Editoriale

Brexit, per l’Italia addirittura un’opportunità

L'esito del referendum sull'uscita della Grand Bretagna dall'Unione Europa che ha visto affermarsi la fazione del 'leave' è stato un vero e proprio dramma. Per i mercati finanziari il risultato ha preso i contorni di uno tsunami, di proporzioni ben superiori all’11 settembre, e al disastro di Lehman Brothers. Ma a ben guardare, ascoltando le dichiarazioni dei capi delle più grandi holding internazionali della comunicazione, Wpp in primis, per alcuni paesi europei, per l’Italia in particolare, potrebbe verificarsi un quadro addirittura favorevole.
 
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Per chi, come me, sperava in un risultato a favore della permanenza del Regno Unito all’interno dell’Unione Europea, l’esito del referendum inglese di giovedì scorso è stata una doccia fredda.

 
Per il 48% degli inglesi, soprattutto i giovani metropolitani istruiti e attivi e con una visione cosmopolita, che credono in un futuro all’interno dell'UE, certamente da riformare, è stato un vero e proprio dramma. 
 
Per i mercati finanziari l’esito ha preso i contorni di uno tsunami, di proporzioni ben superiori all’11 settembre, e al disastro di Lehman Brothers.

Come giornalista di lungo corso specializzato nella comunicazione, come padre, come cittadino italiano che allo stesso tempo crede in un progetto unitario europeo, sia pure con tutte le storture, le mancanze e i problemi da risolvere, sento il dovere di esprimermi su quello che mi aspetto e mi auguro che avvenga nello scenario della nostra industry di riferimento.

Da quello che vedo ci sono già segnali che aiutano ad avere una visione del futuro meno drammatica di quella prospettata nelle prime ore dall’esito della Brexit. Per alcuni paesi europei, per l’Italia in particolare, potrebbe verificarsi un quadro addirittura favorevole.

Il motivo del mio ottimismo deriva dalle recenti dichiarazioni dei capi delle più grandi holding internazionali della comunicazione, Wpp in primis, che pure venerdì scorso ha registrato una perdita del titolo alla borsa di Londra pari a un -5% in un comparto, quello dei media, che è andato in negativo oltre il 20% per i timori di una sostanziosa perdita di investimenti pubblicitari in UK, e non solo.

Un interessante articolo del Guardian di domenica 26 giugno riporta l’intervista a Sorrell, grande sostenitore della permanenza nell’Unione. "Certamente il clima di incertezza conseguente al voto rallenterà i processi decisionali delle aziende - ha dichiarato -, ma, allo stesso tempo, è necessario tenere i nervi saldi e rafforzare ancora di più la nostra presenza in Europa. Quattro dei dieci paesi più importanti per il Gruppo si trovano nell’Europa continentale". E qui arriva la buona notizia: questi quattro paesi sono, in ordine di importanza, "la Germania, la Francia, l’Italia e la Spagna". 
Quindi non si retrocede, ma si rilancia.

L’Italia, una volta tanto, si trova sul podio tra i paesi da preferire. Se il nostro Governo si desse da fare per ridurre la tassazione alle imprese e il complesso apparato burocratico, il nuovo quadro che va configurandosi potrebbe essere ancora più favorevole.

L’esempio di Sorrell, c'è da scommeterci, verrà seguito da molte aziende internazionali e dagli altri gruppi della comunicazione che, certo, non hanno visto di buon occhio l’esito delle urne inglesi: Maurice Levy, Ceo di Publicis, ha sempre sostenuto che per l’Inghilterra saranno più gli svantaggi che i vantaggi. 
 
Dello stesso tenore anche Sir John Hegarty, da me intervistato al Festival di Cannes (guarda il video su ADVexpressTv), che giudica come un vero e proprio disastro quanto successo, ma anche una grande opportunità da cogliere per cambiare le cose, in UK come in Europa. 

Coraggio, dunque, ce la possiamo giocare, e possiamo vincere la partita!

Salvatore Sagone
Presidente ADC Group