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Oxygen Live: l'indipendenza come forma di respiro creativo
In un panorama dominato da grandi gruppi e logiche globali, Oxygen Live sceglie la via dell’indipendenza come motore di libertà e innovazione. Ne parla la managing director Alessandra Barazzutti, che racconta come un approccio ‘a misura d’uomo’ possa tradurre visione, concretezza e sperimentazione in un modello di agenzia flessibile, relazionale e profondamente contemporaneo.
In un mercato dominato da grandi network, cosa vi ha spinto a scegliere la strada dell’indipendenza e quale risvolto ha nel vostro quotidiano?
È la libertà di lavorare secondo la nostra visione, mettendo in equilibrio creatività e concretezza, originalità e ascolto. Significa poter costruire progetti che ci rispecchino, ma sempre partendo dalle esigenze e dagli obiettivi dei clienti. Dopo tanti anni in grandi strutture, la nostra non è stata una scelta di rottura, ma di evoluzione: costruire un modello più flessibile e relazionale, in cui l’idea, il contenuto e le persone tornassero protagoniste - clienti, partner e team. L’indipendenza ci permette di decidere con rapidità, di sperimentare, di mettere l’energia dove serve davvero.
Possiamo dire che per Oxygen l’indipendenza è una forma di innovazione? In che modo questa libertà vi permette di guardare al futuro del settore con una prospettiva diversa?
Sì, perché ci consente di innovare nei processi tanto quanto nei linguaggi. La libertà è la base che ci permette di osare, di connettere creatività, tecnologia e produzione con un approccio integrato. Possiamo passare da un’attivazione pop-up per La Molisana, pensata per generare engagement diretto e ritorno immediato, a grandi produzioni come gli E-Prix di Formula E, fino alla Driver Presentation di Scuderia Ferrari con Hamilton e Leclerc nel cuore di Milano. Innovazione per noi significa adattabilità: saper raccontare un brand con la stessa coerenza e qualità, indipendentemente dal budget o dalla scala dell’evento.
Quali sono, secondo voi, i veri punti di forza di una boutique agency rispetto a una grande struttura?
Il nostro punto di forza è l’equilibrio tra metodo e visione. Abbiamo un processo di project management solido, frutto di esperienze maturate in grandi realtà, ma conserviamo la libertà e la leggerezza di chi affronta ogni progetto con curiosità autentica. In Oxygen Live convivono disciplina e istinto: da un lato procedure e pianificazione, dall’altro la capacità di adattarsi, leggere i contesti e trovare soluzioni creative in tempi rapidi.
Forse anche per questo, nel nostro immaginario, ci riconosciamo un po’ nel team Mackintosh: una ‘ciurma moderna’ guidata da appartenenza, coraggio e ironia, che affronta ogni sfida con spirito libero ma rotta chiara. È questa attitudine che ci ha permesso di costruire relazioni solide e durature, con clienti che continuano a sceglierci evento dopo evento, perché trovano in noi un partner affidabile, flessibile e orientato al risultato.
Oxygen nasce da esperienze maturate in grandi realtà: come avete tradotto quel know-how in un modello più flessibile e vicino ai clienti?
Abbiamo mantenuto tutto ciò che di buono le grandi agenzie ci avevano insegnato - processi chiari, pianificazione rigorosa, attenzione alla sicurezza e alla sostenibilità -, ma eliminato la burocrazia e i tempi dilatati. Oggi, gestiamo i progetti con strumenti di project management condivisi, ma in modo fluido e trasparente: chi lavora con noi sa sempre a che punto siamo e cosa stiamo facendo. È un modello ‘aperto’, dove il cliente non è un osservatore, ma parte attiva del processo creativo e produttivo.
Parlate spesso di un modello ‘a misura d’uomo’: cosa significa concretamente nella gestione dei progetti e nel rapporto con i clienti?
Significa che dietro ogni progetto ci sono persone, non ruoli. Mettiamo grande attenzione nel costruire team equilibrati, nel valorizzare competenze e relazioni. ‘A misura d’uomo’ vuol dire anche saper dire di no quando le condizioni non garantiscono qualità o sicurezza: è un atto di rispetto, non di rigidità. Come Società Benefit, crediamo in una responsabilità che va oltre l’evento: riduzione dell’impatto ambientale, attenzione al benessere del team e creazione di esperienze che lascino qualcosa di positivo, non solo nei ricordi ma anche nel contesto in cui si svolgono.
L’associazionismo tra agenzie indipendenti (come nel caso del Beic e del Club degli Eventi) rappresenta per voi una risposta alla concentrazione dei grandi gruppi?
Assolutamente sì, ma soprattutto rappresenta una risposta intelligente a un mercato sempre più complesso. L’associazionismo, per noi, è un modo per condividere conoscenza, confrontarsi e crescere insieme. Beic, ad esempio, ci permette di lavorare con partner europei di altissimo livello, mantenendo la nostra identità ma accedendo a un network internazionale. È collaborazione, non competizione. Crediamo che il futuro del settore passi proprio da lì: da reti di eccellenze che si scelgono per affinità e valori.
Marina Bellantoni

