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Social Media Marketing Day. Albanese: "Il 'monopolio' di FB crea troppo scontento: non può reggere a lungo"

Andrea Albanese, Social Media Marketing Manager e Digital Communication Advisor, in apertura dell'edizione 2017 del Social Media Marketing Day ha messo in evidenza i principali temi e trend in ambito social media. Come la mancanza di formazione adeguata per diventare professionisti del settore, l'importanza della CSR per conquistare ambassador tra gli utenti e il 'declino' degli influecer.

"Facebook è contro tutti: permette di fare live streaming, è una piattaforma di crowdsourcing, fa concorrenza alla tv e sta devastando un intero ecosistema. Questo 'monopolio' sta generando grande scontento tra aziende, istituzioni, editori, governi e per questo motivo non potrà durare a lungo", questa una delle affermazioni forti di Andrea Albanese, Social Media Marketing Manager e Digital Communication Advisor, nel suo intervento di apertura all'edizione 2017 del Social Media Marketing Day, volto a mettere in luce i principali trend del settore. 

Albanese ha posto l'accento in primis sulla necessità di comprendere le dinamiche sottostanti ai social media e alla digital communication. "Le grandi aziende che operano in quest'ambito, come Facebook appunto, difficilmente rendono note le proprie strategie, ma cercare di capire come si muove il mercato è molto utile per studiare delle strategie efficaci", ha detto il manager. 

In un panorama sempre più complesso, dove ormai ogni azienda e brand vanta una presenza sui social, avere seguito e visibilità organica sarà sempre più difficile e per questo si renderà necessario investire in advertising anche sui social. "Avere una pagina Facebook non basta più, se non si crea engagement, il rischio di non essere visti è altissimo", ha sottolineato Albanese. 

Inoltre, i like e gli share non sono più sufficienti. "Le persone vogliono vedere azioni vere e vogliono poter fare qualcosa di reale per entrare in relazioni con l'azienda e con gli altri utenti". 

Non solo. "Gli utenti diventano ambassador solo dei brand che dimostrano un impegno sociale. La parola d'ordine è CSR - ha detto Albanese - . Se le aziende dimostrano di avere dei valori condivisibili le persone le comunicano, dunque l'etica assume un ruolo di primo piano". 

Un altro argomento che merita attenzione sono i video. "Saremo tutti video star e video promoter?", si chiede Albanese. "Oggi tutti hanno la possibilità di fare live streaming e di promuovere se stessi e i propri prodotti attraverso filmati sui social, ma questo non significa che tutti diventeranno popolari e avranno un proprio pubblico - ha detto il manager - . Per questo motivo credo che si tratti di un trend non sostenibile". 

Lo stesso può dirsi degli influencer, che ora sono costretti a sostenere la propria visibilità attraverso l'advertising, poiché ormai sono troppi per riuscire a guadagnarsi l'attenzione dei fan. "Poi bisogna tenere conto del fatto che Facebook 'fabbrica' influencer sulla base dei like ottenuti, ma questo non vuol dire che queste persone siano davvero competenti rispetto a ciò di cui parlano", ha messo in guardia Albanese. "D'altra parte, se lavorassero davvero nel settore di cui parlano, avrebbero tutto quel tempo per postare video sui social? Forse no", ha aggiunto il manager. 

Lavorare con i social media non è un'attività che si può improvvisare, anche perché oggi richiede l'utilizzo di molti tool diversi che richiedono competenze ad hoc. Peccato che la formazione in quest'ambito non sia per nulla adeguata, come ha sottolineato Albanese: "Corsi universitari e Master non preparano i ragazzi in modo efficace - ha detto il manager - . Spesso hanno un'impostazione troppo teorica, che non è sufficiente a formare nuovi professionisti. Servono invece esercizi concreti, per fare in modo che i giovani arrivino in azienda già preparati ad affrontare la difficile sfida che li attende".

Serena Piazzi