Live Communication
Internazionalizzarsi puntando su emozione e fiducia dei clienti: così l’editoria può ‘Vincere la sfida della Digital Transformation’
In occasione del convegno di oggi, 3 novembre, a Milano su strategie e problematiche del mondo editoriale in ottica ‘future is only digital’, sono intervenuti in una tavola rotonda alcuni professionisti del settore, tra i quali: Carlo Mandelli, direttore generale Periodici Mondadori; Carlo Purassanta, amministratore delegato Microsoft Italia; Fabio Vaccarono, presidente Google Italia; Josef Nierling, amministratore delegato Porsche Consulting Italia; Daniela Canegallo, amministratore delegato MSLGROUP. Tra le soluzioni emerse, spicca la necessità di guardare gli utenti non più come clienti, ma come fan del proprio brand. Le aziende dovranno concentrarsi su un’offerta di contenuti premium, ‘omnichannel’ ed emozionali, interagendo direttamente con il cliente con lo scopo di garantire salienza e fiducia.
Oggi, 3 novembre, The Ruling Companies, in collaborazione con Harvard Business Review Italia e The American Chamber of Commerce in Italy, ha organizzato il convegno ‘Vincere la sfida della Digital Transformation: il caso esemplare del settore dell'editoria’, che si è tenuto a Milano, presso il Centro Congressi Assolombarda.
Dall'incontro è emerso come la trasformazione digitale impatta su tutte le aziende di tutte le dimensioni e di tutti i settori. Richiede a ogni organizzazione una rapida presa di coscienza e un’azione conseguente.
Non si tratta, infatti, di introdurre semplicemente più digitale, ma di portare l'azienda a cambiare per realizzare ‘business model’ innovativi che tengano conto, in modo sistemico e integrato, della digitalizzazione di prodotti, processi e mercati.
Occorre dunque riflettere su piani diversi e connessi tra loro: organizzazione, personale, prodotti, servizi, rapporti con cliente, canali distributivi, interazione online-offline e altro ancora.
In occasione dell’incontro di oggi, le azioni strategiche e le misure operative da adottare sono state analizzate con particolare riferimento a uno dei settori maggiormente impattati dalla digital tranformation: il settore dell'editoria, da tempo al centro dei processi di trasformazione, talvolta con successo, altre volte con effetti di disruption.
Problematiche specifiche e soluzioni applicabili nei diversi campi sono state presentate da alcuni rappresentanti di questa industry.
Una prima chiave per affrontare la trasformazione è arrivata da Carlo Purassanta, amministratore delegato Microsoft Italia, secondo il quale le nuove ‘media company’ stanno trasformando le persone da clienti a fan dei loro prodotti.
“Gli italiani, tra i più affamati di tecnologia al mondo, sanno che i social e le nuove tecnologie stanno cambiando informazione e comunicazione - ha spiegato Purassanta -. Grazie ai ‘Big Data’ e all'intelligenza artificiale, estrapoleremo il futuro con forecast sui business sempre più precisi. Considerando che nel futuro i dispositivi si moltiplicheranno e saranno sempre più interattivi e interfacciabili, si capisce quanto sia importante pensare i nuovi prodotti e servizi sulla base di ciò che gli utenti necessitano davvero".
Per riuscire a trasformare l’utente da semplice cliente a fan del proprio brand, ha fatto notare Josef Nierling, amministratore delegato Porsche Consulting Italia, bisogna saper colpire le sue emozioni, studiandone in primo luogo i suoi comportamenti.
"L'editoria si sta nettamente evolvendo - ha sottolineato Nierling -. Mai come nel 2015 Porsche ha realizzato un fatturato tanto positivo. Questo perché abbiamo compreso che la vera ‘disrupting innovation’ non è il prodotto, ma il comportamento del cliente. Lavorando con Mondadori, puntando sempre sull’unicità del marchio, ci siamo accorti che ciò che muove il cambiamento, oltre alla tecnologia, è l'energia derivata dalle emozioni dei lettori".
Produrre contenuti su base emozionale con lo scopo di attrarre l’utente fino alla fidelizzazione. Lasciare il ruolo di semplice produttore di magazine, ha affermato Carlo Mandelli, direttore generale Periodici Mondadori, per diventare sostenitore di ‘premium content’ fruibili per tutte le piattaforme.
"Negli ultimi cinque anni, le edicole registrano un calo dal 37% al 28% - ha evidenziato Mandelli -. Le testate hanno vita corta se non si rinnovano continuamente. Ringiovanirsi, abbassare l’abitudine ad alti profitti e assumere con più facilità coinvolgendo nell'organizzazione la nuova audience le nuove sfide da affrontare. Prendo in esempio Donna Moderna: l’idea era creare un universo attorno al prodotto, in grado di toccare tutti i possibili canali di fruizione. Oggi il 40% del magazine non arriva dalla carta”.
Mondadori, al momento a capo di 26 brand in 24 Paesi, registra revenues dal settore ‘magazine’ di 600 milioni di euro (50 % Italia e 50% Francia), a fronte di 12 milioni di copie al mese lette da 21 milioni di lettori.
Ma come si può essere certi che la domanda incontri sempre l’offerta?
"È stato fondamentale aver istaurato un dialogo con i lettori, ora sullo stesso livello di chi produce i contenuti, e chiesto di cosa necessitavano davvero, di volta in volta. Interessante notare che gli utenti cercano online qualcosa di complementare a ciò che leggono su carta. Noi dobbiamo essere veloci a garantire questo servizio, innovandoci costantemente", ha commentato Adi Ignatius, editor-in-chief Harvard Business Review.
La tecnologia è in continua evoluzione, viaggia a ritmi rapidi mettendo a disposizione di chiunque gli strumenti per produrre contenuti (prosumer).
Ma c’è chi, in modo inaspettato, non la pensa allo stesso modo, come nel caso di Fabio Vaccarono, presidente Google Italia: “Credo che in realtà abbiamo visto poca tecnologia. Al momento 2.8 miliardi di persone sono collegate nel mondo e, nei prossimi anni arriveremo a 5. Entro il 2020 ognuno di noi sarà dotato di 5 device a testa. Le vere sfide, in questo senso, saranno trasformare i business in internet business e global business, internazionalizzandoli. Concentrarsi sulla propria ‘core competence’, reinventarsi da publisher a ‘video publisher’ e produrre contenuti inerenti al brand d’appartenenza, queste le sfide da cavalcare".
Interessante anche un altro spunto, l’ultimo, secondo il quale il digital esiste in maniera tanto ‘liquida’ da non garantire più la sua tracciabilità: “Il digital è morto perché diventato ubiquo, trasversale ed eccessivo. Non ha più senso distinguere tra on line e off line. Oggi il digitale ci permette di conoscere gli utenti a tal punto che è possibile sviluppare strategie di comunicazione fortemente impattanti e mirate sulla base della rilevanza e della fiducia”, ha concluso Daniela Canegallo, amministratore delegato MSLGROUP.
AR
Dall'incontro è emerso come la trasformazione digitale impatta su tutte le aziende di tutte le dimensioni e di tutti i settori. Richiede a ogni organizzazione una rapida presa di coscienza e un’azione conseguente.
Non si tratta, infatti, di introdurre semplicemente più digitale, ma di portare l'azienda a cambiare per realizzare ‘business model’ innovativi che tengano conto, in modo sistemico e integrato, della digitalizzazione di prodotti, processi e mercati.
Occorre dunque riflettere su piani diversi e connessi tra loro: organizzazione, personale, prodotti, servizi, rapporti con cliente, canali distributivi, interazione online-offline e altro ancora.
In occasione dell’incontro di oggi, le azioni strategiche e le misure operative da adottare sono state analizzate con particolare riferimento a uno dei settori maggiormente impattati dalla digital tranformation: il settore dell'editoria, da tempo al centro dei processi di trasformazione, talvolta con successo, altre volte con effetti di disruption.
Problematiche specifiche e soluzioni applicabili nei diversi campi sono state presentate da alcuni rappresentanti di questa industry.
Una prima chiave per affrontare la trasformazione è arrivata da Carlo Purassanta, amministratore delegato Microsoft Italia, secondo il quale le nuove ‘media company’ stanno trasformando le persone da clienti a fan dei loro prodotti.
“Gli italiani, tra i più affamati di tecnologia al mondo, sanno che i social e le nuove tecnologie stanno cambiando informazione e comunicazione - ha spiegato Purassanta -. Grazie ai ‘Big Data’ e all'intelligenza artificiale, estrapoleremo il futuro con forecast sui business sempre più precisi. Considerando che nel futuro i dispositivi si moltiplicheranno e saranno sempre più interattivi e interfacciabili, si capisce quanto sia importante pensare i nuovi prodotti e servizi sulla base di ciò che gli utenti necessitano davvero".
Per riuscire a trasformare l’utente da semplice cliente a fan del proprio brand, ha fatto notare Josef Nierling, amministratore delegato Porsche Consulting Italia, bisogna saper colpire le sue emozioni, studiandone in primo luogo i suoi comportamenti.
"L'editoria si sta nettamente evolvendo - ha sottolineato Nierling -. Mai come nel 2015 Porsche ha realizzato un fatturato tanto positivo. Questo perché abbiamo compreso che la vera ‘disrupting innovation’ non è il prodotto, ma il comportamento del cliente. Lavorando con Mondadori, puntando sempre sull’unicità del marchio, ci siamo accorti che ciò che muove il cambiamento, oltre alla tecnologia, è l'energia derivata dalle emozioni dei lettori".
Produrre contenuti su base emozionale con lo scopo di attrarre l’utente fino alla fidelizzazione. Lasciare il ruolo di semplice produttore di magazine, ha affermato Carlo Mandelli, direttore generale Periodici Mondadori, per diventare sostenitore di ‘premium content’ fruibili per tutte le piattaforme.
"Negli ultimi cinque anni, le edicole registrano un calo dal 37% al 28% - ha evidenziato Mandelli -. Le testate hanno vita corta se non si rinnovano continuamente. Ringiovanirsi, abbassare l’abitudine ad alti profitti e assumere con più facilità coinvolgendo nell'organizzazione la nuova audience le nuove sfide da affrontare. Prendo in esempio Donna Moderna: l’idea era creare un universo attorno al prodotto, in grado di toccare tutti i possibili canali di fruizione. Oggi il 40% del magazine non arriva dalla carta”.
Mondadori, al momento a capo di 26 brand in 24 Paesi, registra revenues dal settore ‘magazine’ di 600 milioni di euro (50 % Italia e 50% Francia), a fronte di 12 milioni di copie al mese lette da 21 milioni di lettori.
Ma come si può essere certi che la domanda incontri sempre l’offerta?
"È stato fondamentale aver istaurato un dialogo con i lettori, ora sullo stesso livello di chi produce i contenuti, e chiesto di cosa necessitavano davvero, di volta in volta. Interessante notare che gli utenti cercano online qualcosa di complementare a ciò che leggono su carta. Noi dobbiamo essere veloci a garantire questo servizio, innovandoci costantemente", ha commentato Adi Ignatius, editor-in-chief Harvard Business Review.
La tecnologia è in continua evoluzione, viaggia a ritmi rapidi mettendo a disposizione di chiunque gli strumenti per produrre contenuti (prosumer).
Ma c’è chi, in modo inaspettato, non la pensa allo stesso modo, come nel caso di Fabio Vaccarono, presidente Google Italia: “Credo che in realtà abbiamo visto poca tecnologia. Al momento 2.8 miliardi di persone sono collegate nel mondo e, nei prossimi anni arriveremo a 5. Entro il 2020 ognuno di noi sarà dotato di 5 device a testa. Le vere sfide, in questo senso, saranno trasformare i business in internet business e global business, internazionalizzandoli. Concentrarsi sulla propria ‘core competence’, reinventarsi da publisher a ‘video publisher’ e produrre contenuti inerenti al brand d’appartenenza, queste le sfide da cavalcare".
Interessante anche un altro spunto, l’ultimo, secondo il quale il digital esiste in maniera tanto ‘liquida’ da non garantire più la sua tracciabilità: “Il digital è morto perché diventato ubiquo, trasversale ed eccessivo. Non ha più senso distinguere tra on line e off line. Oggi il digitale ci permette di conoscere gli utenti a tal punto che è possibile sviluppare strategie di comunicazione fortemente impattanti e mirate sulla base della rilevanza e della fiducia”, ha concluso Daniela Canegallo, amministratore delegato MSLGROUP.
AR