Live Communication

IAB Seminar. Calabresi e Russo: nuovi modelli di business per un giornalismo multimediale

Il giornalismo deve aprirsi e spostarsi dove c’è audience, presidiando il terreno dei social media. Questi ultimi, moderni ‘strilloni’ 2.0, rappresentano un megafono capace amplificare la voce delle testate, garantendo un incremento degli utenti e una maggiore circolazione dei contenuti. Alcune sperimentazioni, come gli Instant Articles di Facebook (piattaforma che permette il caricamento immediato degli articoli senza necessità di abbandonare il social network), assicurando all’editore il controllo dei click e degli introiti pubblicitari, rappresentano l’esempio di un nuovo modello di business che può essere vincente.
Ve la ricordate la ‘battaglia della sera’, ossia la lotta tra le testate giornalistiche a chi chiudeva più tardi? Bene, acqua passata. Oggi è cominciata la ‘battaglia della mattina’, ossia a chi comincia prima. Parola di Mario Calabresi (in foto a sinistra), direttore La Repubblica. Il ragionamento è semplice: il flusso di notizie e di conseguenza i giornalisti che le producono devono concentrarsi nelle fasce orarie in cui il pubblico si affolla. E la mattina presto, quando inizia la giornata, rappresenta un momento di alta richiesta di contenuti.
 
Il punto è saperlo intercettare questo pubblico sempre più ‘infedele’ e sempre meno disposto non solo a recarsi in edicola per comprare il giornale cartaceo, ma anche poco propenso a visitare l’home page dei maggiori quotidiani nazionali.

Ecco, spiega Calabresi dal palco dello Iab Seminar, svoltosi quest’oggi a Milano, per intercettare questo pubblico non si possono trascurare i social media, che anzi vanno saputi sfruttare e valorizzare. Questi ultimi vanno interpretati come moderni ‘strilloni’ 2.0, ossia come una sorta di grande megafono capace amplificare la voce delle testate, garantendo una maggiore circolazione dei contenuti e un incremento degli utenti, che trovando sul social network una notizia di loro interesse possono decidere di accedere direttamente al contenuto prescelto, saltando l’home page del giornale.
 
È un ribaltamento della logica tradizionale di fruire le notizie: non più accesso lineare ai contenuti predisposti nell’ordine gerarchico prestabilito dal direttore del giornale e dalla sua redazione, che confeziona il prodotto cartaceo e le sue declinazioni online, ma un accesso frammentato - costruito in proprio dal singolo utente - a partire dai social media, diventati una vera e propria porta di accesso ai contenuti reputati di interesse.
 
Tentare di frenare la fuga di notizie dai contenitori tradizionali cartacei non porta da nessuna parte. Come spiegato da Massimo Russo (in foto in mezzo), condirettore La Stampa, presente sul palco dello Iab Seminar accanto a Calabresi, il giornalismo deve uscire dalle logiche di identificazione con il singolo mezzo, per percorre tutte le ‘strade’ possibili, in una prospettiva pienamente e consapevolmente multimediale.
 
In primo piano, ovviamente, c’è il mobile, in quanto device sempre connesso alla Rete, che tutti abbiamo sempre in mano o in tasca. E, quando parliamo di fruizione di news via smartphone, è chiaro che non possiamo trascurare i contenuti audiovisivi, il cui consumo via mobile è in forte aumento. Il tutto accompagnato da schede testuali, possibilmente riassuntive e non troppo lunghe, che possano fornire il quadro di insieme di una certa vicenda, che l’utente vuole conoscere. Insomma un giornalismo flessibile, che sappia costruire contenuti diversi in base al device e al momento specifico di fruizione.
 
Ma non basta, altra parola chiave del giornalismo contemporaneo è ‘live’. Una volta che il pubblico è stato agganciato, sfruttando anche i social media come ‘porta di accesso’, a quel punto, spiega Calabresi, “l’utente lo devi portare con te”, fargli vivere quello che sta vivendo il giornalista, magari inviato sul campo a seguire un certo evento, sfruttando ovviamente anche i video, anche a costo di utilizzare un linguaggio ‘sporco’, poco televisivo, ma assolutamente veritiero e senza filtri. Recentemente Facebook ha proposto a Repubblica un esperimento all’insegna del ‘live’ e, spiega Calabresi, sono venute fuori 40 dirette in 24 ore, che hanno portato un qualcosa come 1,8 milioni di utenti collegati in poche ore (per la precisione dalle 15 a mezzanotte).
 
Per sopravvivere a un cambio di paradigma così radicale, il giornalismo deve sperimentare nuovi modelli di business. Un esempio vincente, in questo senso, è rappresentato dagli Instant Articles di Facebook, ossia la piattaforma da poco disponibile per tutti i publisher, grandi e piccoli, a livello globale, che permette, senza necessità di abbandonare il social network, il caricamento immediato di articoli e contenuti giornalistici (senza dover aspettare i sette/otto secondi che mediamente trascorrono tra quando si clicca su un link presente su Facebook e quando il contenuto richiesto diventa disponibile).
 
I primi dati, forniti da Facebook, sono molto positivi. L’adozione degli Instant Articles avrebbe generato il 20% di click in più rispetto ai link verso siti esterni alla piattaforma, con il 30% in più di successive condivisioni e con il 70% in meno di abbandoni della lettura, dovuti probabilmente ai tempi di caricamento delle pagine.
 
Ma a far la differenza, sul fronte del business, è soprattutto la possibilità per gli editori di mantenere il controllo dei click (e dunque raccogliere informazioni sugli accessi) e degli introiti pubblicitari, relativi all’advertising pianificato in relazione al contenuto giornalistico richiesto. È solo l'inizio, ma sembra promettente.

Mario Garaffa