

L’Intelligenza Artificiale: utile, ma va regolata. Oggi il giudizio degli italiani  sull’Intelligenza Artificiale resta molto cauto. Il 46,3% dei cittadini la considera una  opportunità, il 37,6% una minaccia, il 16,1% non sa che cosa pensare. I giudizi sugli  impatti dell’IA sono più positivi tra i giovani (il 55,3% la considera una opportunità) e tra i  laureati (59,2%). Il 61,6% degli italiani auspica per il momento una sorta di moratoria:  ritiene opportuno bloccare, almeno per un periodo, le ricerche sull’IA per concordare le  regole in grado di evitare eventuali problemi relativi alla gestione dei dati e alla  generazione di notizie false. Tra i più cauti, figurano soprattutto gli anziani (83,1%), le  persone in possesso di bassi titoli di studio (71,4%) e le donne (64,8%). Del resto, l’81,6%  degli italiani ritiene urgenti leggi chiare e regolamenti precisi per evitare che lo sviluppo  delle tecnologie digitali metta nelle mani sbagliate strumenti molto potenti. Solo l’8,4% è  contrario a introdurre regole stringenti e il 10,1% non si è formato una opinione in  proposito. Sul rischio apocalittico che l’IA si emancipi dagli umani e inizi a operare in  autonomia, gli italiani si dividono: il 38,4% la ritiene una ipotesi plausibile, il 40,1% crede  che sia impossibile, il 21,5% non ha una opinione in merito. 

Questi sono i principali risultati del 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia  realizzato dal Censis in collaborazione con Wind Tre, che è stato presentato da Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, e discusso da Roberto Basso, Direttore  Relazioni Esterne e Sostenibilità di Wind Tre, Laura Di Raimondo, Direttore Generale di  Asstel, Ludovica Carla Ferrari, Assessore alla Città smart del Comune di Modena,  Giuseppe F. Italiano, professore di Computer Science alla Luiss Guido Carli, Mario  Morcellini, professore emerito di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi, Nazario  Pagano, Presidente I Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, Salvatore Deidda, Presidente IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della  Camera dei Deputati.