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Bea World 2024. Thierry Reboul, ideatore della Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici e Paralimpici. “Abbiamo creato un evento epico, senza un piano B”

Una cerimonia davvero sfidante, che ha dovuto affrontare anche l’imprevisto pioggia, senza un piano B. Reboul racconta come è stata resa memorabile.

Nella giornata dei contenuti del Bea World 2024, un’opportunità unica: quella di addentrarsi nel ‘backstage’ della Cerimonia di Apertura dei Giochi Olimpici e Paralimpici con l’intervista a Thierry Reboul, Executive Director for Creative Branding and Ceremonies Paris Olympic Games 2024.

L’incontro, una chiacchierata con Salvatore Sagone, Presidente ADC Group & Founder BEA e Patrick Roubroeks, Founding Director XSAGA e membro di 27Names, ha puntato i riflettori sul dietro le quinte di un evento che non sarà mai dimenticato e che ha cambiato il modo in cui la produzione di eventi sportivi e cerimonie verrà gestita nel futuro.

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L’evento ha trionfato al Bea World 2024 con: Iconic Award Grand Prix Ex Aequo, Press Award e People's Choice Award, 3 primi premi in Celebtarion / Festivity, Sustainable Event e Unespected Use of a space. A Paname24 il Premio Speciale di Best Event Agency.

Thierry Reboul, amico storico del Bea, oltre a essere l'ideatore dell’evento, è stato presidente e fondatore di Ubi Bene, agenzia di eventi fondata nel 2000 e specializzata in operazioni ad alta visibilità. Tra le imprese più note (e pazze) firmate Reboul, la maglia di Tony Parker messa sulla Statua della Libertà, la distruzione dell'autobus di Knysna e la zip-line sulla Torre Eiffel di Parigi. Fu proprio Reboul a progettare e costruire la gigantesca pista di atletica sulla Senna nel 2017 per la candidatura di Parigi a ospitare i Giochi Olimpici. Nel 2018, è entrato a far parte di Paris 2024 come direttore esecutivo per il branding creativo e le cerimonie.

La Cerimonia è stata un evento davvero sfidante perché, per la prima volta nella storia, è stata portata fuori da uno stadio e concepita utilizzando la città di Parigi come grande, immenso, palcoscenico. “Io ho una malattia: non riesco a fare le cose come le fanno gli altri. Anche al ristorante, se tutti ordinano qualcosa, io cambio. Volevo realizzare un evento mai visto prima e ho avuto sei anni di tempo per pensarci e convincere le istituzioni e la
polizia a darmi la capitale. Non è stato per niente facile: quando ho mostrato i progetti, non erano molto felici. Anche perché volevo anche la Senna, nel cuore della città. Devo essere onesto: non avevamo un piano b. E sapete perché? Perché il piano a era così ambizioso che avremmo finito per abbandonarlo. Sapevo che se non mi fossi messo in gioco, l’avrei rimpianto per tutta la vita
”.

Come ha creato la squadra? “Ho incontrato un sacco di field director, sapevo che avevo bisogno di un direttore diverso dai soliti anche perché avevo un concept con 12 chilometri di senna da gestire e ho pensato a qualcuno che venisse dal teatro. Ho chiamato Thomas Jolly, che ha davvero una creatività sorprendente e, insieme, siamo riusciti a creare una grande live experience di ispirazione teatrale per tutta la città. L’obiettivo era che tutto fosse molto ‘wow’ ma, allo stesso tempo, molto umano… Gestendo circa 20.000 persone di staff, in totale”.

Tra i momenti clou, c’è sicuramente l’apparizione del cavaliere - anzi, della cavallerizza - con il cavallo d’argento sulla Senna. Una statua in movimento di circa 500 chili costruita in quasi un anno di lavoro. “Abbiamo fatto tutti i test in acqua, di notte, quando il cavallo era completamente coperto perché nessuno doveva vederlo”.

La domanda di Salvatore Sagone, che tutti ci siamo fatti: “Parliamo del tempo: la pioggia ha ‘firmato’ la cerimonia. Il cattivo tempo è stato un problema o un’opportunità?” “All’inizio, sicuramente, ci ha ostacolati e, tra l’altro, erano i giorni dell’anno in cui, in teoria, doveva esserci statisticamente la minor probabilità di pioggia…”, spiega Reboul. “Abbiamo dovuto modificare alcune parti dello show. Poi, abbiamo radunato il team e capito che dovevamo farlo. E che dovevamo prendere decisioni step by step, ogni 10 minuti, per capire cosa fare. Alla fine è stata una fantastica opportunità perché ha dato all’evento un’allure epica. Nella gestione dell’imprevisto, Celine Dion è stata determinante: è stata la prima a buttarsi e tutti gli altri artisti l’hanno seguita!”.

I Giochi Olimpici si sono anche distinti per la loro inclusività. “Per la prima volta nella storia, c’era un numero paritario di partecipanti uomini e donne”, spiega Reboul. A proposito di inclusività, un grande lavoro è stato fatto anche per i giochi Giochi Paralimpici. “Sono stati posti allo stesso livello dei Giochi Olimpici, curati dallo svedese Alexander Ekman, regista e coreografo dell'evento, bravissimo, un appaluso. Credo che questi eventi siano stati collettivamente memorabili”.

SR