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Quantcast/Eclipse. Lamperti: "Nel 2017 gli investimenti in programmatic raggiungeranno i 400 mln (25%). Trasparenza e data strategy i temi caldi"

Il direttore dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, intervenuto questa mattina, 26 maggio, all'evento organizzato da Quantcast, ha tracciato una panoramica del mercato italiano dell'advertising, con particolare riferimento al programmatic, che attualmente rappresenta circa ¼ della pubblicità display. In forte crescita il formato video.

315 milioni di euro, tanto valeva il programmatic in Italia nel 2016, segnando un +35% sui 234 milioni del 2015. Numeri destinati a crescere ancora, come ha spiegato Andrea Lamperti, direttore dell'Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano, intervenuto questa mattina, 26 maggio, al primo evento organizzato da Quantcast a Milano, 'Eclipse - Allenarsi all'innovazione' (leggi news).

“Stimiamo che quest'anno gli investimenti in programmatic possano raggiungere i 400 milioni (+25%), ovvero il 28% del totale investimenti in pubblicità display – ha dichiarato Lamperti - . Considerando che nel nostro Paese il digitale catalizza il 30% degli investimenti totali in advertising, ovvero 2,4 miliardi, possiamo dire che un quarto di questi è costituito da programmatic advertising". 

Entrando più nel dettaglio del mercato del programmatic, si nota come il formato video rappresenti attualmente il 30% dell'advertising gestita in programmatic. "Si tratta di una componente in forte crescita, che potrebbe raggiungere anche il 50% del totale", ha sottolineato Lamperti.

Ci sono alcuni cambiamenti rilevanti che hanno interessato recentemente il mercato dell'adv programmatic. "Innanzitutto è stata finalmente superata l'idea che gli spazi disponibili siano solo di bassa qualità - ha detto il manager - ; in secondo luogo gli editori stanno prestando sempre maggiore attenzione alle soluzioni di header bidding; si nota un ampliamento nell'offerta di formati, che oggi include anche video e native; c'è un maggior utilizzo del canale mobile, dovuto principalmente al fatto che gli utenti effettuano gran parte del traffico da dispositivi mobili". 

A questi elementi si aggiungono la crescita dei PMP e l'avvio dell’Automated Guaranteed, oltre all'importanza data agli strumenti di misurazione e valutazione dell'investimento. Inoltre è importante sottolineare che il programmatic non viene più utilizzato soltanto per le campagne a performace, ma anche per obiettivi di branding. 

"Mentre fino a qualche tempo fa gli investimenti in programmatic venivano effettuati per andare ad agire solo sulle ultime fasi del marketing funnel, oggi, proprio grazie ai nuovi formati e spazi disponibili, ad alto tasso di engagement, il programmatic advertising viene utilizzato anche per fare branding", ha spiegato Lamperti.

Per quanto riguarda la misurazione, inizia a diffondersi sul mercato la consapevolezza che sia importante misurare come impatta il singolo touchpoint nel percorso di acquisto del cliente, senza limitarsi a valutare soltanto l'ultimo punto di contatto.

Nonostante i passi avanti compiuti dal mercato riguardo al programmatic advertising, restano sul tavolo ancora dei temi importanti da risolvere.

"Il primo è quello della trasparenza, in particolare in merito a brand safety, viewability e post-valutazione delle campagne programmatic - ha detto Lamperti -. Il secondo è la data strategy, che va impostata diversamente a seconda degli obiettivi che la campagna vuole raggiungere e che porta cn sé l'annoso problema della proprietà delle informazioni".

Serena Piazzi