Congresso - convegno
Parlare di sostenibilità oggi significa parlare d’ambiente, di inclusività e di appartenenza. Ne hanno discusso i professionisti degli eventi sul palco del Bea World 2024
Quali sono I temi cruciali della sostenibilità, della diversità e dell’inclusione, oggi, nel contesto della pianificazione e gestione di eventi su larga scala? Sul palco del Bea World, un panel che ha esplorato gli hot topic e fornito preziosi spunti su come integrare i principi di sostenibilità e inclusività in progetti complessi, promuovendo al contempo un ambiente di lavoro etico e collaborativo al fine di creare eventi autentici e stimolanti. Moderatore del panel, Josh Stinton, Head of Engagement di Fieldwork.
Hanno partecipato Jens Oliver Mayer, Managing Director Jack Morton, Degmo Daar, DEI Process Designer Founder NoorD Consulting & Director EmmsTech, Gorazd Cad, Co-founder, Conventa e Vumile Msweli, philanthropist, entrepreneur, speaker, executive, columnist and career coach.
Il primo step: cosa significa diversità? “Non si tratta solo di essere bianchi o neri, maschi o femmine, ma è molto più di questo, perché là diversità arriva fino al nostro DNA. Io vengo dal Sud Africa e mio marito è nigeriano: sembriamo simili, ma siamo completamente diversi e il nostro DNA è più dissimile rispetto a quello di un americano e un cinese”, spiega Msweli. “Il DNA è molto stratificato. E, ad esempio, se pensiamo alla diversità nei termini in cui gestiamo le persone, pensiamo se qualcuno in questa stanza soffre di ADHD… Vi dico questo perché la domanda che dobbiamo porci è: stiamo davvero guardando la diversità in tutte le sue sfumature e stiamo semplicemente sottolineando le differenze?”.
Gorazd Cad racconta di come abbia avuto modo di assistere alla presentazione di molti progetti durante il Bea World e si sia reso conto che la sostenibilità a oggi si concentra soprattutto sul tema dell’ambiente. “Siamo in una fase in cui comprendiamo cosa dobbiamo fare, ma ancora non l’abbiamo reso misurabile. Negli eventi stiamo facendo grandi cose per la società, per le comunità, per le persone… Il prossimo step sarà proprio quello di imparare a misurare gli sforzi per dimostrare i passi fatti. Io vengo dalla Slovenia che è l’unica nazione che ha una parola specifica che significa che quando ci si incontra si rendono felici le persone. Ecco, lo scopo di chi fa il nostro lavoro è rendere felice la gente”.
Con oltre 30 anni di esperienza nel mondo degli eventi, Mayer spiega come si è evoluto il concetto di sostenibilità: “Ci sono stati grandi cambiamenti perché il mondo intorno a noi è cambiato e, di conseguenza, oggi vediamo la sostenibilità come contenitore di molti più aspetti rispetto al solo impatto ambientale. Il rischio, a mio parere, è quello di non prestare l’attenzione necessaria a tutti gli elementi che compongono il quadro della
sostenibilità, perché anche se sappiamo che sono intrecciati, vanno distinti nei loro obiettivi. Parliamo di ambiente: quest'anno, per dire, ci sono state inondazioni in Spagna che hanno visto un drammatico aumento della temperatura. Stiamo lavorando in un settore che crea 600.000 tonnellate di rifiuti che andranno in discarica ogni anno, l’equivalente di 100 camion della spazzatura pieni, ogni giorno. Operiamo in un settore che non ha un impatto drammatico sulla sostenibilità e sull'ambiente ed è nostro dovere agire, perché dobbiamo preservare le prossime generazioni. Come agenzie, abbiamo il dovere di cambiare il mondo e dobbiamo farci delle domande: ce l’avete davvero sostenbilità nel dna? La sentite? Sentite cosa significa scegliere fornitori sostenibili? Lo capite davvero? Se non misuriamo, non possiamo migliorare”.
Anche Daar sottolinea l’importanza di non mischiare tutti i concetti legati alla sostenibilità ma di mantenere separati gli obiettivi. “Anche perché quella che è per me diversità può non esserlo per te, come l’inclusione. Vorrei poi portare un altro tema alla luce: quello ‘dell’appartenenza. E’ qualcosa a cui penso abbastanza spesso quando vengo a questi eventi e incontro persone nuove. Cosa rende questo spazio uno spazio a cui sento di appartenere? Chi sono le persone e come si relazionano a me? Cosa possiamo fare per creare spazi inclusivi e assicurarci che ogni persona si senta a proprio agio? Il tema dell’appartenenza è qualcosa di molto personale, tutti desiderano sentirsi benvenuti ed essere non solo inclusi, ma anche accolti in uno spazio. Sono venuta qui stamattina e ho percepito un’atmosfera accogliente e ho pensato che l’ambiente risuonava con me. Ecco, quindi mi sento di aggiungere un altro ‘strato’ al tema della sostenibilità, che è quello dell’appartenenza”.
Il tema dell’appartenenza trova appoggio anche dagli altri relatori, che ne sottolineano l’importanza. “Questi aspetti qualitativi non sono così facili da misurare, ma sono essenziali quando si parla di sostenibilità. Sentirsi inclusi, sentirsi parte di un evento, così come anche di un progetto, di un’agenzia come la nostra, è il centro di tutto”, spiega Mayer.
Uno step oltre. Non si tratta solo di appartenenza, ma anche di allargare il cerchio a cui sentiamo di appartenere. “La chiave è creare spazi per eventi che siano veramente inclusivi, le persone hanno bisogno di sentirsi ‘viste’, di sentirsi importanti”, spiega Msweli. Creare più cultura dell’appartenenza tra aziende e clienti è uno step fondamentale da percorrere, come sottolinea Stinton. Così come aprire il cerchio dell’appartenenza.
Altri spunti? “Penso che tutto dipenda dal potere, da come lo distribuiamo, sappiamo tutti che nessuno vuole rinunciare alla propria posizione o al potere, ma cosa succede quando spostiamo la scala del potere? Il cambiamento avviene anche quando viene messo in discussione il potere”, spiega Daar. “Forse bisogna abbandonare anche alcuni taboo che ci fanno prendere decisioni di default su temi come la povertà, ad esempio, e molti altri” aggiunge Stinton.
Non solo appartenenza, ma anche connessioni, come sottolinea Msweli. “Oggi le persone hanno poche occasioni di connettersi tra di loro, di solito lo fanno in pausa pranzo o caffè, ma riuscire a connettersi offre la possibilità di creare storie che innaffiano il senso di appartenenza”.
Infine, un’ultima considerazione sugli eventi del futuro. “Sostenibilità, che sarà sempre più inclusività e diversità”, commenta Mayer. “Stamattina abbiamo assistito al talk sulle Olimpiadi di Parigi, uno straordinario esempio di come si possano progettare eventi su larga scala inclusivi con audacia e coraggio. A mio parere, esse rappresentano un vero e proprio punto di riferimento per i prossimi grandi eventi”.
Cercando di evitare il green washing. “Oggi il 90% degli eventi che si dichiarano sostenibili sta ancora facendo green washing, in qualche modo – sottolinea Cad -. E non è che sbagliate, perché magari spesso non lo sapete o non lo capite nemmeno. L’obiettivo, nel tempo, è organizzare eventi sostenibili autentici, e non abbiate paura di farlo perché non è vero che sono più costosi, si tratta di uno stereotipo. Una volta che si padroneggia la materia, possono diventare anche più economici degli eventi classici a cui siamo abituati”.
Un augurio per il futuro? “Per il futuro auspico collaborazione e creazione collettiva e, sicuramente, sostenibilità al 100% - conclude Daar -. Se sul tema dell’ambiente siamo già tutti piuttosto sensibilizzati, è sul tema della responsabilità sociale, dell’inclusione e dell’appartenenza che mi auguro si lavori con sempre maggior attenzione”.
Serena Roberti