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Gitto (ADCI/GB22): “Ricalibrazione dei valori, consolidamento delle ‘esperienze’ digitali e un maggior focus sulla visione sociale dei brand: da qui ripartirà la comunicazione dopo la crisi”

Vicky Gitto è testimone diretto del funzionamento dello smart-working: lo dimostra la gara Mondadori condotta e vinta in remoto da GB22, cui il presidente ADCI ha potuto lavorare usando solo uno smartphone. E racconta ad ADVexpress la sua visione sul futuro della comunicazione post crisi: l’acquisto online diventerà un abitudine di cui molti brand dovranno tenere conto; impareremo a dare più valore a cose che ritenevamo scontate; il linguaggio e le strategie avranno un riflesso sociale ben maggiore rispetto a oggi.

Vicky Gitto, Presidente ADCI, parla della gara indetta dal Gruppo Mondadori e vinta da GB22, l’agenzia di cui è Direttore Creativo (leggi news), come di una nuova entusiasmante sfida: “Siamo stati chiamati mentre eravamo già tutti in quarantena a casa e abbiamo dovuto reinventarci il modo di lavorare. Non ci siamo mai visti né col cliente né fra colleghi, ma tutto è stato estremamente fluido, perfino più di quanto avremmo potuto immaginare senza averlo provato direttamente. Siamo davvero soddisfatti sia per essere riusciti a fare una cosa del genere in questo momento, sia perché la campagna parla specificatamente di quella che è la condizione attuale in cui siamo tutti chiusi in casa, dando il libro come chiave per l’evasione”.

Dal processo a monte della campagna, secondo Gitto, può essere tratta una lezione dai risvolti più generali: “Credo che la situazione in cui ci troviamo spingerà forzatamente tutto il Paese verso l’esperienza di nuovi modi di lavorare che, magari, prima sapevamo di poter utilizzare ma ai quali, non avendone l’esigenza, non ricorrevamo se non in casi estremi. Alla fine abbiamo fatto una gara in meno di due settimane, fortunatamente l’abbiamo vinta, e siamo riusciti addirittura ad andare on air in meno di 10 giorni. Ripeto, è andato tutto bene: ma lavorare con tempi così stretti non può essere o diventare una regola, perché se qualcosa va storto non ci si riesce a star dentro… Nel nostro caso abbiamo subito trovato un’intesa con il cliente, il lavoro è stato apprezzato immediatamente e questo ci ha messo in condizione di poterlo confezionare molto bene nonstante i tempi e le distanze”.

Dall’emergenza nasceranno poi ulteriori esperienze destinate a rimanere. “La crisi ha imposto trasversalmente a tutti quanti l’esigenza di dover evolvere velocemente nel modo di relazionarsi – osserva Gitto –. Il tema più grande in questo momento è colmare i vuoti che si sono creati, trovando modalità alternative per dare continuità al business, alla comunicazione, alle relazioni.

Molte persone, magari per pigrizia o perché non ne avevano bisogno, non si erano mai spinte a modificare le proprie attitudini nel relazionarsi o nell’acquistare direttamente online: ora hanno provato questo tipo di esperienza ed essendosi resi conto della velocità e della comodità probabilmente continueranno a farlo e diventerà per loro un’abitudine. Da un punto di vista commerciale, questo è uno dei temi che sto discutendo spesso con alcuni dei nostri clienti e sui quali occorre fare molta attenzione per essere pronti al momento in cui l’emergenza finirà: molti dei target e dei mercati ai quali le aziende si rivolgono, soprattutto su determinate categorie di prodotto, si porteranno infatti dietro questa esperienza e cambieranno le loro modalità di acquisto”.

Un altro aspetto ‘figlio’ dell’emergenza è quello che riguarda il tema valoriale: “Siamo stati tutti quanti messi di fronte allo stop totale di qualsiasi attività indica Gitto –, senza alcuna differenza di attitudine, di abitudine, di ceto sociale o di localizzazione geografica. Questo, secondo me, ci lascerà di positivo una ricalibrazione dei valori: oggi ci rendiamo conto che molte delle cose che davamo per scontate sono in realtà un lusso, e spesso una grande forma di libertà”.

Entrando nella parte più ‘pratica’ del lavoro, e tornando a riferirsi alla campagna Mondadori, Gitto spiega come “Per poter andare on air in così poco tempo abbiamo necessariamente dovuto fare un grande lavoro di ricerca di immagini di repertorio: non potendo uscire e non potendo girare, ci siamo dovuti adeguare e trovare delle risposte che fossero rilevanti nonostante le condizioni attuali. Come ho detto, è stato un successo: certo però non può diventare una logica costante perché ovviamente la qualità del prodotto ne andrebbe a soffrire”.

Anche il linguaggio pubblicitario che emergerà nel post crisi dovrà essere diverso: “In questo momento le aziende sono evidentemente disorientate. Da un lato si vorrebbe dare continuità agli aspetti di business, ma dall’altro si vuole evitare l’errore di ‘cavalcare’ un momento che è drammaticamente importante per tutti. Quando l’emergenza finirà, sarà necessario ripartire inserendo nelle strategie e nelle logiche della comunicazione un focus e un’attenzione al sociale sempre più forti”.

Il cambiamento in questo ambito è qualcosa che gli addetti ai lavori – spesso abituati ad anticipare le nuove tendenze – hanno affrontato già diverse volte in passato. “Ma oggi non sono solo loro, è proprio la vita che ce lo impone afferma Gitto –. Un brand che oggi non abbia una visione sociale importante rischia veramente di essere un brand avulso dalla realtà, e questa situazione ne è la più grande dimostrazione.

Al termine della chiacchierata, il presidente dell’ADCI conferma di trovarsi ‘isolato’ nella sua casa di Palermo: “Tengo però a sottolineare che non sono uno degli ‘evasi’ da Milano. Sono venuto per un compleanno di amici ed è da quasi un mese che mi trovo quindi costretto a restare qui vicino al mare. Un weekend che non dimenticherò mai, perché fra l’altro, indeciso se portare o no il computer, alla fine l’ho lasciato in ufficio e quindi ora posso lavorare solo con il telefono… Anche questa è una cosa che avrei voluto evitare ma alla quale mi sono dovuto adeguare. Devo dire però che oggi con uno smartphone ben strutturato si possono fare grandissime cose: organizzare riunioni, mandare file, guardare montaggi. Per fortuna ho un socio super-tecnologico e dei colleghi veramente bravi e veloci nel risolvere tutti gli aspetti pratici, e senza di loro sarebbe stato tutto assai più complicato”.

 

Tommaso Ridolfi