Editoriale

Cappuccino & Cornetto. Quello che ci mostra la radio

Nella su rubrica Marco Ferri riflette sull'ascolto della radio, che potrebbe essere diminuito a fronte di una diminuzione dell’uso dell’automobile dovuto all’aumento del costo della benzina. "Se tanto mi dà tanto, mentre ci si scontrava per fare prevalere un sistema di rilevazione sull’altro, il pubblico se ne è andato. A prendere l’autobus".
Il disordine che si è creato con l’interruzione della diffusione dei dati ufficiali di ascolto della radio è stata presa con filosofia: anche senza Audiradio il mercato c’è, patisce ma non fallisce. Ci sono stati anche assalti all’arma bianca: ricerche contro meter. Poi è arrivato Ipsos di Pagnoncelli con una App che permetterebbe di fare il salto della quaglia e dare dati di ascolto quasi in tempo reale.

Nel frattempo, qualcuno suggerisce di mettere il naso fuori dalle polemiche e dare un’occhiata alla realtà. Una realtà che ci dice che, complice l’aumento del costo della benzina, la crisi ha determinato una diminuzione dell’uso dell’automobile. Stando a quanto risulterebbe, nelle grandi città la circolazione privata sarebbe diminuita fino al 20%, con il conseguente travaso sul trasporto pubblico. Non è questo il momento né il luogo adatto a ricordare quanto si siano dimostrate folli tutte le politiche di taglio di spesa per il trasporto pubblico in Italia.

Ci sono le elezioni, quale migliore occasione per lanciare segnali di disapprovazione contro quelle politiche? Quello che invece è il caso di dire qui è che se il 20% non piglia più l’automobile la mattina per andare al lavoro, e quindi neppure la sera per tornare verso casa, anche l’ascolto della radio in auto dovrebbe aver seguito lo stesso andamento.

Se tanto mi dà tanto, mentre ci si scontrava per fare prevalere un sistema di rilevazione sull’altro, il pubblico se ne è andato. A prendere l’autobus. Beh, buona giornata.