Marketing
Telemarketing: il Garante ha detto stop
Il Garante per la privacy mette un freno al telemarketing. I provvedimenti vietano di fornire a società terze numeri telefonici privati e informazioni personali senza il consenso degli interessati. Quali conseguenze sulle attività di direct marketing a cui le aziende dedicano sempre più cospicue fette del proprio budget in comunicazione? Jane Reeve , Presidente e ad Rmg Connect: "Serve un compromesso".
Basta alle intrusioni nella nostra sfera privata. Il Garante per la privacy,
nel tentativo di porre un freno a telefonate promozionali indesiderate, è
intervenuto vietando ad alcune società specializzate nella creazione e nella
vendita di banche dati la cessione di numeri telefonici di milioni di utenti a
società di telemarketing, senza il consenso del cittadino.
L'Autorità, spiega una nota, ha emesso alcuni provvedimenti che vietano di fornire a società terze numeri telefonici privati e informazioni personali senza il consenso degli interessati alla cessione dei propri dati. È importante segnalare che il divieto è stato esteso anche alle aziende del settore telefonico che hanno acquistato i database per poter contattare gli utenti e promuovere i loro prodotti e servizi tramite call center.
Con questa misura il Garante si pone l'evidente obiettivo di difendere i cittadini che si sentono infastiditi da telefonate non desiderate, ma anche di tutelare gli operatori di telemarketing che si comportano correttamente.
Per conoscere quali conseguenze la decisione del Garante potrebbe avere sulle attività di direct marketing a cui le aziende dedicano sempre più cospicue fette del proprio budget in comunicazione, ADVexpress ha contattato Jane Reeve (in foto), amministratore delegato e presidente di Rmg Connect .
"In Italia la norma è stata interpretata in maniera troppo restrittiva. In alcuni Paesi come, ad esempio, Spagna e Inghilterra, è stato creato l'elenco Robinson , una lista a cui possono iscriversi tutti coloro che non voglio ricevere comunicazioni commerciali. Questa iniziativa mi sembra un utile compromesso, perché regola il direct marketing verso una maggiore efficacia (i messaggi pervengono precisamente alle persone interessate), tutela il consumatore e rende meno dispersive le liste dei nominativi. Inoltre consente alle aziende di contattare almeno una volta le persone, altrimenti il rischio è quello di rendere praticamente impossibile per le aziende offrire servizi pubblicitari alla gente, con tutte le conseguenze che ne derivano. Credo che su questo punto sia necessario aprire un dialogo per trovare la giusta misura tra le esigenze delle imprese e il rispetto dei consumatori".
A tutto ciò bisogna poi aggiungere che con la decisione dell'authority il mercato del telemarketing rischia di perdere, secondo le stime di Assocontact, l'associazione del settore affiliata a Confindustria, circa 30mila posti di lavoro.