Media
Confalonieri alla Camera: 'Ddl Gentiloni punitivo per Mediaset'
"Punitivo per la nostra azienda e incapace di aprire il settore, ma capace di
mortificare l'unica piattaforma televisiva terrestre completamente gratuita". Lo
ha detto il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, intervenendo oggi, 20
febbraio, sul ddl Gentiloni davanti alle
commissioni Cultura e Trasporti della Camera .
"Il modello sotteso al ddl è arretrato", perché interviene solo sulla tv
terrestre e trascura le altre tipologie di tv, ne trascura le prospettive di
sviluppo. "Addirittura a dimostrazione della parzialità si evita di occuparsi
della Rai", aggiunge Confalonieri che sostiene che "l'attività
legislativa in questo caso è influenzata da componenti ideologiche, e in in più
c'é incapacità di comprendere il settore e l'insieme degli elementi che
compongono il sistema".
Per il presidente Mediaset il ddl "parla della retroguardia della tv analogica come era negli anni '80. Un ddl dovrebbe essere più prudente mentre è punitivo su Mediaset nel difficile passaggio verso la tv digitale e in un momento in cui é esposta alla concorrenza". Per Confalonieri, il ddl non serve al pluralismo, né a consentire l'ingresso di altri soggetti nel mercato, né alla redistribuzione delle risorse pubblicitarie dalla tv alla stampa, "di cui la Fieg parla da 30 anni senza mai poter dimostrare questo principio". A suo avviso è "incondivisibile totalmente che la restituzione delle frequenze possa favorire altri soggetti. Gli entranti dovrebbero prima trasmettere in analogico, poi dopo tre anni l'analogico spira con delle spese insostenibili. Si tratta di una norma punitiva per operatori esistenti e inefficace per la richiesta europea della redistribuzione delle frequenze. In più l'esclusione di Rai, Mediaset e Telecom Italia Media è ingiusta". I limiti anticoncentrativi nel digitale della legge "sono più onerosi e sono misure non necessarie". Inoltre se "questa norma fosse legge Mediaset non potrebbe offrire offerta a pagamento sul digitale".
Per Mediaset il ddl sarebbe particolarmente oneroso anche dal punto di vista economico, perché, "il disegno di legge è capace di mettere a rischio fino ad un terzo dei nostri fatturati", e tira le somme: l'obbligo del 45% alla raccolta pubblicitaria significa una perdita di 600 milioni di euro; con il passaggio delle telepromozioni nel computo dell'affollamento orario si avrebbero 200 milioni di euro in meno; decalage di 2 punti dell'affollamento, - 300 milioni di euro; trasferimento di una rete su piattaforma digitale, - 350/400 milioni di euro. In sintesi "il danno risultante dall'applicazione dei rimedi, anche se disaggregato, raggiunge sempre 7/800 milioni di euro".
Per quanto riguarda l'Auditel, il ddl per Confalonieri crea "un'auditel di Stato, di cui mi sfuggono completamente le motivazioni. Il nostro sistema ha gli standard più elevati d'Europa". Ma spiega che "c'é totale disponibilità Mediaset a rimanere a disposizione dell'Agcom per eventuali suggerimenti".
Altro tema caldo, il Sic "che rimane ma cambia nome. Si chiama sistema delle comunicazioni, insomma va bene il Sic purché piccolo, infatti passa da 22 miliardi a 18 con una quota sul 15% del totale che guarda caso è vicinissima a quella Mediaset". Sottolinea invece il "vantaggio per Telecom a cui i limiti vengono tolti", anche se a suo avviso il soggetto "maggior beneficiario della proposta governativa è Sky che potrà permettersi di raccogliere pubblicità senza limiti" . Ma le risorse pubblicitarie che verranno tolte a Mediaset non andranno alla stampa. "Sono trent'anni - dice Confalonieri - che la Fieg sostiene questo principio senza poterlo dimostrare, mentre è certa la non sostituibilità dei mezzi tv e stampa nella pubblicità: in altre parole effetti depressivi sul versante della raccolta tv non comportano l'innalzamento di quelle della stampa". Viceversa potranno esserci effetti negativi, ha detto il presidente di Mediaset, sull'industria dell'audiovisivo italiana: il gruppo ha investito 220 mln in fiction nel 2006, ha ricordato a tale proposito Confalonieri
"Confido nella ragionevolezza, il buon senso, la buona volontà. Tutto è perfezionabile a questo mondo". Conclude così il presidente Mediaset. "Sono ottimista di natura, e in Parlamento ci sono persone ragionevoli, non credo che abbiano delle fisime contro un'azienda, come non credo che non abbiano a cuore l'economia del paese". Confalonieri è comunque convinto che di questa legge "non c'era bisogno: si poteva andare avanti con i regolamenti", e dice di non comprendere "che cosa ci guadagna il paese riducendo la nostra capacità".
Maria Ferrucci