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E-Commerce e digital: l'Italia è in ritardo, ma mostra segni di ripresa. Mobile, istruzione e investimenti le chiavi per agganciare i 'big' d'Europa
In occasione del convegno ‘eCommerce e Innovazione Digitale: un’opportunità per l’Italia’, organizzato da Class Editori in collaborazione con Accenture, Pegaso, IntesaSanPaolo, con il patrocinio di Regione Lombardia e in partnership con Netcomm, diverse personalità del retail e dell'ICT hanno discusso in materia di commercio elettronico nel belpaese. Risulta che l'eCommerce è in grande crescita, con prospettiva di un futuro solido in quanto, è emerso, dovrebbe riuscire a garantire un servizio completo e multicanale. Per un paese ancora per tanti aspetti arretrato, la differenza potrà farla la forte penetrazione del mobile. A questo va aggiunto il grande contributo dato dall'Agenda Digitale del Governo.
Come cogliere le opportunità che derivano dalla crescita del commercio elettronico?
Quali sono le strategie da seguire per assumere un ruolo di primo piano negli scenari che si vanno delineando?
Come trasformare il ritardo che l’Italia ha in questo momento nello sviluppo dell’eCommerce in un’occasione di crescita e di creazione di posti di lavoro?
A queste ed altre domande ha provato a rispondere oggi, 27 gennaio, il 2° Summit dedicato al commercio elettronico, dal titolo ‘eCommerce e Innovazione Digitale: un’opportunità per l’Italia’, presso l’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli a Milano.
L’appuntamento è stato organizzato da Class Editori in collaborazione con Accenture, Pegaso, IntesaSanPaolo, con il patrocinio di Regione Lombardia e in partnership con Netcomm.
Nel corso della prima parte dell'incontro, che ha visto la presenza di insegne come Benetton, vente-privee, GS1 Italy Indicod-Ecr, Coop Italia e Zalando, è emerso che nel 2014 il valore generato dal commercio elettronico nel mondo è aumentato del 24% rispetto all’anno precedente, arrivando a 1.462 miliardi di euro (dati Netcomm) e coinvolgendo 1,2 miliardi di consumatori.
In Italia il valore è stato pari a 17,6 miliardi di euro, con la partecipazione attiva di 17 milioni di consumatori.
Nonostante il ritardo fino ad ora accumulato, sono in crescita anche i posti di lavoro: Amazon, per esempio, ha appena comunicato di averne creati 600 a tempo indeterminato (nel 2015) e che continuerà ad assumere nel corso di quest’anno, seguendo lo stesso trend che in Europa ha portato la società a creare 10.000 posti di lavoro l’anno passato.
Il digitale italiano è sottorappresentato in Europa: fatto 100 il fatturato europeo proveniente dal digitale, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania rappresentano il 61%, l'Italia solo il 3%.
Il mobile ha inoltre cambiato il comportamento dei clienti e in India, ad esempio, gli shop online stanno chiudendo per lasciare spazio agli shop mobile.
In Italia su 19 milioni di persone che hanno lo smartphone, 13.6 milioni hanno cercato un prodotto in negozio. Viceversa di quei 19 milioni, 8,5 cercano informazioni sul prodotto quando sono nel negozio.
Inoltre solo il 15% dei consumatori italiani, infatti, acquista prodotti fashion online, a fronte del 75% della Gemania.
Su questo gap incidono prevalentemente tre fattori: il primo è che gli italiani hanno la necessità di dover toccare con mano il prodotto che vogliono comprare e comprovarne la vestibilità. Il secondo è legato alla fiducia che si ha nei confronti di internet che è ancora bassa. Infine gli italiani concepiscono lo shopping come elemento di socialità.
Nella seconda parte del convegno, in occasione della tavola rotonda ‘I processi di riconversione digitale’, hanno discusso sui temi diverse personalità del mondo dell'ICT: Fabio Vaccarono (managing director Google Italia), Sylvain Querné (head of marketing Facebook Italia), Pietro Scott Jovane (a.d. Banzai), Andrea Ghizzoni (country director WeChat Italy), Massimo Tessitore (direttore multicanalità integrata Intesa SanPaolo) e Danilo Iervolino (presidente Pegaso).
Si nota, anche qui, una forte convergenza tra potenzialità e gap del Belpaese quando si parla di digital e commercio elettronico.
"C’eravamo lasciati con una governance non organizzata, priva di unit digitali create ad hoc e con una mancanza di eccellenze e investimenti importanti, necessari per stare al passo dei grandi Paesi europei - ha dichiarato Elio Catania, presidente Confindustria Digitale -. Oggi siamo felici di poter dire che il governo italiano ha messo spesso il digitale al centro dell’attenzione, ponendolo al centro della sua agenda".
Per stare al passo con la media europea, ammesso sia possibile nel breve periodo, le imprese dovranno cambiare, sposando il concetto di adattabilità, o non saranno in grado di sopravvivere.
Un input importante deve certamente arrivare dalla P.A., accelerando i processi a partire da imprese e scuole e dando il via ad una vera e propria ‘Politica Industriale’.
"Inutile negare che negli ultimi 3/4 anni l’Italia è cresciuta - ha affermato Vaccarono - imprimendo un cambio di marcia notevole in termini di digitalizzazione e commercio elettronico, con una nota di riguardo per gli ultimi tre mesi del 2015. Il punto, però, è che se andiamo a guardare in Inghilterra e in Germania, dove peraltro esistono lo stesso numero di imprese che in Italia, ci troviamo di fronte ad un’altra categoria. Entro il 2020, calcoliamo un milione di posti lavoro in Europa, impossibili da coprire per mancanza di competenze. Se è vero che il Belpaese è la patria delle intelligenze, allora dovremo essere bravi a sfruttare il digital per competere con i giganti a livello mondiale".
Scott Jovane, da novembre alla guida di una realtà (Banzai) in grado di raggiungere 220 milioni di fatturato con una crescita del 5%, 600 mila buyer e un team composto da 600 autori di contenuti, parlando di eCommerce ha commentato: "Proprio in occasione dello scorso Natale, abbiamo assistito in Italia a una vera svolta in ottica acquisti online. Questo è il momento di prendere la palla al balzo, facendo leva sull’interpretazione ‘local feel’ dei consumatori italiani, in modo che la forbice domanda/offerta possa far avvicinare il punto d’incontro il più possibile alla perfezione. Il commercio tradizionale non scomparirà, ma dovrà accettare e anzi completare la componente digital".
Lato social, ci si accorge subito della forza che Facebook, vero punto punto di riferimento per gli italiani sui dispositivi mobili, può dare al commercio elettronico e non a caso è sempre più frequente il binomio 'Social Commerce'.
Un modello che sta alla base di un percorso d’acquisto totalmente cambiato: laddove prima era lineare adesso è integrato e multicanale.
Processo sposato in pieno dalla Cina che con WeChat, colosso della comunicazione, del social network e del marketing cinese con piú di 1,5 miliardi di utenti attivi nel mondo (di cui oltre 500 milioni in Cina) e con cui Class ha stretto una partnership l'estate scorsa, ha deciso di giocare un ruolo importante nell'eCommerce per aprirsi all'estero.
Un incontro, quello di oggi, che ha visto chiamare spesso in causa il termine 'istruzione', imprescindibile per far in modo che l'Italia si metta in carreggiata in materia di digital.
Non a caso, il convegno, si è chiuso con una proposta concreta: "Considerato che si parla anche di formazione e istruzione - ha concluso Iervolino - invito a Napoli tutti i leader dell’ICT, di modo che la nuova generazione possa apprendere direttamente da loro. Questo il primo passo per rilanciare davvero il mezzogiorno".
Alessandro Rimi
Quali sono le strategie da seguire per assumere un ruolo di primo piano negli scenari che si vanno delineando?
Come trasformare il ritardo che l’Italia ha in questo momento nello sviluppo dell’eCommerce in un’occasione di crescita e di creazione di posti di lavoro?
A queste ed altre domande ha provato a rispondere oggi, 27 gennaio, il 2° Summit dedicato al commercio elettronico, dal titolo ‘eCommerce e Innovazione Digitale: un’opportunità per l’Italia’, presso l’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli a Milano.
L’appuntamento è stato organizzato da Class Editori in collaborazione con Accenture, Pegaso, IntesaSanPaolo, con il patrocinio di Regione Lombardia e in partnership con Netcomm.
Nel corso della prima parte dell'incontro, che ha visto la presenza di insegne come Benetton, vente-privee, GS1 Italy Indicod-Ecr, Coop Italia e Zalando, è emerso che nel 2014 il valore generato dal commercio elettronico nel mondo è aumentato del 24% rispetto all’anno precedente, arrivando a 1.462 miliardi di euro (dati Netcomm) e coinvolgendo 1,2 miliardi di consumatori.
In Italia il valore è stato pari a 17,6 miliardi di euro, con la partecipazione attiva di 17 milioni di consumatori.
Nonostante il ritardo fino ad ora accumulato, sono in crescita anche i posti di lavoro: Amazon, per esempio, ha appena comunicato di averne creati 600 a tempo indeterminato (nel 2015) e che continuerà ad assumere nel corso di quest’anno, seguendo lo stesso trend che in Europa ha portato la società a creare 10.000 posti di lavoro l’anno passato.
Il digitale italiano è sottorappresentato in Europa: fatto 100 il fatturato europeo proveniente dal digitale, la Gran Bretagna, la Francia e la Germania rappresentano il 61%, l'Italia solo il 3%.
Il mobile ha inoltre cambiato il comportamento dei clienti e in India, ad esempio, gli shop online stanno chiudendo per lasciare spazio agli shop mobile.
In Italia su 19 milioni di persone che hanno lo smartphone, 13.6 milioni hanno cercato un prodotto in negozio. Viceversa di quei 19 milioni, 8,5 cercano informazioni sul prodotto quando sono nel negozio.
Inoltre solo il 15% dei consumatori italiani, infatti, acquista prodotti fashion online, a fronte del 75% della Gemania.
Su questo gap incidono prevalentemente tre fattori: il primo è che gli italiani hanno la necessità di dover toccare con mano il prodotto che vogliono comprare e comprovarne la vestibilità. Il secondo è legato alla fiducia che si ha nei confronti di internet che è ancora bassa. Infine gli italiani concepiscono lo shopping come elemento di socialità.
Nella seconda parte del convegno, in occasione della tavola rotonda ‘I processi di riconversione digitale’, hanno discusso sui temi diverse personalità del mondo dell'ICT: Fabio Vaccarono (managing director Google Italia), Sylvain Querné (head of marketing Facebook Italia), Pietro Scott Jovane (a.d. Banzai), Andrea Ghizzoni (country director WeChat Italy), Massimo Tessitore (direttore multicanalità integrata Intesa SanPaolo) e Danilo Iervolino (presidente Pegaso).
Si nota, anche qui, una forte convergenza tra potenzialità e gap del Belpaese quando si parla di digital e commercio elettronico.
"C’eravamo lasciati con una governance non organizzata, priva di unit digitali create ad hoc e con una mancanza di eccellenze e investimenti importanti, necessari per stare al passo dei grandi Paesi europei - ha dichiarato Elio Catania, presidente Confindustria Digitale -. Oggi siamo felici di poter dire che il governo italiano ha messo spesso il digitale al centro dell’attenzione, ponendolo al centro della sua agenda".
Per stare al passo con la media europea, ammesso sia possibile nel breve periodo, le imprese dovranno cambiare, sposando il concetto di adattabilità, o non saranno in grado di sopravvivere.
Un input importante deve certamente arrivare dalla P.A., accelerando i processi a partire da imprese e scuole e dando il via ad una vera e propria ‘Politica Industriale’.
"Inutile negare che negli ultimi 3/4 anni l’Italia è cresciuta - ha affermato Vaccarono - imprimendo un cambio di marcia notevole in termini di digitalizzazione e commercio elettronico, con una nota di riguardo per gli ultimi tre mesi del 2015. Il punto, però, è che se andiamo a guardare in Inghilterra e in Germania, dove peraltro esistono lo stesso numero di imprese che in Italia, ci troviamo di fronte ad un’altra categoria. Entro il 2020, calcoliamo un milione di posti lavoro in Europa, impossibili da coprire per mancanza di competenze. Se è vero che il Belpaese è la patria delle intelligenze, allora dovremo essere bravi a sfruttare il digital per competere con i giganti a livello mondiale".
Scott Jovane, da novembre alla guida di una realtà (Banzai) in grado di raggiungere 220 milioni di fatturato con una crescita del 5%, 600 mila buyer e un team composto da 600 autori di contenuti, parlando di eCommerce ha commentato: "Proprio in occasione dello scorso Natale, abbiamo assistito in Italia a una vera svolta in ottica acquisti online. Questo è il momento di prendere la palla al balzo, facendo leva sull’interpretazione ‘local feel’ dei consumatori italiani, in modo che la forbice domanda/offerta possa far avvicinare il punto d’incontro il più possibile alla perfezione. Il commercio tradizionale non scomparirà, ma dovrà accettare e anzi completare la componente digital".
Lato social, ci si accorge subito della forza che Facebook, vero punto punto di riferimento per gli italiani sui dispositivi mobili, può dare al commercio elettronico e non a caso è sempre più frequente il binomio 'Social Commerce'.
Un modello che sta alla base di un percorso d’acquisto totalmente cambiato: laddove prima era lineare adesso è integrato e multicanale.
Processo sposato in pieno dalla Cina che con WeChat, colosso della comunicazione, del social network e del marketing cinese con piú di 1,5 miliardi di utenti attivi nel mondo (di cui oltre 500 milioni in Cina) e con cui Class ha stretto una partnership l'estate scorsa, ha deciso di giocare un ruolo importante nell'eCommerce per aprirsi all'estero.
Un incontro, quello di oggi, che ha visto chiamare spesso in causa il termine 'istruzione', imprescindibile per far in modo che l'Italia si metta in carreggiata in materia di digital.
Non a caso, il convegno, si è chiuso con una proposta concreta: "Considerato che si parla anche di formazione e istruzione - ha concluso Iervolino - invito a Napoli tutti i leader dell’ICT, di modo che la nuova generazione possa apprendere direttamente da loro. Questo il primo passo per rilanciare davvero il mezzogiorno".
Alessandro Rimi