
Editoriale
La bottiglia che non si vede ma si sente
Come noto, lunedì 17 febbraio veniva diffusa la notizia del lancio della nuova campagna The Invisible Bottle, firmata da Publicis Italy per Coca-Cola (leggi la news).
La campagna si basa sull'iconicità della bottiglia Contour, la cui forma inconfondibile viene evocata attraverso pochi indizi grafici: il logo bianco del marchio Coca-Cola opportunamente modellato su un grande sfondo rosso. ‘Feel it’ è il claim dell’annuncio.
Un'idea tanto semplice quanto efficace la cui paternità è stata però rivendicata sulla pagina Facebook di Publicis Worldwide (il post sulla campagna è stato poi rimosso) da Stephan Vogel, chief creative officer EMEA di Ogilvy.
Nel 2015, infatti, l'agenzia Ogilvy Frankfurt aveva realizzato la stessa immagine per
celebrare i 100 anni della bottiglia Contour e aveva addirittura vinto un oro ai London International Awards.
Ritengo che qualunque persona dotata di un minimo di buon senso non possa pensare a un plagio volontario. Un’agenzia del calibro di Publicis Italy, che ha solo da insegnare in termini di originalità creativa, non ha certo bisogno di ‘rubare’ un annuncio per fare bella figura o vincere qualche premio. Oltretutto, come i fatti dimostrano, ai tempi di internet e dei social media, la verità viene a galla in tempo reale.
Dal comunicato congiunto inviato in redazione da Publicis Italia e Coca Cola arriva il commento sull’accaduto che, di fatto, ammette la svista: “We were not aware of any existing similar projects. An incredible number of iconic ads have been designed for one of the world’s most iconic brands and at times, claims and events like this unfortunately are not uncommon. Publicis Italy and Coca-Cola always strive for great ideas”.
Quello che, a mio parere, sorprende della vicenda è come un’azienda, che di fatto approva la campagna, abbia in qualche modo perso la propria memoria storica. Mi piace pensare che nel caso di Coca Cola si tratti soltanto di un’amnesia momentanea.
Salvatore Sagone