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Roberto Liscia (Netcomm): il digitale può cambiare il sistema Paese in uno scenario in cui è il consumatore che guida
Il presidente del consorzio, sul palco del convegno organizzato a Milano da Class Editori 'Dall’e-commerce all’e-business’, ha tracciato lo scenario internazionale in cui si muove il nuovo consumatore digitale. Oggi siamo di fronte al Super Consumatore, che utilizza tutti i mezzi a disposizione lungo un percorso d'acquisto che si è fatto più complesso e articolato. Ed è in questo contesto che le imprese devono fare il salto di qualità integrando il digitale nelle proprie strategie gestionali. L'importante è riuscire a farsi trovare da un consumatore sempre più sfuggente e, perché no, anche internazionale.

"Il vero cambiamento oggi è dettato dal consumatore che guida" continua Liscia, "costringendo le imprese ad agire in sintonia con esigenze ed aspettative del consumatore globale che fa di internet il mezzo privilegiato per informarsi, relazionarsi con le marche e, sempre più, anche finalizzare l'acquisto. A livello globale le persone che comprano su internet sono 1,2 miliardi e la crescita mondiale dell'e-commerce nel 2013 è stata pari a +13,5%. La crescita maggiore l'ha avuta la zona Asia pacific (+16,7%), seguita a ruota dall'Europa con +22,7% e 360 milioni di persone che comprano online. Stiamo parlando del 5,7%sul totale vendite retail, con percezione da parte delle imprese che tra 4 anni arrivi a quota 30% mentre per i consumatori la stima è maggiore e sfiora il 50%. Un numero importante, motivo per cui le aziende del Vecchio Continente devono adeguarsi ai nuovi modelli di business e consumo perché il proprio Pil torni a crescere, così come è avvenuto ad esempio in Germania".
Uk, Germania e Francia sono i paesi che attraggono il maggiore numero di compratori transnazionali e rappresentano da sole il 60% dell'e-commerce europeo. In tutto questo dove si posiziona l'Italia? In fondo alla lista ha precisato Liscia, sottolineando come le esportazioni italiane attraverso l'e-commercesiano minime: "Noi non siamo considerati un Paese da cui acquistare su internet (sono solo il 4% gli europei che comprano online in Italia) e questo è drammatico perché siamo un Paese esportatore. Purtroppo le nostre imprese non sono ancora attrezzate. Basti pensare che ad oggi sono solo 30 mila quelle chevendono online. Poche rispetto ad esempio alle 150 mila dei nostri vicini francesi. Sfatiamo una volta per tutte la convinzione che sia l'e-commerce la causa della chiusura dei negozi. E' semmai un mancato adeguamento degli stessi ai nuovi modelli di consumo che presuppongono la convergenza di tutti i canali di vendita. Oggi siamo di fronte al Super Consumatore, che utilizza tutti i mezzi a disposizione lungo un percorso d'acquisto che si è fatto più complesso e articolato. Il 67% delle persone inizia un percorso d'acquisto su un device (sfruttandone sempre più la mobilità) per terminarlo su un altro".
In Italia gli shopper online sono già 16 milioni. Dal 2006 ad oggi l'e-commerce in Italia è cresciuto double digit anno su anno, con l'abbigliamento come categoria merceologica che fa da traino. Ma il potenziale di crescita è ancora enorme, considerando l'elevata penetrazione dei device mobili nel nostro Paese e la piena soddisfazione degli acquirenti sul web che nel 93% dei casi hanno dato un voto alto alla compravendita.
Guardando oltre confine il presidente di Netcomm conclude ponendo l'accento sui paesi che mostrano il maggior potenziale di crescita dell’export italiano: "Usa, Giappone e Cina sono i tre mercati con le maggiori opportunità di sviluppo del contesto online dove siamo poco presenti e rappresentano una grande opportunità per l'Italia".
Maria Ferrucci