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Space available in Cannes. Da Facebook a Ikea, a Cannes l'esperienza più straordinaria è riscoprire che siamo umani

Dal seminar organizzato da IKEA al Festival di Cannes dal titolo “Come i dati hanno reinventato l'impero del packaging cartonato” emerge un messaggio chiaro: " Tutto potrà essere data driven, lo sappiamo e lo stiamo già facendo. Ma la spensieratezza di un cartone sagomato con un paio di forbici, che ti porta nel castello del paese incantato, sappiamo che nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai portarcela via".

Pare incredibile, ma mentre si rincorrono le notizie sui premi per le agenzie italiane e impazzano le devastanti teorie sulla scomparsa dei creativi per mano dei Robot (quest'anno un seminar su due ha la parole AI e Kill nel titolo), molte compagnie cercano di rassicurare chi pratica questo lavoro che sia lui che il resto dell'umanità non hanno i giorni contati. Si parte da FB, ma anche tante altre compagnie, che nei loro spazi dedicati all'accoglienza dei delegati del Festival si prodigano a ricordare a tutti che le matite colorate ancora sono alla base del progetto creativo, mettendo a disposizione carta bianca e pastelli per tutti. Addirittura Ikea dedica un intero seminar a questa convivenza felice tra la tecnologia e la felicità umana.

Con l'ambizioso titolo di “Come i dati hanno reinventato l'impero del packaging cartonato”, Claudia Willvonseder di Ikea prova a riassumere la storia dell'azienda del recentemente scomparso Ingvar Kamprad. Il progetto è lanciarla verso un futuro sempre più tecnologico, in compagnia di due manager di ultima generazione: Paul McGowan di Kantar e Daniel Bonner di Wundermann. Ma quella che in altri periodi sarebbe stata una presentazione strategica su come i dati possono aiutare un'azienda globale da 34 miliardi di dollari di fatturato e che ha 118 milioni di famiglie come clienti, in realtà prende una strada inaspettata, in linea con questo sentiment buonista e legato alla manualità.

Infatti Kantar parla di dati DMP , di passaggio da un modello 2d a quello 3D, di M Platform e di miglioramento delle Visual Brand Equity della casa svedese, con la sicurezza della società di consulenza che ha alle spalle la corazzata WPP.  Bonner con grande competenza e tecnica dimostra attraverso l'analisi dei dati che ogni casa ha bisogno di aiuto per diventare un posto adatto al gioco dei bambini. Ma ecco che all'improvviso appare un'app, la Ikea Toy Box, nata per aiutare i poveri genitori a condividere belle esperienze casalinghe con i prori figli. In questo diluvio di VR, Realtà Aumentata e connessioni ultraveloci ti aspetti che appaia un robot con la faccia di IT. E invece il Toy Box è una semplice applicazione che spiega come con forbici, filo, pennarelli, scotch e colla si possa tranquillamente riutilizzare i cartoni da imballo dei mobili ikea, trasformandoli in qualcosa di straordinariamente comune: un castello, il biplano del Barone rosso, uno squalo, le ali di cartone per volare come Campanellino.

Per chi non è della generazione millennial niente di nuovo. Era un classico di noi bambini di un altro secolo il riutilizzo di qualsiasi oggetto e materiale per entrare nel mondo dei sogni. Molti di quelli che hanno fatto la pubblicità, ancora oggi in agenzia continuano ad inventare così. Eppure vedere una sfilata di bambini con le scatole Ikea addosso, trasformate in qualcosa che nessun Chatbot e nessun telefonino potrà mai fare, fa una certa sensazione. Un'esperienza consolante come trovare qualche bimbo che ancora gioca a campana sul marciapiede. 

Sui palchi di Cannes abbiamo visto di tutto: dalle gemelle Kardashian a grandi rock Star, da capi di stato a Premi Nobel. Eppure la compagnia di infanti giocosi che abbiamo visto passare poco fa davvero ci ha consolato. Tutto potrà essere data driven, lo sappiamo e lo stiamo già facendo. Ma la spensieratezza di un cartone sagomato con un paio di forbici, che ti porta nel castello del paese incantato, sappiamo che nessuna Intelligenza Artificiale potrà mai portarcela via.

E' la comunicazione del nuovo Millennio, Bellezza.

Molto simile a quella del precedente, per fortuna.

Pasquale Diaferia (Twitter @pipiccola)