Editoriale

Editoriale. Tra Santoro e Berlusconi vince la tv

Chi la dava per morta deve ricredersi. La tv, la 'vecchia' televisione generalista, è più viva che mai. Servizio Pubblico come X Factor.
Chi la dava per morta deve ricredersi. La tv, la 'vecchia' televisione generalista, è più viva che mai.

Come ha sottolineato Aldo Grasso in un articolo del Corriere (3 gennaio) la media dell'audience nelle 24 ore nel 2012, anche grazie agli eventi sportivi, è stata la più alta di sempre: circa 10,5 milioni di telespettatori. E nel prime time si è superata la soglia dei 26 milioni di persone.

Il 2013 si è aperto alla grande, con il record de La 7, grazie agli 8.670.000 gli spettatori di Servizio Pubblico, pari al 33,58% di share e 15,584 milioni di contatti, andato in onda giovedì sera con ospite Silvio Berlusconi. Mentre tutti i commentatori, politologi ed esperti di comunicazione cercavano di quantificare il successo del leader del Pdl in termini di consenso nelle urne, in pochi hanno evidenziato il ruolo da protagonista che ha ancora il piccolo schermo che detta l'agenda dei media.

Quello di giovedì scorso è stato un vero e proprio show televisivo in piena regola, dove i contenuti sono stati funzionali al raggiungimento di due obiettivi chiari: il successo di audience per Santoro e l'affermazione della leadership, almeno come comunicatore, per Silvio Berlusconi. Questo il vero patto che ha reso felice soprattutto la rete, la sua concessionaria pubblicitaria guidata da Urbano Cairo, e i suoi clienti.
I social network, in questo caso, hanno semplicemente amplificato e implicitamente riconosciuto il ruolo da protagonista della televisione nella scena dei media. I 204.636 tweet prodotti durante il programma sono stati l'eco di un grande evento mediatico, di un grande spettacolo televisivo. Un fenomeno simile si è verificato con X Factor e, se vediamo bene, non si avverte una grande differenza tra i due programmi in termini di grammatica televisiva.

Certamente la Rete ha un grandissimo ruolo nella creazione o nel cambiamento delle opinioni delle persone. Offre strumenti di dialogo, condivisione, e ascolto. Non vi sono limiti spazio-temporali, non vi è una regia che possa controllare 'in toto' le discussioni.
La tv è un'altra cosa: è rappresentazione e intrattenimento che si esprimono in spazi e tempi predefiniti e con regole narrative precise, anche quando i contenuti riguardano l'informazione e la politica. Nella sua monodirezionalità si esprime anche la sua carica creativa, e la sua sfida col telespettatore che, alla fine, ne decreterà o meno il successo.
Forte del suo ritrovato fattore X il Cavaliere, all'indomani del suo trionfo personale, ha cominciato a invitare i suoi contendenti in 'duelli' televisivi. Tutte le emittenti si sono scatenate nella corsa ad ospitare i politici di turno. Non tanto e non solo per fare capire qualcosa dei loro programmi ai cittadini/elettori, ma in nome e per conto dello showbiz. Forse non a caso Bersani, consapevole di una minore padronanza del mezzo, ha pensato bene di non raccogliere il guanto della sfida, almeno per il momento.

Possiamo concludere con un'equazione: almeno in questa fase pre-elettorale Berlusconi è tornato al centro del dibattito politico, come la televisione è tornata al centro della scena dei media. In fondo, il primo ha reinventato l'altra. O no?

Salvatore Sagone
Presidente ADC Group