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Telenorba: raccolta a +10%, ma rimane il problema Rai-Mediaset

Il presidente di Telenorba Luca Montrone, contattato da ADVexpress fa il punto sull'andamento dell'emittente e affronta i problemi del sistema dei media Italiani: "Rai e Mediaset responsabili della crisi economica in atto. Rai Tre abolisca la pubblicità e il Biscione ceda una rete per tornare al libero mercato".

All'inizio della nuova stagione televisiva, ADVexpress ha contattato Luca Montrone, presidente di Telenorba, per fare il punto della situazione sull'emittente, e non solo. All'ordine del giorno il problema del duopolio Rai-Mediaset, il digitale terrestre e i numeri del mercato pubblicitario italiano.

Presidente Montrone, quali sono le novità di palinsesto per la prossima stagione?

Da settembre puntiamo soprattutto su nuove produzioni seriali sul genere 'commedia italiana', che vanno incontro al gusto dei nostri spettatori e consolidano abitudini d'ascolto già ben radicate. Innanzitutto 'Robin Uccio', telefilm in 40 puntate da 24 minuti con il noto attore Uccio De Santis, da cui trarremo probabilmente spunto anche per qualche film da trasmettere in prima serata. Poco dopo inizierà una seconda commedia a puntate, sempre di 40 episodi. Seconda colonna portante dei palinsesti, da tempo ormai, è l'informazione, che verrà potenziata nel settore sport, con un notiziario di 12 minuti. Un secondo nuovo appuntamento sportivo è Stadio B, in onda alle 23.30 tutte le volte che si disputerà una giornata del campionato cadetto.

Con quali trasmissioni registrate i picchi d'ascolto?

I programmi con cui registriamo i migliori risultati sono i notiziari, soprattutto quello delle 7.30, che ha una media di share del 24% e supera tutte le reti nazionali, e soprattutto Rai Tre con il suo telegiornale regionale. In Puglia Telenorba rappresenta il principale mezzo di informazione, con una media di 1 milione 387 mila ascoltatori, di cui 789 mila responsabili d'acquisto, contro i 450 mila lettori del principale quotidiano della regione, la Gazzetta del Mezzogiorno. In occasione della diretta per la demolizione dell'ecomostro a Punta Perotti, il 2 aprile di quest'anno, abbiamo toccato punte di share del 48%, con una media del 35% dalle 9.15 alle 12.09, superando tutte le reti nazionali.

Gli ascolti, insomma, vanno bene.

Rispetto all'anno scorso abbiamo registrato un incremento del 10-15%. Quando sono in onda nostre produzione, arriviamo al 20% di share, mentre nella fascia dalle 14 alle 15.30 la media è del 10%. Confrontandoci con una rete nazionale, possiamo notare che in Puglia La7 si aggira intorno allo 0,1 di share media giornaliera, mentre la media di Telenorba è il 5%.

La raccolta pubblicitaria come procede?

La raccolta pubblicitaria procede discretamente. L'obiettivo di crescita è del 10% nel 2006, ma io ad ogni modo non sono soddisfatto, perchè il duopolio continua a farsi sentire e a soffocare il sistema dei media italiani. In una situazione anomala, crescere del 10% su cifre comunque troppo piccole, è una magra consolazione. In termini assoluti una tv delle nostre dimensioni dovrebbe avere un volume di affari di 80-100 milioni di euro all'anno, mentre noi siamo fermi a un quarto di questa cifra.

Cosa non va nel nostro paese?

Basta considerare qualche dato per capire. Secondo i dati Nielsen in Italia il valore totale del mercato pubblicitario è di 9 miliardi 300 mila euro, mentre in Francia siamo intorno ai 18 miliardi, lo stesso in Germania. Queste cifre testimoniano il 'soffocamento' in atto. Il problema principale è rappresentato dal fatto che da noi, per volere delle concessionarie che governano il mercato, il prezzo degli spazi pubblicitari in tv è troppo basso, e favorisce un enorme afflusso di investimenti nelle reti nazionali, con un conseguente danno per le reti minori e per tutti gli altri mezzi.

Rai e Mediaset, secondo una serie di conseguenze a catena, possono essere ritenute responsabili della crisi economica in atto nel nostro paese. Si pensi, ad esempio, che in Italia le piccole e medie imprese rappresentano il 70% del mercato, ma hanno accesso solo al 6% degli spazi pubblicitari televisivi. Uno squilibrio che non può non avere effetti negativi su tutto il sistema. Tra le conseguenze di questa situazione, inoltre, c'è anche il fatto che le nostre imprese non riescono a comunicare all'estero, dove la realtà dei media è molto diversa dalla nostra, per esempio con prezzi molto più alti per gli spazi televisivi.

Quali sono i cambiamenti che lei ritiene necessari?

Io auspico semplicemente che il nostro diventi un paese 'normale'. Perchè ciò avvenga bisogna togliere la pubblicità da Rai Tre, canale pubblico che deve vivere di solo canone, e arrivare alla cessione di un canale da parte di Mediaset, in modo da ottenere una vera ed effettiva liberalizzazione del mercato. Inoltre, il tetto pubblicitario delle televisioni nazionali dovrebbe scendere dal 20 al 14%. Grazie a questi accorgimenti, sicuramente, il fatturato globale crescerebbe, con benefici per tutti.

L'arrivo delle nuove tecnologie rappresenta una speranza?

Per come stanno andando le cose, le nuove tecnologie non offrono grandi prospettive di cambiamento. Quello che sta succedendo, è la riproduzione del duopolio su nuove piattaforme. D'altronde, chi ha fatto shopping di frequenze digitali? Inoltre i canali aumentano, è vero, ma dentro i canali ci vogliono i programmi, e i programmi costano. Chi dispone dei capitali per produrli?

La legge Gasparri?

Il cambiamento della legge Gasparri è urgente. I numeri in senato però, sono in grande equilibrio, e credo che sarà molto difficile far passare una legge che tocchi gli interessi di Berlusconi. Noi, ad ogni modo, siamo in trincea. Quello che vogliamo è un vero pluralismo, con nessuno sopra il 30% in ogni singolo mercato, e non certo secondo il sistema Sic, che è un trucco per non colpire i monopoli esistenti e va abolito al più presto.

Matteo Vitali