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Pier Silvio Berlusconi (Mediaset): “Un anno eccezionale per ascolti, pubblicità, utili e contenuti. Sanremo è giusto che rimanga in Rai che insieme a noi difende il sistema televisivo italiano”

Nella conferenza stampa di fine anno l’amministratore delegato del Gruppo traccia un bilancio positivo sotto tutti i punti di vista. E ribadisce il ruolo della tv italiana nel panorama competitivo internazionale.

‘Un anno eccezionale’. Questa l’estrema sintesi del bilancio che Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, ha tracciato in occasione del
consueto incontro di fine anno con la stampa di mercoledì sera presso gli studi di Cologno Monzese. “Dal Covid abbiano fatto un cambio di passo – continua – con oltre 9.000 ore di autoproduzione, che significa un + 20% rispetto al 2020”.
La soddisfazione è a tutto tondo. Non soltanto per avere raggiunto gli ascolti del servizio pubblico, traguardo che, sottolinea “non è il nostro obiettivo perché siamo una tv commerciale” ma per avere consolidato, proprio insieme alla Rai, il sistema televisivo italiano quale punto di riferimento fondamentale per gli utenti e per gli inserzionisti. “In termini qualitativi e quantitativi la tv italiana è la più ricca d’Europa se non del mondo”, sottolinea il leader Mediaset e “in questa ricchezza la Rai gioca un ruolo fondamentale. Insieme sosteniamo il sistema televisivo”.

Esplicito il riferimento al vero ‘nemico’, ossia i grandi player stranieri e gli OTT.
Nel corso dell’incontro Piersilvio Berlusconi tornerà spesso a parlare di Rai contoni molto rispettosi anche per quanto riguarda Sanremo che, dietro a domanda diretta, almeno per il momento non si sentirebbe di mettersi in gara per strapparlo alla tv di Stato. “E’ troppo pesto per pronunciarsi dobbiamo capire meglio. Sanremo è un pezzo di Rai e da italiano mi auguro che lì rimanga. Se un domani dovesse essere sul mercato vedremo”.

Tornado agli highlights del ’24 l’ad snocciola i successi del Gruppo partendo dalla Mediaset España dove sono state ottenute sinergie per 55 milioni di Euro, per continuare con ProSiebenSat.1 dove con il 29,9% delle quote il gruppo italiano è il primo azionista. E poi ancora numeri ottimi per il Gruppo dove MediaForEurope fa registrare ricavi pari al +7,7% con un risultato operativo del +28,8%, e una posizione finanziaria netta pari a 200 milioni di euro da inizio 2024. Ultimo motivo di orgoglio l’assunzione di nuovi giovani talenti, per lo più under 30.

Anche gli utili vanno a gonfie vele e vanno oltre al raddoppio rispetto al periodo pre-covid passando da 454 milioni (2016-2019) a oltre un miliardo (2021-2024).
Utili che, ovviamente, sono la prima garanzia per investire nello sviluppo. E, in questo senso, la soddisfazione più grande è anche quella di essere un’azienda al 100% italiana.

Infine l’andamento della pubblicità, tema sul quale a latere della conferenza è intervenuto anche Stefano Sala, ad di Publitalia. Come noto i ricavi pubblicitari dei primi 9 mesi dichiarati lo scorso 21 novembre (leggi news) raggiungono 1.943,3 milioni di euro in decisa crescita (+6,5%) rispetto all'omologo periodo dell'anno precedente (1.824,8 milioni di euro). “Ci confrontiamo con un anno pazzesco, il ’23. In virtù di questo e di un anno come quello attuale in cui siamo stati penalizzati dagli eventi sportivi, Europei ed Olimpiadi in primis, prevediamo una chiusura super positiva, in crescita, nonostante il rallentamento degli ultimi mesi. A proposito di pubblicità una nota particolarmente positiva arriva dalla connected tv, in particolare dall’addressable tv che fa registrare una crescita del 30%, anno su anno. Se poi aggiungiamo il digital Out of Home e le radio, “il sistema crossmediale diventa una macchina incredibile”. La metafora finale è mutuata dalla nautica competitiva. “Siamo come una barca super tecnologica, andiamo avanti con poco vento ma voliamo quando il vento è forte”.

Siamo quindi soddisfatti di questi risultati? Lo siamo. Ci sentiamo più forti? Ci rilassiamo? “Assolutamente no”. Così l’ad di Mediaset rilancia a sfida per un 2025 ancora ricco di sfide.

 

Salvatore Sagone