Digital
Dada Day: il web 2.0 scuote l’informazione e il business
L'influsso che la nuova era di Internet, quella definita Web 2.0 e
caratterizzata da una maggiore partecipazione degli utenti, esercita sul mondo
dell'informazione e sul modo di fare business è stato al centro della quinta
edizione del Dada Day promosso da Dada. Dopo il saluto
introduttivo di Piergaetano Marchetti, presidente Rcs
MediaGroup, azionista di maggioranza della società, la tavola rotonda
moderata da Maria Latella, direttore di A, ha visto
l'intervento, fra gli altri, di Antonello Perricone,
amministratore delegato di Rcs Mediagroup, che ha dichiarato: "Rcs è un gruppo
editoriale, multimediale e internazionale, siamo entrati nella multimedialità
con Dada non solo per motivi economico-finanziari ma perché la vera sfida oggi è
realizzare l'integrazione fra carta stampata e nuovi media". "Le nostre testate
– ha aggiunto – godono di prestigio e autorevolezza e possono rappresentare un
punto di partenza per favorire lo sviluppo del web verso pubblici che non siano
esclusivamente quelli dei giovani".
Anche i giornali più autorevoli, però, ha sottolineato Franco Carlini, direttore del mensile di cultura digitale Vision, dovranno fare i conti con una nuova sfida: "Potenzialmente tutti i lettori possono avere accesso alle stesse fonti dei giornalisti. Abbiamo a che fare con un lettore critico, che spesso ne sa più di noi, che si confronta con altri lettori, nei blog e nei forum, su quanto scrivono i giornali. Tutto questo ci costringerà a non abbassare la guardia sulla qualità". Non solo, ma è il concetto stesso di autorevolezza a essere messo in crisi dalla Rete. "Gli strumenti tecnologici come i Feed Rss – ha commentato infatti Massimo Mantellini, blogger – consentono ai lettori di aggregare svariate fonti di informazione, che possono andare dai prestigiosi quotidiani stranieri ai blog. Molti lettori sperimentano così una forma di autorevolezza che proviene da fonti che essi stessi hanno scelto". Un altro aspetto critico del Web 2.0 è la sostenibilità. "Nel business plan delle start up del Web 2.0 spesso manca la colonna dei ricavi - è stata l'osservazione di Paolo Barberis , presidente Dada (nella foto sopra) – anche perché la pubblicità è decisamente sbilanciata a favore di altri mezzi come la televisione. Eppure la quota di tempo dedicata a Internet è in proporzione decisamente superiore alla quota di investimenti che va al mezzo".
Tuttavia, per quanto la pubblicità sul web sia ridotta rispetto al totale, "I tassi di crescita degli investimenti sul web rappresentano un sogno per chi opera nell'editoria classica – ha osservato Perricone -. Noi vogliamo cavalcare questa crescita, e dialogare con i nuovi mezzi, non segnare una trincea fra la carta stampata e il web. L'area Rcs Digital promuove un dialogo costante con i due maggiori quotidiani, il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, e in questa direzione continueremo a investire".
Anche il mondo del business vive le traformazioni indotte dalle nuove forme di partecipazione presenti sulla Rete, come è emerso dagli interventi della seconda tavola rotonda. È il caso di Sony Bmg, che, come ha spiegato Andrea Rosi, vp digital business development Southern Europe, deve fare i conti con "uno tsunami che sta sconvolgendo i modelli di business. Lo sfruttamento commerciale del prodotto musicale non è più sufficiente per fare business, anche per il fenomeno della pirateria digitale. Occorre allora stabilire un rapporto diretto con i consumatori. Da qui gli accordi con società come YouTube o Google, per permettere agli utenti l'uso delle nostre registrazioni. Sono cambiamenti che però sono difficili da far digerire a strutture aziendali ormai superate".
Un'esperienza simile è stata descritta anche del gruppo Elio e le Storie Tese, che ha creato un sito dal quale, dietro pagamento di una somma contenuta, gli utenti possono scaricare brani e video. "Abbiamo in archivio circa 1.500 file – hanno spiegato il cantante Elio e Marco Conforti, manager e consigliere delegato Hukapan – Elio e le Storie Tese – e per il 2006 raggiungeremo i 150.000 euro di ricavi dalla vendita di contenuti digitali".
Neanche la radio può restare indifferente davanti ai cambiamenti in atto, che finiscono per riguardarla direttamente. "Per i giovani fino ai 25 anni la radio è il mezzo che meglio si integra con Internet – ha spiegato Luca Viscardi, direttore programmi Play Radio -. La fascia critica però è quella dei 13-18enni, in cui Internet prende sempre più piede: una ricerca paneuropea ha mostrato che dal 2001 il tempo medio da loro dedicato alla radio è diminuito del 24%. Dobbiamo allora pensare a differenziare il nostro mezzo. Già oggi la musica non è il motivo principale che muove gli ascolti, contano di più la creatività e la capacità di fare compagnia e coinvolgere con quanto si dice fra una canzone e l'altra ".
Claudia Albertoni