Evento non profit

Vanity Fair alla festa del cinema di Roma

Moët & Chandon e Belvedere Vodka sono sponsor della charity dinner con Harrison Ford e di “Vanity Fair Unpublished”.

Il mondo del cinema e Vanity Fair hanno moltissimo in comune, principalmente vivere di immagini e di storie: è soprattutto per questo che è stato facile per il settimanale di Condé Nast diventare partner di un'importante iniziativa all’interno della nuova Festa Internazionale del Cinema di Roma.
 
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Il lancio e la consegna del Patricia Mc Queeney Award, nel contesto della Festa romana del cinema, viene festeggiato il 20 ottobre a Roma da Vanity Fair con due eventi: una cena di beneficenza in memoria di Patricia Mc Queeney, l’agente e manager personale che ha seguito Harrison Ford per 35 anni (le donazioni raccolte dalla cena saranno devolute a due associazioni di ippoterapia) e la realizzazione di un libro e di una mostra fotografica.
Grazie alla disponibilità della città e del suo sindaco e al contributo di due grandi sponsor come Moët & Chandon e Belvedere Vodka tutto può avvenire in una cornice d’eccezione e altissima tradizione come quella dei giardini della meravigliosa Villa Giulia sede del Museo Nazionale Etrusco.

“Vanity Fair Unpublished”,  questo il titolo del libro e della mostra fotografica presentati a Villa Giulia il 20 ottobre, nasce da un fatto preciso, cioè che ben oltre la metà delle storie raccontate da Vanity Fair Italia sono prodotte dallo stesso giornale, ma che, allo stesso tempo, per ogni immagine pubblicata ce n’è almeno un’altra che rimane nel cassetto. Esigenze di spazio, scelte grafiche o di sequenza fanno sì che fotografie bellissime rimangano inedite.
Con questo libro Vanity Fair ha voluto svelare almeno un po’ di questi “segreti accidentali” e dare spazio alla creatività di grandi fotografi che parlano di cinema, di musica, di glamour internazionale.
Antonioni, Argento, Bellocchio, Muccino, Ozpetek  visti da David Bailey, insieme ad una carrellata tra i grandi personaggi del cinema italiano ed internazionale visti attraverso gli obiettivi di Fabrizio Ferri, Marco Glaviano, Luca Babini, Ruven Afanador, Mark Liddell, Ellen Von Unwerth, Roxanne Lowitt, Eugenio Recuenco, Andrè Rau, Maki Galimberti, Nathalie Demontes.
 
“Perché questo 'Unpublished'? - racconta Luca Dini, direttore del giornale - Per tre ragioni. Primo, perché l’immagine è nel dna di Vanity Fair, forse l’elemento più caratterizzante del suo essere «il settimanale che non c’era». Secondo, perché tante volte, imbattendoci in queste splendide foto, mai uscite per semplici motivi di spazio o di 'ritmo' dell’impaginazione, ci siamo detti che era un peccato imperdonabile tenerle chiuse in una scatola, non poter condividere la loro bellezza con i nostri lettori. Terzo, perché ogni numero racconta una storia diversa, ma mettere insieme il meglio dei nostri 150 e passa numeri significa raccontare la storia di questi tre folli, appassionanti, divertentissimi anni”.