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Samsung What’s Next. Sostenibilità: la sfida del domani. L'incontro digitale che svela la necessità di un approccio sostenibile per sviluppare business e comunicazione

Un importante appuntamento sui temi della sostenibilità aziendale sì è tenuto la mattina del 22 aprile sul canale linkedin di Samsung Electronics Italia, con la presenza di numerosi ospiti e 1200 partecipanti on line. Daniele Grassi Vice President Home Appliances Division at Samsung Electronics: “dobbiamo passare da pensiero singolo a collettivo, da scelte di vantaggio singolo a scelte di vantaggio collettive, e avere organismi transnazionali che decidano una direzione comune da prendere, perché sostenibilità e risultati economici, ambientali, sociali possono coesistere. La sostenibilità non è solo moda ma modello di business”.

'Samsung What’s Next. Sostenibilità: la sfida del domani', questo il titolo dell'incontro,  avvenuto ieri, 22 aprile, attraverso il canale linkedin di Samsung in concomitanza con la Giornata Mondiale del Pianeta, il compleanno della Terra al quale Google dedica il doodle del 22 aprile.

Uno sguardo verso il futuro e le azioni che segneranno i tempi a venire è stata la visione che ha incorniciato il dibattito.

I dati raccolti da uno studio IPSO hanno aperto la discussione evidenziando la reale percezione sociale della sostenibilità. Innanzitutto va sfatato il concetto di “moda della sostenibilità” perché è dimostrato che la sustainability può e deve essere affiancata e integrata nel business, nel fare azienda, e  diventerà un asset fondamentale e imprescindibile, anche a livello di marketing. Una sostenibilità che non viene intesa solo a livello ambientale ma che è diventata un vero e proprio concetto etico condiviso, che si compone di più significati inscindibili, che sono: ambiente, economia, digitale, inclusione, creazione di un futuro equilibrato e continuativo.

Un pessimismo di base è presente nella popolazione, anche a causa della pandemia, ma il 54% del campione pensa che i prossimi anni andrà meglio proprio attraverso la svolta sostenibile e l'utilizzo del recovery fund. Spicca nell'indagine IPSOS una impennata di consapevolezza da parte dei cittadini della sostenibilità, che non è soltanto ambientale ed economica ma che già è intesa come inclusiva e rispettosa dei più deboli. I giovani hanno una buona consapevolezza mentre nelle fasce di età più elevate il dato scende, ma rispetto agli studi passati il fattore è in salita.

Un dato importante è l'evoluzione in accezione più etica della sostenibilità, e che il rispettare ambiente, lavoro e persone è un modo per migliorarsi singolarmente e collettivamente. Anche la paura è un driver della sustainability che induce a perfezionare i propri comportamenti.

I prodotti sostenibili, rispetto al passato, sono percepiti e valutati come migliori, raccontano di investimenti aziendali importanti e lungimiranti, sono abbinati a una voglia e alla progettualità di crescita economica equilibrata e duratura. Nella popolazione nessuno crede alla “decrescita sostenibile”, mentre si ha fede in uno sviluppo futuro in sintonia con la natura, gli individui e le condizioni lavorative; una riconferma del trend che vede le aziende investire già in questi ambiti.

La cittadinanza desidera che le imprese riducano gli imballaggi, rimpiccioliscano le confezioni, che si sprechino meno materiali per i confezionamenti e che questi siano biodegradabili e/o riciclabili.

Brand e aziende sono chiamati in causa dai cittadini per modificare i propri comportamenti nei confronti dei portatori di interessi, e  le imprese devono prendere posizione sulle tematiche importanti riguardo al futuro del pianeta. Le persone non si escludono come attori coinvolti nel cambiamento, nel benessere ambientale e sociale assieme ad aziende e Governi. I cittadini vogliono essere coautori della trasformazione e desiderosi di essere interpellati dalle aziende come parte attiva.

É stato chiesto a manager di grandi aziende, scienziati e intellettuali: cosa ci possiamo aspettare dal futuro? La risposta comune è stata che la sostenibilità deve diventare uno stile, qualcosa che rimane e diventa un'abitudine involontaria, e che non dobbiamo più ragionare in termine di compensazione del danno ambientale ma come rigenerazione dell'ambiente. Per fare ciò bisognerà passare da un modello economico circolare a un modello economico/sociale elicoidale: un progresso in grado di rispettare ambiente e persone, e che senza questa congiuntura di elementi non può esserci uno sviluppo economico equilibrato nei prossimi decenni.

Per fare questo, per reinterpretare il contemporaneo facendo le scelte giuste per il futuro servono leader visionari che sappiano perseguire innovazione e sostenibilità (ambientale e sociale), che sappiano traguardare nel lungo periodo, essendo le potenzialità delle scelte sostenibili premianti soprattutto domani; anche se già oggi i benefici sono evidenti, come dimostrano le borse e l'immagine di quei brand che hanno per tempo interpretato la tendenza, che ora si muta in necessità strutturale. Essere sostenibili oggi vuol dire guardare avanti per andare avanti.

La tecnologia è il cardine del nuovo paradigma che bisognerà seguire in maniera sempre più intelligente, proprio perché l'intelligenza ci permette di essere meglio della natura: la natura va avanti per tentativi, mentre noi possiamo pianificare e progettare il futuro. Sembra una considerazione arrogante e un poco iperbolica, ma se ci fermiamo a riflettere, ci accorgiamo che è una idea corretta, un nostro schema mentale consuetudinario.

Anche per l'inclusione sarà fondamentale la tecnologia, come forza attiva per mettere assieme molti più contributi individuali, accelerando lo sviluppo di soluzione creative ai problemi, che diventano co-create. Si prospetta una inedita visione delle nuove invenzioni che saranno percepite non più come autonome ma come derivanti dalla storia dell'uomo per l'uomo e l'ambiente. Un cambio di mentalità per riconoscere la tecnologia e i suoi frutti come un bene collettivo a disposizione di tutti, che consente di ridurre la fatica e permette di liberare energie umane che coopereranno nel “fare meglio” e nel generare una migliore qualità di vita. In questa ottica emerge come anche la concorrenza dovrà ibridarsi con la capacita di collaborare con realtà concorrenziali diverse, ampliando le maglie dell'esclusività dei brevetti.

Per prendere la giusta rotta abbiamo tempo fino al 2030. Samsung ammette di avere una grande responsabilità, non solo economica, ma nel guidare il cambiamento in ottica sostenibile; ciò è dimostrato dai molti interventi aziendali immessi nella ingegnerizzazione del packaging dei prodotti che, oltre a comporsi di materiali riciclabili diventano utilizzabili con altri scopi, come giochi per bambini. Mentre i vecchi smartphone, aggiornando gratuitamente il software, possono di ventare sensori per gestire le luci, videocamere di sorveglianza per neonati, giusto per citare alcuni esempi.

Fondamentale rimarca Samsung è dichiarare i propositi aziendali futuri e che siano misurabili: decidere cosa fare e fare, ora. Essere da esempio. Le strategie della multinazionale per il futuro riguardano anche la capacità di creare un maggiore ingaggio col consumatore, inserire la sostenibilità come asset strategico, veicolata da una good communication che diffonda i benefici per la comunità che i prodotti sostenibili hanno nel lungo termine. Per l'azienda il consumatore deve diventare un “consumatore sociale”, affinché con le sue scelte porti vantaggio alla società premiando le aziende sostenibili. Migliorando i risultati aziendali con l'integrazione della sostenibilità, aumenteranno gli investimenti nello stesso asset che poi si rigenereranno.

É imperativo passare da una sostenibilità “take away” a “consumatore sociale” rimarca il concetto Daniele Grassi Vice President Home Appliances Division at Samsung Electronics: “dobbiamo evolvere da pensiero e da scelte che portino vantaggi ai singoli a una dimensione collettiva,  e avere organismi transnazionali che decidano una direzione comune da prendere, perché sostenibilità e risultati economici, ambientali, sociali possono coesistere. La sostenibilità non è solo moda ma modello di business”.

Ospite della discussione anche Oscar Farinetti che disegna una realtà che è “società dei consumi, che dipende da come consumiamo. Dobbiamo credere veramente nel cambiamento ed evitare di lavarsi la coscienza con un ambientalismo di facciata. Dobbiamo essere protagonisti del secolo nel riequilibrare il rapporto tra umani e natura, e piantare almeno un miliardo di alberi”.

Anche Massimo Bullo Head of Division Marketing and Communication, Digital Transformation and Online Sales si domanda perché è prioritario essere sostenibili. “Fare sostenibilità non è fare comunicazione di marca. È una struttura dell'azienda e non solo comunicazione. La sostenibilità deve entrare nel marketing mix perché crea fiducia, e fiducia e ottimismo ripagano sempre”.

Il manager racconta anche come attraverso le informazioni degli utenti l'azienda voglia coinvolgere in modo mirato gli acquirenti affinché essi possano diventare ambasciatori del brand, abbondando il dialogo mass market per anticipare questa fase. Si sofferma anche sul raccontare il “Why?” il perché l'azienda mette in campo certe scelte, essere teaching: insegnare come usare bene i propri prodotti affinché durino di più ottimizzando tutte le potenzialità che hanno.

Altra azione e ruolo importante lo avrà il Cloud Sourcing, ovvero domandare al consumatore, opinioni, consigli sui prodotti, la loro migliorabilità, anche nelle azioni aziendali. Viene portato con passione nella discussione il concetto di “umanesimo digitale” dichiarando il purpose di Samsung per una tecnologia human driving, unita al social brand equity e un individual marketing realizzato dialogando con i consumatori. In questa visione i benefit che i prodotti Samsung dovranno avere saranno di essere non solo funzionali ma anche emozionali, obiettivo che si ottiene affiancando al manufatto uno storytelling di qualità.

Anche Enea ROVEDA Group CEO di LifeGate riafferma l'impennata che si è avuta negli ultimi anni nella richiesta, da parte di aziende, di un affiancamento che porti alla sostenibilità: “la sostenibilità nel brand e nel modello di fare impresa è diventata una necessità”. Una svolta importante che, sottolinea il manager, è la grande spinta che moda e finanza hanno dato al comparto della sostenibilità sposando questo modello. Una moda che per definizione da “l'esempio” in concomitanza con la finanza che indirizza gli investimenti delle grandi aziende verso un nuovo modello di sviluppo economico.

Molti argomenti, spunti, visioni, soluzioni intelligenti e affascinanti sono emerse durante l'incontro, ma quello che più si è manifestato è la necessità del coraggio, coraggio umano, di intraprendere la giusta strada, ormai obbligata, rinunciando alla falsa necessità dei guadagni immediati per essere maggiormente premiati nel futuro e con più durevolezza. Il messaggio è chiaro: dobbiamo diventare sostenibili in ogni possibilità. Dobbiamo farlo perché non c'è più tempo. Attivarsi, fare azioni, essere storydoing affinché ogni giorno, con ogni atto, e non solo oggi, sia la giornata della terra.

Davide Riva