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EGG Events, la nostra ricetta per sconfiggere la crisi. Parola di Andrea De Micheli

 L'amministratore delegato dell’agenzia parte della holding Casta Diva Group, ieri dal palco del Bea Expo Festival ha spiegato come è possibile far crescere le aziende nonostante la crisi.
 
 
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Nel pomeriggio di lunedì 17 novembre, nella cornice del Teatro Franco Parenti di Milano, si è tenuto il Bea Expo Festival, in cui i protagonisti, agenzie e aziende che investono in eventi, si sono ritrovati per fare l’annuale punto della situazione e scoprire il futuro andamento del mercato.

Tanti i contenuti in programma tra cui la tavola rotonda dal titolo: 'Il nuovo Big Bang degli eventi e il nuovo scenario competitivo. Tra crisi degli investimenti, fusioni fallite e acquisizioni malriuscite il mercato degli eventi è alla ricerca di nuovi equilibri. Chi perde e chi vince in questa fase, c’è ancora spazio d’accesso per i giovani, e quali strumenti devono possedere per essere appetibili?'.

Sul palco hanno animato la discussione i più autorevoli rappresentanti del settore: Andrea De Micheli (FOTO), amministratore delegato Egg Events; Andrea Francisi, chief operatng officer Filmmaster Events; Davide Verdesca, amministratore delegato Sinergie; Alberto Cassone, partner Alphaomega; Maurizio Murciato, client service director & business development manager Piano B, Luca Corsi, responsabile comunicazione e eventi Vorwerk Folletto; Davide Brunetti, Fox International Channels Italy.

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E proprio De Micheli ha fornito la 'ricetta' più apprezzata dal pubblico in sala per vincere in questo momento difficile; grande cognizione di causa la sua, dato che quest’anno è riuscito con i suoi soci a portare Egg Events a un fatturato di 7 milioni di euro con un aumento a tripla cifra rispetto all'anno precedente.
 
“In un momento così critico per la nostra economia, smanie di grandezza possono portare a fare scelte strategiche controproducenti. Noi abbiamo preferito investire su professionisti preparati e affidabili che ci permettessero di offrire ai nostri clienti servizi aggiuntivi e cruciali nell’organizzazione di eventi, uno fra tutti la logistica. Con l’ingresso nella nostra compagine societaria di Carolina Dotti Valentina Saluzzi abbiamo creato in brevissimo tempo una leadership nel settore che ci ha portato a risultati di fatturato molto positivi”.

“Carolina e Valentina, oltre alla loro spiccata competenza ed esperienza, fanno anche parte della generazione nata negli anni ‘80 - prosegue De Micheli -, cosa fondamentale per sapersi rapportare agli event manager delle aziende e al pubblico degli eventi, che sempre più spesso appartengono alla stessa generazione, quella dei Millennials. Gli attuali trentenni hanno creato un nuovo paradigma generazionale, rispetto a noi Baby-boomers, come ha sottolineato in una recente conferenza il sociologo americano Malcom Gladwell: un nuovo modo di fare comunicazione, meno basato su logiche top-down, e sempre più su logiche di sharing e peer-to-peer”.
 
E a proposito dei giovani, De Micheli ha dedicato una parte del suo intervento a coloro che sono appena entrati nel mondo del lavoro usando toni forti nei confronti della responsabilità che le aziende hanno nei confronti delle nuove generazioni. 
 
“In Italia si parla spesso di giovani, come se questa fosse una categoria cristallizzata o quasi imprigionata in quell’età. Dar lavoro ai giovani non significa pagarli 800 euro al mese per anni, ma indirizzarli su un percorso di crescita professionale e di esperienza che li porti a poter esprimere il loro meglio nella fase della loro completa maturità, verso i quarant’anni, e a guadagnare il giusto fin da subito. Ma questo non è possibile se le grandi aziende che comunicano con gli eventi e gli altri media, per risparmiare pochi euro sui costi, non danno la possibilità a noi agenzie di eventi di investire sui giovani, insegnando loro un mestiere, e permettendo loro anche di osare di più, di innovare di più, persino di sbagliare di più, per apprendere dai propri errori". 
 
L’ossessione per i tempi stretti e per i budget 'a strangolo' non ci permettono di dare ai ragazzi il tempoe i soldi per apprendere, come si deve, magari con esperienze formative anche all’estero, che li aiutino ad ampliare gli orizzonti e a crescere nella professione. Questo è un comportamento criminale nei confronti della nuova generazione, e anche suicida, perché senza una nuova classe dirigente preparata, la società si degrada. È responsabilità di chi può permetterselo, le grandi aziende, farsi carico d’un’azione sociale tanto importante”.