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Primocanale contro Rai sulle news locali
"Noi non abbiamo i minuti contati". La controversia che vede oggi
opposti il canale televisivo ligure Primocanale e la
Rai, come spiegato oggi in conferenza
dal presidente Maurizio Rossi (nella foto), dall'avvocato Giuseppe Giacomini e dal
direttore Mario Paternostro, comincia proprio dal claim della
campagna pubblicitaria promossa dall'emittente locale nel 2005.
Attraverso affissioni, inserzioni sulla stampa e spot
televisivi Primocanale in quella campagna ha messo a confronto il tempo
riservato all'informazione nei suoi palinsesti con quello dell'emittente
pubblica. Il raffronto vedeva perdente la Rai che, all'epoca, dedicava 48 minuti
al giorno all'informazione contro le 13 ore, tra dirette e programmi, di
Primocanale. Nell'ottobre dello stesso anno, come spiegato oggi da Rossi, la Rai
ha promosso una causa davanti al Tribunale Civile di Genova accusando la tv ligure di concorrenza sleale e chiedendo 1
milione di euro di danni per una
"campagna pubblicitaria comparativa".
Il collegio giudicante ha poi respinto la richiesta di provvedimento di urgenza che chiedeva l'immediata sospensione della campagna ritenendola non lesiva della concorrenza né dell'immagine dell'emittente pubblica. Primocanale inoltre, ha ribattuto, specificando che, se si deve parlare di concorrenza sleale, allora sarebbe più opportuno farlo in relazione al fatto che Rai per fare 'servizio pubblico', e dunque informazione, percepisce delle sovvenzioni statali, che dovrebbero essere assegnate in seguito a un bando di gara finalizzato ad identificare quale emittente fa meglio e con meno costi servizio pubblico e informazione locale.
Il Tribunale di Genova ha accolto la richiesta di Primocanale, rinviando alla Corte di Giustizia Europea. "La Rai ci ha chiesto i danni per presunta concorrenza sleale per la campagna pubblicitaria in cui affermavamo che la nostra televisione dedicava all'informazione più spazio e tempo dell'emittente pubblica - ha spiegato Maurizio Rossi -. In sede di giudizio abbiamo chiesto di andare di fronte alla Corte di Giustizia perché ci sentiamo vittime e non artefici di un illecito concorrenziale: con i soldi del canone, cioè un contributo pubblico, la Rai in sede regionale fa concorrenza agli editori privati in palese violazione, secondo noi, dello spirito e della lettera delle normative europee."
La causa tra la Rai e Primocanale, ha dichiarato sempre Rossi, rischia di aprire un nuovo e complesso capitolo della storia del panorama radiotelevisivo italiano. Per la prima volta, infatti, un Tribunale italiano chiede alla Corte europea un parere di legittimità su alcuni snodi chiave del nostro sistema.
In sintesi i quesiti ai quali dovrà rispondere la giustizia europea sono: è legittimo che la Rai, finanziata dal canone pubblico, faccia concorrenza alle televisioni private in ambito regionale? È legittimo che le reti nazionali pubbliche, a differenza di quelle private, trasmettano programmi diversi nelle singole regioni? È legittimo che le Regioni, in base al Testo Unico, affidino lo svolgimento del servizio pubblico alla Rai evitando ogni procedura di gara tra gli altri soggetti presenti sul mercato?
La sentenza della Corte di Giustizia, che ha diciotto mesi di tempo per esprimersi, costituirà un vincolo immediato e diretto all'interpretazione dei giudici nazionali che saranno tenuti a disapplicare le normative in contrasto con i principi della sentenza.
"Nel 2005 la Corte Europea si era espressa sul canone di abbonamento affermando 'che è un aiuto di Stato esistente e legittimo', ma la sua indagine era limitata al mercato radiotelevisivo nazionale - ha concluso Rossi -. Noi chiediamo adesso che si esprima sull'ambito regionale dove il mercato è radicalmente diverso sia sul piano economico sia sul piano giuridico. Sul mercato regionale esiste un elevato numero di soggetti in concorrenza tra loro ma non è definito nessun obbligo di pubblico servizio televisivo. Il canone è un vantaggio competitivo concesso alla Rai che ostacola le televisioni che, come Primocanale, fanno un costante, puntale ed efficace servizio di informazione al pubblico."
Avvicinato a margine della conferenza, il presidente Maurizio Rossi ha descritto un'ottimo trend di crescita dell'azienda. Il 2006 si è chiuso con un fatturato di 5,5 milioni di euro, di cui 700 mila euro di sovvenzioni, e il resto raccolta pubblicitaria, per il 30% nazionale, e per il 70% locale, a sua volta divisa al 50% tra aziende, ed enti pubblici (istituzioni e associazioni). "L'obiettivo per il 2007 - ha concluso Rossi - è tra i 5,8 e i 6 milioni di euro".
Matteo Vitali