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La tv pubblica del futuro? Deve essere diversa e sostenibile, per promuovere la crescita del Paese

E' quanto è emerso dagli interventi della mattinata del Convegno Televisioni e Culture, tenutosi oggi, 29 novembre, a Milano presso la Sala Buzzati. Sen. Zavoli: "L'Italia di domani dipenderà anche da quanto la tv pubblica saprà trasmettere alle nuove generazioni". Gentiloni (Pd): "Indispensabile riflettere sul sistema di finanziamento e sulla governance".
Si è tenuto oggi, 29 novembre, a Milano, presso la Sala Buzzati, il Convegno Televisioni e Culture, organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera.

Tra gli interventi della mattinata, interamente dedicata a un'approfondita riflessione sul ruolo del Servizio Pubblico, da segnalare quelli di Sergio Zavoli (nella foto a sx), senatore della Repubblica, già presidente della Rai e già presidente della Commissione parlamentare di vigilanza e di Paolo Gentiloni, parlamentare del Pd, già Ministro delle Comunicazioni, già Presidente Commissione di Vigilanza Rai. 

Secondo Jerome Bourdon, storico e sociologo dei media, professore all'Università di Tel Aviv, "una tv pubblica di qualità è in grado di rendere i gli spettatori cittadini e non semplici fruitori del servizio televisivo".

Anche Zavoli concorda sull'importanza del servizio pubblico, affermando che "L'Italia di domani dipenderà anche da cosa la televisione saprà trasmettere alle nuove generazioni".

Una mission tutt'altro che facile quella della tv di Stato, dunque, che si trova anche a dover fare i conti con uno scenario in continua evoluzione. "La crescita esponenziale dei messaggi ha determinato una sorta di 'coriandolizzazione' e ha determinato un cambiamento del rapporto tra nazione e tv, che ha assunto modalità inedite - ha affermato Zavoli - . La multimedialità ha preso il sopravvento, così come la velocità".

"Alla Rai spetta il compito di far crescere il Paese, anche se non si può pretendere una televisione migliore della società e del Paese che rappresenta", ha chiosato Zavoli.

Più ottimista Gentiloni (nella foto a dx), che ritiene che "tra i media tradizionali la tv è senza dubbio quella dal futuro meno problematico, soprattutto se rapportata alla stampa".

Secondo Gentiloni, tuttavia, per avere un domani sereno la televisione pubblica deve puntare su alcune caratteristiche precise. "Innazitutto bisogna puntare alla  sostenibilità, in secondo luogo occorre affermarne la differenza - ha esordito Gentiloni - . La tv di Stato italiana ha delle peculiarità sulle quali bisogna riflettere: nel nostro Paese ad esempio l'ascolto dei canali generalisti è il più alto d'Europa, inoltre vantiamo il maggior numero di telegiornali televisivi ma il sito della Rai è solo al 24esimo posto nel ranking dei portali più visitati. Certo, il fatto che la televisione pubblica abbia ancora un forte peso può avere anche dei riscontri positivi, ma ha ancora senso la presenza di tre canali secondo una divisione di natura politica operata negli Anni Settanta? Senza dubbio la questione merita almeno un pensiero al riguardo".

Per essere apprezzata nei prossimi anni, la Rai dovrà sempre più fare leva su un'offerta differenziante rispetto alle altre reti. "Non ci si può limitare a un segno grafico di riconoscimento - ha affermato Gentiloni -: la televisione di Stato deve offrire qualcosa di diverso, puntando in particolare su qualità e innovazione, che oggi fa rima con Internet".

D'altra parte la Rai rispetto agli altri operatori ha un notevole vantaggio competitivo in questo senso. "La Rai è di fatto un fornitore di contenuti universali e gratuiti, dunque se per i suoi concorrenti la rete può anche rappresentare una minaccia, per la tv pubblica essa è soltanto una grandiosa opportunità, a patto di saperla sfruttare in modo efficace".

Certo, garantire la sostenibilità e la differenza, come ha sottolineato ancora Gentiloni, porta necessariamente a dover ragionare su altri due temi: il sistema di finanziamento e la governance, che forse, per garantire un maggiore pluralismo, dovrebbe essere diversa da quella approvata ormai anni fa dalla Legge Gasparri. Se la pubblicità continua a finanziare in modo consistente la tv pubblica, come può questa differenziarsi dagli altri canali? E' forse vincente la soluzione adottata dalla Francia, ovvero l'eliminazione dell'advertising? Ma in questo caso come garantire la sostenibilità?

Un cane che si morde la coda. In ogni caso in vista del rinnovo del contratto Stato-Rai, c'è da augurarsi che verranno messe sul tavolo anche queste questioni alle quali sarebbe bene trovare una soluzione.

Serena Piazzi