Media

Malgara: ‘2009 data penalizzante. Switch off non sarà prima del 2014'

Contattato da ADVexpress, il presidente Upa conferma la posizione assunta nei confronti del ddl Gentiloni. "L'abbassamento del tetto pubblicitario al 45%, la riduzione dell'affollamento orario al 18% e il passaggio forzato al dtt causano una riduzione degli spazi per 440 milioni di euro".

Lo ha detto lunedì sera a Porta a Porta, lo ha ripetuto i giorni successivi sulla stampa specializzata e non, lo ha confermato oggi ad ADVexpress, il presidente Upa Giulio Malgara in questo disegno di legge Gentiloni non ci vede niente (o quasi) di buono.

"Confermo tutto ciò che ho detto in questi giorni – ha affermato Malgara al telefono – il disegno di legge Gentiloni è negativo soprattutto perchè, attraverso l'abbassamento del tetto pubblicitario al 45%, la riduzione dell'affollamento orario al 18% (comprese le telepromozioni ndr) e il passaggio forzato di una rete Rai e una Mediaset sul digitale terrestre entro il 2009, causa una immediata diminuzione degli spazi pubblicitari in un momento in cui, vista la stagnazione o la scarsa crescita dei consumi, il mercato deve essere stimolato. Inoltre, se dopo il +3% della spesa pubblicitaria nei primi otto mesi, dovrebbe essere confermata la nostra previsione di una crescita a fine anno del 2%, la legge 'cadrebbe' proprio in una fase in cui gli utenti si dimostrano inclini a sostenere la ripresa".

Quali sono, dunque, le sue proposte?

"Innanzitutto ritengo ragionevole, anche per Rete4 e Rai Tre, spostare la data del passaggio al digitale terrestre al 2012, anno in cui, tra l'altro, credo che comunque non tutta l'Europa sarà pronta per il cambiamento. Secondo me, lo switch off slitterà al 2014-2015. In secondo luogo bisogna rivedere la riduzione al 18% dell'affollamento e al 45% del tetto pubblicitario, percentuale che, è interessante notarlo, penalizza Mediaset e non tocca la Rai.

Senta, visto che comunque il destino della tv è il dtt, il passaggio anticipato di due reti non può essere visto in maniera, se non positiva, almeno propositiva?

Assolutamente no, perchè il timing è del tutto sbagliato. Nel 2009 infatti i decoder saranno in possesso, se va bene, del 60% della popolazione, e dunque i canali digitali non avranno ancora la possibilità di eguagliare gli analogici intermini di ascolti. Le aziende, una volta diminuite audience e share, non credo si dimostreranno sensibili alla 'causa' del digitale terrestre, e non investiranno, o investiranno di meno. Questo fenomeno, interesserà soprattutto le medie aziende, che inevitabilmente dovranno ridurre la pressione pubblicitaria, soprattutto in vista di un innalzamento del costo degli spazi, eventualità alla quale noi ci opporremo fermamente.

Per le due reti passate al dtt la diminuzione degli introiti sarà intorno al 30-40%, mentre per l'intero mercato la riduzione degli spazi pubblicitari può essere stimata intorno 440 milioni di euro".

Tra gli obiettivi del disegno di legge c'è quello di ridistribuire le risorse pubblicitarie e aprire il mercato televisivo a nuovi soggetti...

Non vedo per ora, nel panorama italiano, nessun soggetto che possa in tempi brevi entrare in maniera seria nel mercato televisivo. Per una iniziativa del genere, come ho già detto, è necessario un investimento probabilmente di almeno un miliardo di euro. Quello in cui si può sperare, è uno sviluppo di La7, del satellite, e dei circuiti locali, anche se, anche in questo caso, i tempi sono presumibilmente lunghi.

Per quanto riguarda la ridistribuzione degli investimenti su altri mezzi, questo potrebbe avvenire, ma non è cosa certa. Ad ogni modo, ritengo del tutto ingiusto che una legge influisca forzatamente nelle strategie di comunicazione e nella gestione dei budget di una azienda. Esistono, oggi, degli investitori che si affidano esclusivamente al mezzo televisivo, pur essendo del tutto liberi di pianificare sugli altri. Ciò significa che la scelta è fatta con cognizione di causa, e che i loro investimenti, una volta ridotti gli spazi televisivi, andranno del tutto, o in gran parte persi.

Matteo Vitali