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Think Digital/1 De Molli (The European House - Ambrosetti): "Italia agli ultimi posti nella digital economy: nell'era della disruption per stare al passo serve un cambio di ritmo"
Valerio De Molli, managing partner di The European House - Ambrosetti, ha introdotto i lavori a 'Think Digital, guideline for the future' illustrando i principali trend che caratterizzano lo scenario attuale.
"Viviamo in un'epoca di disruption, caratterizzata da cambiamenti impressionanti avvenuti in poco tempo - ha esordito De Molli - . Basti pensare che Airbnb, la più grande società di ospitalità, non ha immobili; Amazon, il più grande retailer al mondo, fino a ieri non possedeva negozi; Facebook, il più grande social media, non crea contenuti; Uber, la più grande società al mondo di autovetture, non possiede vetture; Whatsapp, il più grande operatore di messaggistica, non produce telefoni; Tesla, la quinta azienda automobilistica, non esisteva 15 anni fa".
Tecnologia, innovazione e scienza offrono opportunità mai viste prima. 8 le principali aree di sviluppo: Intelligenza artificiale, machine learning e deep learning, robotica, veicoli autonomi, realtà virtuale e realtà aumentata, Big data, Internet of Things, Blockchain.
A tutto questo si aggiungono anche altre importanti tendenze mondiali: il commercio globale è esploso, raggiungendo i 16,5 trilioni di dollari, gli espatriati nel mondo sono a quota 50 millioni, mentre sono 35 milioni gli studenti e si formano online.
"Oggi le aziende hanno solo due opportunità: essere rapide o morire - ha detto De Molli - . L'Italia è attualmente agli ultimi posti per quanto riguarda la digital economy, ovvero in merito a connettività, capitale umano, servizi pubblici digitali e utilizzo del web. Se proseguiamo su questa strada, raggiungeremo il livello degli altri Paesi solo nel 2027, dunque è fondamentale un cambio di ritmo. Attualmente il numero degli utenti che utilizza Internet è sotto la media europea, le aziende che offrono un servizio di ecommerce sono ancora una minoranza e sono pochi anche quelli che interagiscono con la Pubblica Amministrazione attraverso il digitale".
Il rischio che si corre è perdere progressivamente posizioni tra le nazioni ai vertici dell’economia mondiale, a favore di Paesi che saranno più veloci e capaci nell’adottare le nuove tecnologie e sfruttare le possibilità generate dai mutamenti in atto.
Bisogna dunque rendersi conto che investire in comunicazione e nella trasformazione digitale è imprescindibile, anche perché c'è una chiara correlazione tra gli investimenti in Ricerca & Sviluppo e la crescita del PIL: i Paesi che innovano di più crescono perché generano posti di lavoro. Inoltre c'è una relazione positiva tra investimenti in R&S e performance aziendali.
“In questo qudro di grandi cambiamenti impattano sui Paesi ma anche sulle aziende e sui loro modelli di business,cambia anche il ruolo della comunicazione digitale, che diventa leva strategica fondamentale di posizionamento e di relazione con i clienti e con il mercato. La nuova centralità assunta dalla comunicazione spinge ad un cambiamento nel ruolo dei CEO, che devono diventare anche Chief Communicator, leader digitali e testimonial delle loro aziende", ha chiosato De Molli.
SP