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Content con Vista - media, marketing & AI di Emanuele Landi. Dalla palestra al contenuto: la teoria della riduzione dei “vabbè”

"La forza mentale non è un super potere: è una buona igiene. Come lavarsi i denti. Taglia i “vabbè” e i micro - alibi e allena il cervello a scegliere. Il resto — reputazione, performance, “fortuna” —arriva come conseguenza. E quando qualcuno dirà “eh, che botta di culo”, sorridi: sanno contare i goal, non gli allenamenti di martedì" consiglia il founder Landi Consulting, nella rubrica in esclusiva su ADVexpress.

Perché scrivo questo (e perché non è un pezzo fitness)

Da due anni e mezzo faccio intensive workout: 45 minuti, tre volte a settimana. All’inizio era un esperimento, oggi è non negoziabile. Non vi venderò rituali, checklist o “segreti del successo”. Parlo di forza mentale: la capacità di modulare le emozioni e scegliere quando sarebbe più comodo deragliare. In azienda come nella vita di tutti i giorni. Per molti è cosa nota, ma forse vale la pena soffermarsi su un dettaglio pragmatico che potrebbe aiutare come ha fatto con me.

 

La tesi che ho validato è meno “vabbè” = più traiettoria.

Ridurre i micro‑alibi (“vabbè dai, domani”) allena la tenuta sotto stress, sposta l’asse dal “reagire” al “rispondere” e migliora il priority setting. Effetto collaterale: meno burnout, meno bisogno di “sfogarsi” a caso, più lucidità nei momenti che contano. Facile a dirsi, sentito molto spesso dai guru del fitness, difficilissimo a farsi quando la giornata sembra correre su un pallottoliere e l’ennesimo impegno viene liquidato con un “vabbè”.  L’ho fatto anche io per anni. Tutto ciò che non produce effetti immediati, visibili e non è validato da altri, un tuo capo o il board viene rispedito nel mondo dei “vabbè”.


I “vabbè” spiegati ai board (e ai capi che amano le metafore nautiche)

Con l’avanzare delle responsabilità, accumuliamo micro‑deroghe. Non sono peccati mortali, ma correnti laterali: ti ritrovi fuori rotta senza accorgertene. Il giorno in cui serve decisione, non hai più il muscolo. La palestra o una attività allenante —quella vera, non i social —serve a ricordare al cervello che puoi stare nel disagio e scegliere comunque.


Dal corpo al business: come cambia il racconto in contesti organizzativi

Lavori esposti a giudizi e critiche (media, marketing, leadership, vendite) richiedono nervi saldi e narrazione coerente. La forza mentale non è la voce grossa in riunione: è temperanza. È saper ri‑raccontare la stessa idea a stakeholder diversi senza farsi sequestrare dalle emozioni del momento. È dire “no” quando serve, senza scena. È cambiare rotta per scelta, non per stanchezza. Essere capaci di esercitare metodo e pazienza ridurre l’intolleranza da eccesso di velocità e frenesia significa provare a mantenere una rotta che noi abbiamo deciso non altri.

 

“Botta di culo”? Quasi mai.

Quello che chiamiamo fortuna è spesso il dividendo di input coerenti. Tagli i “vabbè” per 90 giorni, e all’improvviso “capita” l’opportunità. In realtà l’hai costruita: stessi giorni, stessa ora, stesso sforzo. Niente magia, solo inerzia positiva.

E per capire quanto questo tema sia rilevante oggi fioccano corsi, fuffa guru, insegnanti e coach che ti offrono servizi per qualcosa di semplice da capire ma faticoso da fare: togliere alibi, iniziare a fare quello che non proprio non ti va e che potrebbe deluderti, spaventarti, renderti ridicolo. Ma è proprio qui che nasce il “trigger”, la “scintilla” del successo.

Nike negli anni 90 diceva “just do it”, oggi ci ha aggiunto il “why” perché trovare il senso è importante ed il senso è il valore reale che porti, senza alibi.


Dati che non urlano ma spostano (il famoso “ordine di grandezza”)

  • Mente più stabile: chi fa esercizio riporta in media ~43% di giorni in meno di cattiva salute mentale nel mese rispetto a chi non si muove. In più, l’ottimo per la salute mentale si colloca intorno a 45 minuti per sessione, 3–5 volte a settimana. (Ordine di grandezza consolidato in letteratura, utile come bussola.)
  • Formare un’abitudine richiede settimane, non slogan: mediana di ~66 giorni (con ampia variabilità, io ci ho messo un anno) per automatizzare un nuovo comportamento. Traduzione: serve costanza, non eroismi.
  • Burnout: l’attività fisica è associata a minore rischio di esaurimento emotivo; il segnale è robusto in più studi (cautela sulla causalità, ma la direzione è quella).
  • Testa & performance (sport): la mental toughness correla in modo moderato con la performance; in larga maggioranza degli studi gli atleti più “tosti” performano meglio.
  • Dal proposito all’azione: i piani “se‑allora” (implementation intentions) hanno effetti medio‑alti nel chiudere il gap intenzione→azione — in pratica, meno “vabbè”.

Quando la mente è centrata, il contenuto punge

Una mente più stabile taglia le sovrastrutture (paure, alibi, iper‑controllo) e lascia emergere essenza e specificità. Questo, lato mercato, significa più fiducia e più risposta:

Autenticità → intenzione d’acquisto: la percezione di autenticità (coerenza, trasparenza, craft, etica) è sistematicamente associata a maggior fiducia e purchase intention.

Contenuti “non artefatti” → più conversione: quando le persone interagiscono con contenuti percepiti come genuini (recensioni reali, UGC, creator credibili) i tassi di conversione risultano sensibilmente più alti rispetto ai contenuti puramente brand‑centrici.

Una mente acuta sposta la comunicazione dei contenuti da una narrazione funzionale, piatta ad una specifica, identitaria. E l’identità sposta adesione e adesione.

Tradotto: meno “vabbè” nella testa → meno “vabbè” nei contenuti. E i contenuti con meno “vabbè” sono quelli che spostano.

Effetti pratici (senza ricette)

Meno cedimenti alle emozioni negative → meno sfoghi inutili, più risposte e meno reazioni.

  • Priorità più chiare → scegli cosa non fare senza sensi di colpa.
  • Narrazione più solida → nei contesti organizzativi complessi, la coerenza percepita vale quanto (e talvolta più di) la novità.
  • Stress che non diventa cinismo → la fatica la fai in palestra, non sul team.

 


Conclusione

La forza mentale non è un super‑potere: è una buona igiene. Come lavarsi i denti. Taglia i “vabbè” e allena il cervello a scegliere. Il resto — reputazione, performance, “fortuna” — arriva come conseguenza. E quando qualcuno dirà “eh, che botta di culo”, sorridi: sanno contare i goal, non gli allenamenti di martedì. Ma non rinunciare proprio a tutti i “vabbè”, magari ne puoi usare uno per il prossimo croissant alla crema, ma non dirlo a nessuno.


Fonti (ordine sparso, utili da tenere nel cassetto)

  • Abitudini e tempi medi di automatizzazione: UCL/Lally; review 2024.
  • Esercizio e giorni di cattiva salute mentale: Lancet Psychiatry 2018.