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Conflitto di interessi: la sinistra punta Mediaset

Il 13 settembre la commissione Affari Costituzionali esaminerà la proposta di legge dell'Unione , troppo morbida per alcuni politici e opinion leader di sinistra. Marco Travaglio sull'Unità propone la chiusura di una rete del Biscione mentre il ministro Di Pietro invoca l'ineleggibilità per titolari di concessioni.

Risoluzione del conflitto di interessi, è uno dei temi in testa nell'agenda del nuovo governo. Prodi, come spiegato oggi in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, ha promesso che affronterà la questione in tempi rapidi, e il 13 settembre la commissione Affari Costituzionali esaminerà la proposta di legge dell'Unione.

L'intesa, in ogni caso, non è facile, soprattutto considerando la presenza di diverse correnti, più o meno 'severe', tra politici e 'opinion leader' di sinistra. Marco Travaglio, nella propria rubrica su l'Unità, critica la posizione del governo, troppo morbida, affermando che per risolvere efficacemente il conflitto di interessi in capo a Berlusconi è necessaria una severa norma antitrust, che preveda il limite di due reti per Mediaset. Non basta inoltre, secondo il giornalista, l'incompatibilità con le cariche di governo. Serve l'ineleggibilità, altrimenti il Cavaliere "Finchè fa il capo dell'opposizione può tenersi tv e giornali".

Questa posizione trova il consenso del Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, che chiede il ritorno all'applicazione della legge del 1957, che prevedeva l'ineleggibilità di propietari di concessioni, a maggior ragione se operanti nel campo dell'informazione. "E non basterà – queste le parole di Di Pietro riportate dal Corriere – ricorrere al trucco del blind trust e del gestore. La cessione deve essere effettiva, cioè non può avvenire attraverso rapporti di parentela o per mezzo di fiduciari facilmente riconducibili al propietario, pena pesanti sanzioni. Perchè, come scrive Travaglio, in certi casi il fondo è cieco, ma il padrone si vede benissimo". Quella al cui il ministro si prepara, dunque, è una vera e propria campagna, dentro e fuori il Parlamento.

Se il centro sinistra non cambierà rotta, inoltre, pare sia pronto a mobilitarsi anche il popolo dei Girotondi. Il premio Nobel Dario Fo, con un certo disincanto, prevede: "Qui finisce che ci rivediamo al Palavobis", ricordando i 40 mila che nel 2002 si radunarono a milano per dare una strigliata alla sinistra incapace di risolvere il conflitto di interessi, "Sento uno strano vento teso a rimandare, o a lasciar cadere il problema. Ma se di nuovo lasciano tutto com'era o fanno una legge beffa, la gente non starà a guardare".

Dario Franceschini infine, primo firmatario della proposta dell'Unione, per placare gli animi spiega che "Sul conflitto di interessi, abbiamo preso un impegno con gli elettori e lo rispetteremo, è scritto anche nel programma", ma frena: "E' una legge di carattere generale che serve alla nostra democrazia, non è mirata al caso Berlusconi. Abbiamo sempre parlato di conflitto di interessi rispetto alle responsabilità di governo, l'ineleggibilità parlamentare è un'altra cosa e l'Unione negli ultimi 10 anni non l'ha mai proposta".