Csr

Aziende, allargare il circolo virtuoso

Come testimoniano diverse ricerche e la partecipazione a una manifestazione come il Sodalitas Social Award, sempre più aziende si impegnano in un percorso di Responsabilità Sociale e Sostenibilità. Crescono anche numero e qualifiche dei professionisti della Csr, e spetta a loro far crescere il profilo 'qualitativo' degli interventi, alla luce dei significativi miglioramenti e dei vantaggi ottenibili. Pubblichiamo l'inchiesta della rivista NC Nuova Comunicazione sul tema Csr.
L'impatto della crisi economica sulla vita delle persone ha, in molti casi, avuto riflessi negativi sulla fiducia dei consumatori nei confronti delle imprese, spostando il focus dell'attenzione del pubblico sulle performance etiche e sociali delle aziende. Da questa premessa è nato un nuovo approccio della Commissione Europea alla tematica della Csr per cercare di creare condizioni favorevoli a una crescita sostenibile, a un comportamento responsabile e alla generazione di occupazione duratura nel medio e nel lungo periodo.

Nel documento elaborato della Commissione si legge che “l'approccio strategico alla Csr sta diventando sempre più importante per la competitività delle imprese. Può infatti portare benefici in termini di gestione del rischio, risparmio economico, accesso ai capitali, relazioni con i consumatori, gestione delle risorse umane, capacità di innovazione.

Poiché la Csr richiede il coinvolgimento di stakeholder interni ed esterni alle aziende stesse, le mette in grado di anticipare più rapidamente e approfittare dei cambiamenti in corso nelle attese della società e nelle condizioni operative. Può, quindi, trainare lo sviluppo di nuovi mercati e creare nuove opportunità di crescita”.

E la Commissione prosegue: “Affrontando la propria Responsabilità Sociale, le imprese possono costruire e alimentare la fiducia di lungo periodo da parte dei propri dipendenti, dei consumatori e dei cittadini, che rappresenta la base per un modello di business sostenibile. A sua volta, un alto livello di fiducia può contribuire a creare un ambiente in cui le imprese riescono a innovare e a crescere”. (Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Strategia rinnovata dell'Ue per il periodo 2011-14 in materia di responsabilità sociale delle imprese).



La sensibilità delle aziende italiane
Di questo circolo virtuoso della Sostenibilità, delle sue potenzialità e dei suoi vantaggi sono ormai più che ampiamente coscienti anche molte imprese italiane. Un campione d'eccezione da questo punto di vista è quello delle oltre 1.000 aziende che hanno preso parte alle 10 edizioni del Sodalitas Social Award, nato nel 2002 per premiare le buone pratiche messe a punto dalle aziende e dalla pubblica amministrazione nel campo della responsabilità sociale d’impresa.

Lo scorso maggio, Gfk Eurisko ha presentato i risultati dell'indagine ‘Le imprese e la sostenibilità’ condotta fra 153 delle aziende che nel decennio hanno partecipato al premio, e dalla quale si evidenzia come la sostenibilità sia ormai un valore di riferimento per la quasi totalità (88%) del campione, a conferma che i partecipanti al Sodalitas Social Award rappresentano oggi nel nostro Paese una 'pattuglia avanzata' per quanto riguarda l’impegno sul fronte della Csr/sostenibilità.

L’impegno risulta in crescita per più aspetti: oggi c’è maggiore consapevolezza da parte dei vertici aziendali (90%), più coinvolgimento dei dipendenti (82%), maggiore integrazione nelle strategie (81%) e nell’operatività quotidiana (73%). La maggioranza delle imprese si è dotata di un codice etico (68%) e redige un bilancio di sostenibilità (55%) che, nella metà dei casi, è certificato da un ente terzo indipendente.

Una larga maggioranza delle imprese si attende che l’impegno nella sostenibilità porti a un miglioramento della reputazione (85%), delle relazioni con gli stakeholder - in particolare con il territorio (77%) e con i dipendenti (66%) - e anche della propria competitività sul mercato (54%).

Più bassa la percentuale di chi ha già realizzato questi vantaggi, ma è comunque una maggioranza quella che dichiara di avere ottenuto un vantaggio reputazionale (58%), nella relazione con il territorio (59%) ed anche nella innovazione di prodotto o di servizio (55%). Altro driver primario di impegno è rappresentato dal miglioramento della coesione sociale, e in questo caso è il 42% del campione a ritenere di aver contribuito a realizzare tale obiettivo.
Secondo la ricerca Gfk Eurisko, per la maggioranza delle imprese (54%) la crisi non ha comportato effetti di rilievo sull’impegno a favore della sostenibilità: per oltre un terzo lo ha anzi accresciuto e solo per il 10% lo ha ridotto. E la prospettiva indicata da due terzi del campione è che questo impegno sia destinato ad aumentare ancora nei prossimi anni.

In sintesi, l'indagine mostra che la prospettiva della sostenibilità ambientale e sociale è considerata ormai un impegno non reversibile, destinato a divenire sempre più parte integrante della governance e dunque del core business delle imprese. E si tratta di un impegno da cui - nel medio se non nel breve termine - ci si attende un ritorno anche sul piano dei risultati economici, per il contributo che può dare all’efficienza gestionale e all’innovazione di prodotto oltre che di processo.

Chi e quanti sono i professionisti della Csr?
Curiosamente, tuttavia, le conclusioni dell'indagine Gfk non trovano completo riscontro nell'analisi che la stessa fondazione Sodalitas ha condotto sui 1.862 progetti candidati al premio nel corso degli anni: se l'aumento dai 38 della prima edizione ai 244 dell'ultima è sintomo assai chiaro di attenzione crescente, è sotto il profilo qualitativo che si registra invece un peggioramento. Forse perché ancora ci si dedica alla Csr solo quando l’andamento economico mostra un trend di crescita, vivendola come attività 'aggiuntiva' che non fa però ancora parte del proprio core business, e che molto spesso non è percepita come un’opportunità di possibile crescita, anche economica.

Dall'indagine Gfk, del resto, si possono ricavare due dati interessanti: che pur se il campione è costituito da imprese ben avviate sul percorso della Csr, solo il 58% di queste ha al suo interno una funzione dedicata e/o un responsabile della Sostenibilità; e che alla domanda su cosa abbia negli ultimi anni rallentato l'impegno aziendale sul fronte della Csr - dopo un uguale 58% che risponde 'nulla' - la percentuale maggiore (16%) cita l'insufficienza della struttura dedicata.

Perché la Csr diventi davvero 'embedded' nelle strategie aziendali, conferma Mario Molteni, direttore del Csr Manager Network Italia, è infatti necessario che ci sia qualcuno che funga da raccordo e da supporto per tutte le tematiche e tutte le funzioni che, all'interno di un'azienda, vi sono legate. A questo proposito, il censimento dei professionisti della Csr in Italia realizzato proprio dal Csr Manager Network e promosso da Altis (Alta Scuola Impresa e Società dell'Università Cattolica di Milano) evidenzia come, in pochi anni, (dal 2006, quando fu realizzata la prima ricerca sull'argomento) il numero dei professionisti del settore sia quadruplicato (passando da 90 a 373 addetti a tempo pieno) e come le figure di livello manageriale siano ormai presenti nel 40% delle imprese quotate. Soprattutto, traccia un utile identikit della formazione e delle competenze di questi professionisti.

In estrema sintesi:
• il profilo è più femminile che maschile;
• la formazione economica (50%) e il curriculum elevato (30% master);
• se il background è interno all'azienda, proviene da area comunicazione o marketing;
• circa il 13% proviene dal mondo non profit;
• da professionista individuale il ruolo si è evoluto verso unità organizzative dedicate (in media 3-4 collaboratori di staff);
• sono operativi in multinazionali (55,4%) e riportano direttamente all amministratore delegato o al presidente;
• la sua figura è necessariamente poliedrica e le competenze diversificate e riconducibili a sei aree: ambiente, clienti, lavoratori, comunità, fornitori e istituzioni.

Tra le attività svolte più diffuse anche se con diversi livelli di responsabilità e competenza diretta, risultano infatti: la gestione e l'implementazione del sistema ambientale dell'azienda; l'implementazione della sicurezza di prodotto e lo sviluppo di eventuali soluzioni per categorie svantaggiate; le attività di conciliazione famiglia-lavoro a favore dei dipendenti e la tutela delle pari opportunità; lo sviluppo di programmi di volontariato aziendale e di ricerca di forme di filantropia innovativa; la selezione e il controllo dei fornitori in base a criteri socio-ambientali e al rispetto di codici etici; l'attività di risposta ai criteri di società di rating etico, la comunicazione verso l'interno e la rendicontazione delle politiche di sostenibilità verso l'esterno.

Tommaso Ridolfi