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Italia creativa, al lavoro per combattere pirateria e value gap. Il Ministro Franceschini: "L'Europa mostri i muscoli: è prima al mondo per produzione e consumo di contenuti culturali"
L'industria creativa e culturale è un motore della crescita del nostro Paese, la cultura è un investimento, non una spesa. Questo il principale risultato emerso dalla presentazione della seconda edizione dello studio Italia Creativa, realizzato da Ernst&Young, presentata questa mattina, 24 gennaio, a Milano (leggi news).
"Sono stati fatti molti passi avanti - ha affermato nel suo intervento Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo - . E' stata approvata la legge su cinema e settore audiovisivo, stiamo lavorando per la legge sullo spettacolo dal vivo, inoltre abbiamo aperto un bando di 114 milioni destinato alle Regioni del Mezzogiono, a sostegno delle industrie creative. Stiamo lavorando a più livelli per aumentare il consumo culturale in Italia. Come? Attraverso iniziative come #DomenicalMuseo (visite gratuite ai Musei nella prima domencia del mese, ndr.) e la card per i 18enni. A livello internazionale, l'Europa deve superare le divisioni tra i vari Paesi e prendere consapevolezza che come mercato integrato è il primo produttore e consumatore al mondo di contenuti culturali".
Eppure, nonostante i dati dimostrino che quello della cultura è un settore in salute, che conta nel nostro Paese oltre 1 milione di occupati diretti e indiretti, ci sono dei problemi irrisolti che rischiano di minarne la crescita. Come ad esempio la pirateria o il value gap.
Questioni che riguardano trasversalmente tutti gli operatori del settore e che sono state ampiamente affrontate nella tavola rotonda, moderata da Marco Fratini di La7, a cui hanno preso parte Filippo Sugar, presidente di SIAE; Donato Iacovone, Ad di EY in Italia; Antonella Mansi, vice presidente di Confindustria; Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera; Manuel Agnelli, autore/artista e Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset.
"Il diritto d'autore è indipensabile per tutelare la libertà dei creatori, mentre il tema del value gap riguarda l'equità dell'intero ecosistema - ha esordito Sugar - : è assurdo che ci siano soggetti che utilizzano contenuti creativi senza remunerarli, anche perché questo meccanismo toglie risorse preziose che potrebbero essere reinvestite nel sistema".
Tematiche che si fanno ancora più difficili da affrontare quando si guarda all'ambito digitale. "L'errore più grave è pensare che il digitale sia un mondo governato da regole diverse, quando invece in rete come offline devono valere gli stessi principi", ha aggiunto Sugar.
Facile a dirsi, un po' meno a farsi, soprattutto se la gratuità viene vista come uno dei 'valori' fondamentali del web. "Le prestazioni, il copyright, devono essere pagati - ha affermato Confalonieri - . Bisogna fare formazione e sensibilizzare le nuove generazioni rispetto a questo tema: un prodotto che si trova in rete deve essere pagato così come qualsiasi altro prodotto. Inoltre, non deve esserci disparità di trattamento tra gli operatori: perché ad esempio gli over the top come Google e Facebook non devono attanersi alle stesse regole?".
D'accordo anche Iacovone. "E' un problema culturale - ha detto l'Ad di EY in Italia - : bisogna convincere i distributori che se non retribuiscono correttamente i creatori di contenuti prima o poi non avranno più nulla da distribuire".
D'altra parte, se il digitale da un lato rende tutto più complicato, dall'altro rappresenta anche un'opportunità. Ottimista Fontana, nonostante la stampa sia il settore che continua a soffrire di più la 'concorrenza' di Internet.
"Se si riesce a trovare la strada giusta per fare informazione riuscendo allo stesso tempo a far sì che il proprio valore venga riconosciuto, il digitale costituisce un'enorme opportunità per i giornali - ha affermato il direttore del Corriere della Sera - . Possiamo contare un lettorato ampissimo rispetto al passato, la chiave sta nel saperlo valorizzare. Sono sicuro che facendo del buon giornalismo, unito a capacità imprenditoriale e norme certe, potremo garantire un futuro brillante all'editoria. La minaccia più grande è la rassegnazione, non il digitale".
Buon giornalismo prima di tutto, perché la rete può essere una piattaforma dalle enormi potenzialità, ma fondamentali sono i contenuti che vi si immettono, come ha ricordato anche Confalonieri. "Bisogna essere capaci di realizzare contenuti di valore - ha detto il presidente di Mediaset - . Se si considera che l'80% dei contenuti in Europa è prodotto dai broadcaster, si può intuire l'importanza di mettere questi soggetti nella condizione di lavorare bene puntando sulla qualità e sulla creatività".
Altro passo fondamentale è rendersi conto che il settore culturale non è a sé stante, come ha sottolineato Mansi. "Bisogna superare la dicotomia tra industria manifatturiera e industria della creatività, anche perché la ripresa dell'industri manifatturiera deriva proprio dall'introduzione di elementi immateriali nei prodotti - ha affermato la manager -. Il settore culturale deve affrontare le stesse sfide proprie dell'industria nel suo complesso: la formazione, la digitalizzazione, l'internazionalizzazione sono questioni che riguardano le imprese di tutti i settori".
Proprio sulla contaminazione tra settori e sull'internazionalizzazione ha posto l'accento Iacovone. "La contaminazione costituisce senza dubbio un arricchimento, basti pensare ad esempio alle connessioni che si possono instaurare tra industria del turismo e industria culturale - ha detto Iacovone - . Inoltre dobbiamo lavorare sull'internazionalizzazione della cultura italiana, senza permettere che siano altri a trarre beneficio dai nostri prodotti culturali".
Il fatto che le logiche di business debbano governare anche l'industria creativa è assodato e riconosciuto dagli artisti stessi, come ha messo in luce Agnelli. "Il mondo della creatività ha bisogno di benzina per potersi esprimere - ha dichiarato Agnelli - . Inoltre, è necessario che le nostre figure professionali vengano riconosciute: attualmente i musicisti ad esempio non possono interloquire con le istituzioni perché non sono adeguatamente rappresentati".
Norme condivise ed educazione sono i due pilastri su cui le istituzioni si muoveranno per garantire l'ulteriore sviluppo dell'industria creativa. "Il Ministero lancerà una campagna ad hoc sul diritto d'autore per sensibilizzare sul tema delle pirateria e sono al vaglio anche iniziative per le scuole - ha anticipato Franceschini - . Il settore culturale rappresenta un'opportunità sia per il Paese che per l'Europa. Dobbiamo investire su quello in cui siamo più forti: creatività, talento e conoscenza".
E allora, non resta che accogliere l'invito di Greg, intervenuto con un contributo video insieme ad altri rappresentanti dell'industria creativa e culturale italiana: 'Rimbocchiamoci il cervello!'.
Serena Piazzi