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Linkontro 2023: tra crisi geopolitiche e climatiche. Servono investimenti in tecnologie e collaborazione internazionale per limitare i danni ambientali. La domanda genera prodotti ecologici, che crescono a doppia velocità rispetto alla media di mercato
Nella giornata odierna la mattinata di lavori de Linkontro, l’appuntamento della comunità del largo consumo che si riunisce ogni anno per un aggiornamento professionale e per tracciare la strada verso il futuro prossimo, ha effettuato in approfondimento su “Geopolitica e il Ruolo dell’Italia” e “ Clima Che Cambia e la Grande Transizione”.
Dalla voce di Marta Dassù, senior Director The Aspen Institute (in foto), in conversazione con Andrea Cabrini, Class CNBC, è emerso la fotografia più recente dell'attuale situazione geopolitica riguardante la crisi ucraina e la questione Cina vs USA per la disputa circa Taiwan.
Coincidenza vuole che oggi si è aperto il G7 a Hiroshima. Secondo la studiosa, il Pentagono ritiene che non ci potrà essere una vittoria netta sul terreno ucraino da parte di uno dei due schieramenti. Alla diplomazia il compito di porre fine allo scontro.
Le sanzioni messe in atto contro la Russia, a più di un anno dall'inizio del conflitto, non funzionano in modo performante sul breve periodo a causa delle triangolazioni internazionali. La Russia si trova costretta però a vende gas e petrolio a -35% rispetto allo scoppio della crisi: questo ammanco non potrà continuare nel lugo periodo. La Cina continua ad essere contraria a questa guerra e al suo prolungarsi in relazione anche ai rapporti con l'Europa.
Gli USA temono la doppia esposizione sul fronte ucraino e la crisi di Taiwan in corso. La Cina dal canto suo teme nuove inflessioni economiche globali. La Cina non naviga in acque tranquille, ha grossi problemi economici, si trova ad affrontare una situazione per lei nuova rispetto al passato, con crescite del PIL ben diverse rispetto passato (+3,9% rispetto alla consuetudine a doppia cifra) che la mette indifficoltà. Lo Stato asiatico sta cercando di aumentare i consumi interni puntanto sulla classe media, che pare però non essere all'altezza, mentre l'export rimane dominante e sensibile alle dinamiche internazionali.
La situazione europea mostra come nel mondo contemporaneo l'interdipendenza economica sia molto forte. Diversi Stati lo hanno capito e hanno iniziato a porre un freno all'export di tecnologie sensibili verso altri paesi, essendo divenuta l'hi-tech un elemento strategico.
Dassù sostiene che l'Europa non abbia una visione di come interagire e gestire la questione dei rapporti con la Cina nel breve-lungo periodo, una mancanza importante.
Come sarà il mondo di domani? La Cina ha creato e vuole espandere un reticolo di sue relazioni (vedi contro G7 da lei organizzato in questi giorni). La sua vicinanza con la Russia ha il solo scopo di contenere gli USA che, assieme all'Europa, stanno riorganizzando la propria industrializzazione.
Sul fronte italiano per il nostro Paese sarà fondamentale capire come posizionarsi nel meditarraneo e come ralazzionarsi con la Cina che guarda al nostro Stato cone ad un partner importante per differenti motivi: industriale, geografico, qualità dei prodotti.
È stata poi la volta di Carlo Carraro, ricercatore Università Ca’ Foscari (in foto), con una vita trascorsa nello studio del clima ai più alti livelli, consulente di diversi Governi Italiani, che ha illustrato il Rapporto IPCC sul clima.
Dal prestigioso studio emerge con certezza come negli ultimi 100 anni la quota di particelle di anidride carbonica sia passata, da una media stabile negli ultimi 800mila anni compresa fra le 300 e 350 particelle di CO2 per milione, a 450. Uno scenario nuovo, inedito per la terra e l'umanità che non ha mai vissuto in un mondo con tali caratteristiche, e che apre le porte all'imprevedibilità delle ricadute.
L'insolita presenza di CO2 ha già determinato l'aumento di 1,2 gradi della temperatura globale, che ha causato lo scioglimento del 50% delle calotte polari rispetto a soli 20 anni fa.
Nel 2034 le temperature aumenteranno di 1,5 gradi mettendo anche a rischio la qualità dell'acqua oltre a determinare danni economici, come sta accadento in questi giorni in Emilia Romagna. Attualmente lo 0,29% del PIL mondiale viene perso per pagare i danni dovuti ai cambiamenti climatici; in Europa spendiamo "solo" 11 miliardi all'anno essendo, ad ora, la zona meno colpita del globo. Nel futuro tali spese sono destinate ad implodere.
Esclusi gli anni della caduta della Russia, la crisi economica del 2008 e il Covid, le emissioni di CO2 mondiali sono sempre cresciute. Per contrastare tale costanza servono investimenti economici, non solo in tecnologia, bensì anche in termini di adattamento del territorio per ridurre gli impatti delle anomalie metereologiche. Si sta spendendo poco in merito, non sfruttando anche in temrini di business le opportunità che offre lo scenario.
Attualmente non è la politica a guidare la transizione ecologica ma il business che, grazie all'evoluzione tecnologia, ha reso la produzione di energia pulita conveniente rispetto all'utilizzo delle fonti fossili.
Molti governi occidentali perseguono la strada di tassare la produzione di CO2, anche gli altri Paesi del globo dovrebbero segueire tale linea. La cooperazione internazionale è un elemento chiave per abbattere l'effetto serra, basti considerare che Europa, Cina e USA sono responsabili del 50% delle emissioni dannose, e che tutti i menbri del G20 producono l'85% di tali gas. Gli Stati devono lavorare assieme se si vuole abbassare quanto prima l'aumento delle temperature.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo crescono, ma attualmente non sono ancora sufficienti. L'Europa, seguendo gli USA, si sta attivando finanziando la scienza dove, nei laboratori di oggi, sono già state sviluppate batterie che non hanno bisogno di terre rare e altre tecnologie che contribuiranno alla transizione verso l'elettrificazione e alla produzione di energia ecologica.
Il governi avranno il compito di costuire politiche di supporto alla transizione energetica che non lascino a margine nessuna fascia industriale e della popolazione, per incentivare e sostenere una trasformazione che crei sviluppo verso l'eliminazione delle emissioni dannose.
"La Scienza Come Bussola, La Sostenibilità Come Obiettivo" è il titolo dell'intervento di Andrea Gangheri, Senior Sustainability Strategist di Quantis (in foto), il quale ha evidenziato come la sostenibilità è un driver di trasformazione.
I rischi ambientali determinano danni economici anche sulle aziende, non solo per il settore del cibo (diminutione dei raccolti), ma per tutti gli attori coinvolti nella produzione di un Paese. Per contribuire ad evitarli ogni realtà deve attivarsi, e dovrà farlo in vista anche delle nuove disposizioni legislative che Europa e Italia stanno costruendo, per dare il proprio contributo migliorativo all'ambiente.
Dal monitoraggio emerge come solo il 50% delle aziende indagate ha elaborato un piano di transizione verso la sostenibilità, ma solo il 5% di esse è in fase avanzata del processo.
Le azioni da mettere in campo dovranno essere: trasformare il business model all'insegna del "sustainability everywhere", mettere in pratica una sostenibilità anche nei sistemi gestionali, lavorare insieme ai fornitori per intraprendere una strada comune tenedo in considerazione che a breve (vedi questione delle nuove etichette di prodotto che sta normando l'EU) le merci saranno valutate anche per gli aspetti ambientali.
Va sottolineato che la crescita dei prodotti sostenibili è 2 volte di più rapida rispetto alla media di mercato, aspetto che va considerato soprattutto in funzione delle prossime generazioni di consumatori, dimostrando come la domanda sia in grado di variare l'ecologia dei prodotti.
Davide Riva