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Convegno Decoded Fashion, focus sulle criticità tra lusso e digitale

Che le nuove tecnologie possano dare un supporto alle aziende della moda è assodato, ma bisogna trovare il giusto linguaggio. E’ quanto, un po’ provocatoriamente, ha detto ieri il responsabile digital del colosso del lusso francese Kering al convegno Decoded Fashion, organizzato dalla fiera digitale e-Pitti.com: “Lusso e digitale non parlano lo stesso linguaggio - ha affermato Federico Barbieri, svp digital and ebusiness di Kering - e quindi devono essere disposti, entrambi i settori, ad aprirsi l’uno all’altro”. Al convegno si è parlato anche dell’importanza di fare squadra, con idee concrete lanciate da Raffaello Napoleone e da Jane Reeve, rispettivamente ceo di Pitti Immagine e di Cnmi.
Decoded Fashion, il forum internazionale lanciato da e-Pitti.com per favorire l’incontro tra le aziende della moda e le startup digitali, è iniziato ieri a Milano con un appello a fare sistema, fatto che non costituisce in sé una novità perché se ne parla così tanto che ormai “fare squadra” è diventato un “mantra” nel mondo della moda. Però ieri Raffaello Napoleone e Jane Reeve, rispettivamente ceo di Pitti Immagine e di Camera Nazionale della Moda Italiana, hanno declinato il concetto a favore delle nuove generazioni del fashion.

Così Jane Reeve ha ipotizzato la creazione di un programma di mentoring condotto dalle grandi maison della moda a favore delle giovani leve (leggi intervista su ADVexpress), mentre Napoleone ha lanciato l’idea di costituire una fondazione che riunisca banche, organizzatori di fiere e talenti emergenti, con lo scopo di supportare le microimprese sul mercato con finanziamenti e operazioni di marketing.

Fatto sta che una delle parole più usate dai relatori del convegno è stata “mecenatismo”, termine di rinascimentale memoria che riconosce l’importanza di unire il passato al presente, con azioni di tutoraggio. Il ceo di Pitti Immagine ha sottolineato anche l’apertura del Governo al sistema moda: “Matteo Renzi è il primo ministro che partecipa alle fashion week, consapevole che questa industry è un driver per lo sviluppo dell’Italia. Sta cercando di lanciare nuovi progetti per attrarre investimenti esteri, vedremo se riuscirà a metterli in atto”.



Passando al tema caldo della giornata, ovvero il supporto che le nuove tecnologie possono offrire alle aziende della moda, una chiave di lettura un po’ provocatoria è stata offerta da Federico Barbieri, svp digital and ebusiness di Kering, colosso del lusso francese a cui fanno capo brand come Gucci, Bottega Veneta, Brioni, Pomellato e altri. “I progetti delle maison sul digitale - ha domandato alla platea - sono rappresentativi del lusso o piuttosto di quello che gli utenti si aspettano di vedere? Dico questo perché spesso gli operatori del digitale si focalizzano sui bisogni dei consumatori, ma il mondo del lusso ha un altro linguaggio. Il lusso cerca la perfezione, l’attenzione ai dettagli, la multisensorialità, mentre il digitale permette di condividere ma non di coinvolgere tutti i sensi contemporaneamente. Oggi ad esempio tutti si sono “innamorati” dei big data, ma paradossalmente queste analisi mancano di unicità, di attenzione al dettaglio. E’ necessario dunque che il mondo del lusso e quello del digitale siano disponibili ad incontrarsi, che significa aprirsi al nuovo, abbracciare qualcosa che non si conosce, ma lo devono fare entrambi”.

Un’altra criticità che è stata sollevata durante il convegno è l’uso indiscriminato dei social, infatti Jarvis Macchi, global digital pr manager di Tod’s, ha affermato che le piattaforme vanno selezionate in coerenza con il brand: “Noi ad esempio non siamo presenti su Twitter, perché riteniamo di non poter parlare la grammatica di questo social network, non riflette il nostro tono di voce”.

Ciononostante proprio il microblogging dell’uccellino azzurro sta creando nuovi progetti con marchi di moda, come ha anticipato Salvatore Ippolito, country manager Italy di Twitter: “Durante le settimane della moda abbiamo notato un aumento delle conversazioni del 42%, questo vuol dire che le persone sono molto coinvolte in questa piattaforma. Abbiamo rilevato inoltre che
il 30% degli utenti che “cinguettano” in Italia seguono brand della moda e ne retwittano i commenti. Grazie all’analisi dei big data lanceremo l’anno prossimo un progetto con la catena di abbigliamento inglese Topshop, basandoci sui tweet delle persone in materia di moda, colori, outlook, e traendo quindi indicazioni per il lancio in real time di una selezione di capi
Topshop negli impianti outdoor digitali”.

Nel corso di Decoded Fashion è stato presentato il programma “Startup Initiative” di Intesa Sanpaolo, per mettere gli investitori in contatto con i nuovi talenti, e “The fashion pitch”, concorso che premia la migliore idea in grado di offrire soluzioni inedite all’industria della moda.