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L’assurdo (apparente) dell’editoria. Myself chiude con 100 mila copie e rinasce sul web

Il femminile diretto da Valeria Corbetta a meno di tre anni dal debutto (leggi news) abbandona la pubblicazione cartacea e da settembre sarà protagonista in rete di un canale dedicato all'interno della casa digitale di Vanity Fair, che ad oggi conta 6,5 milioni di utenti unici viaggiando in crescita del +200% mese su mese in termini di utenza e pagine viste.

Il numero attualmente in edicola di MySelf sarà l’ultimo. Una decisione presa a malincuore dai vertici di Condé Nast Italia che, nonostante l'elevato gradimento di pubblico del magazine, si sono trovati di fronte a una situazione non più profittevole e proiettata a un peggioramento difficile da sanare. Nessun licenziamento in seguito alla chiusura di MySelf, i cui redattori saranno operativi sul fronte digitale o in altre pubblicazioni del Gruppo a meno di risoluzioni contrattuali consensuali.

Con una diffusione per i più rilevante di 100 mila copie reali, di cui 70 mila da edicola e 30 mila in abbonamento (Fonte: Ads maggio 2014), MySelf non ce l'ha fatta a mantenere la redditività del primo anno di vita (il 2012) in cui a fronte di 250 mila copie diffuse vantava una raccolta pari a 5,3 milioni di euro. "Nel 2014 arriveremo a fatica a fatturare 4 milioni di euro, pari alla vendita di un numero di pagine pubblicitarie al di sotto del break even di circa il 35%" ha dichiarato il numero uno di Condé Nast Giampaolo Grandi, ribadendo che si tratta di una cifra troppo lontana dai 7 milioni di euro attesi.

Tra i motivi della diminuzione di fatturato, anche lo spostamento degli investimenti dei grandi clienti dai print media al digitale su cui MySelf non ha sviluppato una presenza rilevante anche perché, spiega Grandi,: "sotto i 2 milioni di users i siti non producono utile. E per MySelf uno sviluppo maggiore della parte digitale parallelamente alla cartacea non era coerente con la strategia di lancio adottata e avrebbe solo comportato un aggravio di costi".

Altra cosa invece sarà il nuovo corso della testata, interamente pensato in ottica digitale con uno sviluppo ad hoc per il mobile. Un ambiente forse più consono al target della rivista e un'opportunità per la stessa di rimanere in contatto con l'attuale lettorato.

Allargando lo sguardo al Gruppo, grazie al buon andamento dei brand storici della casa editrice quali Vanity Fair, Vogue e Glamour, Condé Nast archivia il primo semestre in linea con il pari periodo 2013 nel rispetto delle previsioni di inizio anno.

Dal digitale puro, che cresce del +20% anno su anno, il 12% (nel 2013 era il 9%) del fatturato adv. Come ha precisato il Deputy general manager Condé Nast Fedele Usai ai nostri microfoni ciò che realmente è cambiato è la composizione del giro d'affari dell'editore, per il quale non si può più parlare solo di ricavi pubblicitari da inserzioni classiche su carta e web. I clienti chiedono sempre più un'offerta completa che contempli anche l'ideazione di soluzioni creative ad hoc per le loro strategie di comunicazione.

E su questo fronte Condé Nast si è mossa nel 2012 con la creazione della unit creativa interna Factory 27, che lo scorso anno ha prodotto ricavi per 3,8 milioni di euro diventando sempre più rilevante per l'attività del gruppo. Dopo la recente acquisizione del budget Bionike (leggi news), l'agenzia interna ha in serbo altri tre grandi progetti di comunicazione che vedranno la luce dopo l'estate.

Un orientamento quello del gruppo editoriale sempre più indirizzato a un'offerta integrata carta-web-eventi sul territorio, con l'intento di produrre attenzione. Questa la chiave di volta per un'offerta sfidante, a prova di sopravvivenza in un ambiente sempre più competitivo.

Tante le novità ai blocchi di partenza (leggi news). Tra queste: l'archivio digitalizzato di 50 anni di Vogue, il lancio di un nuovo prodotto editoriale (sia digital che on field) dedicato al mondo del beauty e legato al nuovo Myself online, una nuova offerta commerciale per il sistema editoriale di Vanity Fair e il debutto di Nowness, il magazine multimediale di LVMH, sulla piattaforma video proprietaria Condé Nast Live!.

Maria Ferrucci