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Video Italia premiata agli Hot Bird Tv Awards. Obiettivo 2006, +15%
Giovedì 28 settembre il canale satellitare del Gruppo Radio Italia si è aggiudicato il premio 'Music' agli Hot Bird Tv Awards 2006. Per l'occasione ADVexpress ha contattato il presidente ed editore Mario Volanti che ha descritto risultati e risultati del gruppo. Per la radio l'obiettivo di crescita 2006 è il 14%.
Giovedì 28 settembre Video Italia si è aggiudicata, ex-aequo
con Mtv Brand New, il premio della categoria 'Music' agli
Hot Bird Tv Awards 2006, concorso pan-europeo che premia la
qualità e l'originalità dei canali tematici satellitari promosso dall'operatore
satellitare Eutelsat, da Eurovisioni e Sat Expò.
Per l'occasione ADVexpress ha contattato il presidente ed editore di Radio Italia Mario Volanti , che ha parlato di radio, di auditel, dei risultati e gli obiettivi del business tv del gruppo.
Presidente, come avete accolto la notizia della vittoria agli Hot Bird Tv Awards?
Siamo molto contenti. Questa volta ci siamo riusciti, dopo la nomination del 2003. Sinceramente penso che questo riconoscimento sia meritato, perchè il nostro gruppo più volte si è dimostrato pioniere nell'innovazione. Tanti anni fa siamo stati i primi a fare una radio tutta di musica italiana, negli ultimi anni siamo stati tra le prime radio a sbarcare in tv, e i primi a pensare un canale dedicato alla musica italiana. In tempi brevi abbiamo messo in piedi una struttura televisiva capace di trasmettere 320 concerti live, con una varietà di artisti che spazia dai gruppi emergenti a Baglioni, passando per Bocelli. Non credo ci siano molti altri canali satellitari capaci di fare la stessa cosa. La nostra struttura è completamente autonoma, non ci appoggiamo a nessuno, anzi, il nostro modello è stato esportato in tutto il mondo. La strumentazione è di altissimo livello tecnologico e il prodotto è di grossa qualità, soprattutto dal punto di vista audio, aspetto spesso trascurato in tv.
In che modo il gruppo distribuisce gli investimenti tra radio e tv?
Dal 1998 al 2003 in termini assoluti ci sono stati più investimenti in tv che in radio. Somme ingenti sono state destinate alla creazione delle strutture e all'affitto dei canali satellitari. Solo per l'affitto dei canali fino al 2003 sono stati spesi 6 miliardi di lire all'anno. Altri 10 miliardi sono stati destinati a strutture e infrastrutture. Dal 2003, con l'avanzamento dei lavori, i costi per la struttura si sono ridotti. Attualmente la radio investe in innovazione il 20% del fatturato, che nel 2005 è stato pari a 15 milioni di euro netti, mentre Video Italia investe il 50% del fatturato, che è di 2 milioni di euro.
Quali sono i tassi di crescita dei due business?
Negli ultimi anni i tassi di crescita del canale televisivo sono aumentati in maniera esponenziale. L'obiettivo di crescita per il 2006 è del 15-20%, l'anno prima è stato il doppio. Per la radio l'obiettivo di crescita per il 2006 è del 14%. Il mercato tv, bisogna tener presente, non è quello della radio. Nella televisione ci sono delle ostruzioni oggettive dovute alla presenza di colossi che non danno accesso a fatturati di un certo tipo. Basti pensare che il 95% degli investimenti pubblicitari va a Rai e Mediaset. La nostra speranza, ad ogni modo, è quella di arrivare a un fatturato diviso al 50% tra tv e radio. L'obiettivo era di ottenere questo risultato entro il 2007, ma credo che sarà molto difficile. A peggiorare le cose, il fatto che da parte di aziende e centri media purtroppo non c'è ancora la convinzione di investire nel satellite. La situazione, ad ogni modo, sta un po' cambiando, gli ascolti si muovono, il mercato satellitare vale oggi il 7-8% di share e comincia a pesare. Il mezzo dunque sta crescendo, anche se non è ancora considerato e fotografato come si dovrebbe.
Qual è la vostra posizione sulla questione Auditel?
Per quanto mi riguarda, desidero sempre avere i dati e poterli valutare. Ritengo che se qualcuno non vuol far pubblicare i propri dati, vuol dire che non gli piacciono e che non corrispondono alle sue aspettattive. Ad ogni modo non è giusto che per volere di qualcuno venga vietata la pubblicazione dei dati di tutti, perchè si tratta di una limitazione della libertà.
Detto questo, è vero anche che l'indagine Auditel mostra delle gravi lacune, soprattutto nell'ambito dei micro numeri, dove esiste un margine di errore molto elevato. Penso che la soluzione migliore sarebbe la creazione di una nuova indagine, che non si basi su un campione di 5 mila individui, ma di almeno 50 mila. Perchè l'indagine sia condivisa e riconosciuta, inoltre, sarebbe bene che venisse supervisionata dagli operatori del settore, compresi i centri media.
Matteo Vitali