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Fact-checking e impegno comune per arginare il pericolo 'fake news'. Girelli (OMG): "Comprendere e impegnarsi a combattere questo fenomeno sociale è un dovere delle agenzie media, per promuovere una pianificazione responsabile e trasparente"
Le fake news si diffondono a una velocità di sei volte superiore rispetto alle notizie vere e hanno il 70% di probbilità in più di venire condivise. 6 italiani su 10 le considerano un vero e proprio pericolo per la democrazia. Da questi dati, emersi da una survey realizzata da Omnicom Media Group, emerge l'urgenza di arginare un fenomeno diventato un 'hot topic', che chiama in causa tutti gli attori del panorama media, dai giornalisti agli editori, passando per i social network, le agenzie di comunicazione e i singoli brand.
"Il ruolo degli attori del business della comunicazione, centri media compresi, si amplia: i grandi operatori del settore come Omnicom Media Group, insieme ai loro clienti, devono impegnarsi a combattere questo tema di rilevanza sociale perché hanno gli strumenti e le conoscenze per farlo", ha dichiarato Marco Girelli (nella foto), Ceo OMG, in apertura dell'evento 'Fake You! - Troppo vero per essere falso', organizzato oggi, 7 giugno, a Milano, con l'obiettivo di contribuire al dibattito sulle 'fake news' stimolando una riflessione a più livelli.
"Viviamo in un mondo in cui sulla rete la creazione di informazione è alla portata di tutti, ma le logiche che sottendono a questo business non sono altrettanto semplici eppure devono essere comprese per combattere un fenomeno oggetto di grande preoccupazione anche a livello politico", ha aggiunto il manager.
L'attenzione di Omnicom Media Group al tema si è concretizzata nella partecipazione attiva, insieme ad Assocom, al tavolo di lavoro di Agcom istituito a fine 2017 proprio per combattere la disinformazione online. Come? Attraverso la messa a punto di una metodologia di classificazione e rilevazione dei fenomeni di disinformazione, la definizione di sistemi di monitoraggio dei flussi economici pubblicitari, il fact-checking.
OMG ha messo a punto anche un modello che rappresenta l'ecosistema delle fake news, illustrato da Daniela Della Riva, strategic director PHD Italia.
"Il business delle fake news funziona in modo molto simile a quello delle agenzie media - ha esordito la manager - : c'è una fase di preparazione durante la quale viene definito il target, si analizzano i trend e i topic del momento, si studia la forma da conferire alla notizia e si stabiliscono gli obiettivi, che possono essere anche di lungo periodo; a seguire la fase di lancio e di diffusione, che vede protagonisti in particolare i social, principalmente per una questione di costo e di maggiore garanzia dell'anonimato, e che non si esaurisce con la pubblicazione della notizia, ma prosegue con il monitoraggio delle condivisioni e con la diffusione di commenti altrettanto falsi; infine la monetizzazione, che rappresenta lo step più complesso sul quale agire".
La tecnologia, se da un lato è complice, poiché consente la creazione di notizie false anche da parte di dilettanti, dall'altra può diventare un alleato, se è in grado di rendere più sofisticate le operazioni di fact-checking.
Proprio il fact-checking, infatti, è uno degli 'antidoti' maggiormente efficaci per la diffusione di fake news. Lo sa bene Lorenzo Marini, fondatore di uCheck, piattaforma di fact-checking collaborativo che, grazie alle segnalazioni degli utenti, segnala in modo chiaro agli utenti iscritti se un contenuto è 'fake'.
Ma anche il colosso Facebook si sta muovendo in questa direzione, come ha spiegato Laura Bononcini, head of public policy Facebook Italia, intervistata da Catarina Sismeiro, managing director di Annalect Italia - Marketing Intelligence Unit di Omnicom Media Group.
"Tutti gli utenti di Facebook hanno l'opportunità di segnalare le news potenzialmente false - ha affermato Bononcini - . Il fact-checker (Pagella Politica quello che lavora con FB, ndr.) analizza ogni notizia segnalata in base a specifici criteri e in caso di condivisione l'utente che sta condividendo riceve una notifica dalla quale apprende che la news è stata oggetto di fact-checking. In questo modo cerchiamo di evitare la diffusione di notizie false".
"Un'altra arma utilizzata da Facebook contro le fake news è la rimozione dei contenuti contrari alla policy e/o degli account falsi - ha aggiunto la manager -. Inoltre arriverà a breve anche in Italia un'iniziativa già sperimentata a fine 2017 negli Stati Uniti, volta a dare maggiore visibilità alle fonti giudicate più affidabili".
I numeri testimoniano quanto il social network creda nell'importanza di combattere il fenomeno: 10 milioni l'investimento in intelligenza artificiale effettuato per identificare i contenuti contrari alla policy di Facebook e 15.000 le persone impegnate a verificare le segnalazioni degli utenti, che saliranno a 20.000 entro fine 2018.
D'altra parte, identificare le notizie false è più difficile di quanto sembri, nonostante gli italiani siano convinti di saperle riconoscere. "Tutti possono cascarci, nessuno escluso, questa è la prima regola da tenere presente", ha dichiarato David Puente, debunker, esperto di media e disinformazione.
"Il fatto è che blog e social media consentono a fatti privati di ottenere rilevanza sociale. Non solo. Un blog anonimo può diventare una fonte di informazione per testate giornalistiche anche autorevoli, come dimostrano i numerosi casi di 'bufale' riprese dai giornali - ha detto Puente - . Il fenomeno non è da sottovalutare: le notizie false possono danneggiare persone o gruppi, manipolare nel tempo la percezione della realtà e far perdere credibilità ai media che le riprendono. Senza contare il fatto che le notizie false non restano confinate alla rete, ma danno origine anche ad altri fenomeni offline".
"D'altra parte, in fondo le fake news piacciono a tutti: confermano le nostre idee, ci fanno sentire utili e spesso danno speranza", ha affermato Puente.
Anche perché la nostra è un'epoca in cui il racconto del reale in cui siamo immersi è esso stesso irrealistico. Lo ha sottolineato Andrea Fontana, sociologo della comunicazione, ricordando che oggi viviamo in un mix di fiction e realtà, come dimostra la nostra abitudine di 'alterare' la realtà sui social.
"La conoscenza è oggettiva, i fatti contano, il buon senso è sociale: siamo cresciuti convinti di queste tre verità di fondo, che oggi però hanno perso molto del loro valore - ha spiegato Fontana - . La fiction, la realtà alternativa prende sempre più il sopravvento, come dimostra anche la tendenza del mondo dell'intrattenimento a preferire il fantastico al reale".
Un fenomeno, quello delle fake news, che vede spesso protagonisti personaggi famosi. E' il caso ad esempio di Fedez, che ha portato la sua testimonianza intervistato da Ludovica Federighi, head of Fuse Italia. "La maggiore esposizione mediatica e in particolare sui social alza inevitabilmente il rischio della diffusione di notizie false sul proprio conto", ha affermato il rapper.
E in questo contesto come si gestisce il rapporto con i brand, esso stesso oggetto della diffusione di 'bufale' che possono far infastidire i fan? "Penso che in Italia ci sia un grosso gap legislativo da questo punto di vista. Ci sono numerosissimi influencer che non rispettano le regole in termini di placement ma gli occhi sono sempre puntati su quelli più in vista. In generale, mi sembra che si tenda più a ricercare clamore che a fare chiarezza", ha dichiarato Fedez.
Serena Piazzi

